– di Luigi Cobianchi – A titolo personale e nella qualità di Commissario Straordinario per la Federazione di Caserta dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare – che tra i suoi Soci Ordinari’ annovera anche gli insigniti di «Croce d’Onore alle Vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnati in operazioni militari e civili all’estero» – non posso esimermi, in questo giorno, dal rivolgere un ricordo, carico di gratitudine – ma anche di amarezza e rabbia – per l’on. Presidente Aldo MORO – strappato, con ferocia inaudita, alla Nazione tutta e all’affetto dei Suoi cari, attraverso l’efferato Suo rapimento – e per i valorosi uomini della sicurezza e della Sua scorta, barbaramente trucidati, Raffaele IOZZINO, Oreste LEONARDI, Domenico RICCI Giulio RIVERA e Francesco ZIZZI.
Ai Loro congiunti vadano i sensi del mio più sincero, profondo affetto: non c’è ricompensa che possa ripagare il prezzo che loro hanno pagato, per il sacrificio dei loro cari.
In questo giorno – come sempre, da allora – i ricordi ‘universali’, storici, si intrecciano con quelli personali, di vita vissuta: il 16 Marzo 1978, mio fratello Aldo compiva il suo primo anno di vita. Eravamo tutti insieme, in famiglia, apprestandoci a festeggiarlo in semplicità, quando una telefonata da Roma, che comunicava a mio padre Franco la ferale notizia, sconvolse tutto.
All’epoca papà era Segretario Provinciale, v. Segretario Regionale, ma, soprattutto, componente della Direzione Nazionale della DC: il tempo di preparare una piccola valigia, mentre l’auto di servizio già era sotto casa ad attenderlo, e per diversi giorni non avemmo più sue notizie…
Per uno strano scherzo del destino mai, in seguito, avremmo potuto dimenticare, nel giorno del compleanno di mio fratello Aldo, la tragedia di Aldo MORO e dei Suoi uomini. E pensare che, allorquando si seppe del nome che i miei avevano voluto dare al mio germano, tutti pensarono ad un omaggio al Presidente MORO, visti i rapporti tra lui e mio padre, nonostante questi fosse notoriamente fanfaniano. E, invece, no, più banalmente era la semplice rinnovazione del nome di mio nonno paterno, Ufficiale Superiore e Medaglia d’Argento al Valor Militare.
In occasione di questo quarantaduesimo anniversario vorrei lanciare, attraverso questa Autorevolissima Testata giornalistica, una petizione alla Città e ai Suoi amministratori.
Mi rivolgo, in particolar modo, all’on. Presidente Riccardo VENTRE – l’unico Consigliere Comunale in carica che ho come riferimento, in qualità di ex-consigliere – e a una persona, il cui nome, in questa Città e nella provincia tutta, è sinonimo di sapiente, preziosa custodia della cultura storica e storiografica: il comm. avv. Alberto ZAZA d’AULISIO – Presidente della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro – cui Caserta deve molto, a cominciare dalla concessione della Medaglia d’Oro al Merito Civile.
A piazza (e qui per me sorge un serio problema, perché tra i due nomi che, più recentemente, ha assunto davvero non saprei come chiamarla, stante la disaffezione che ho per entrambi) Dante vi è una lapide a ricordo della strage di via Fani, il cui incipit è «Ad Aldo MORO che occulto crimine soppresse….».
Orbene, quell’ «occulto», con il passare degli anni ha assunto una valenza sempre più intollerabile, ingiustificabile.
Almeno per quanto attiene agli esecutori materiali di quell’efferato, vergognoso, ignobile, vile crimine, perpetrato a danno del Presidente MORO e dei Suoi uomini, non vi sono dubbi: si trattò di individui inqualificabili, accumunati da una comune appartenenza, quella alle brigate rosse, ‘figlie’ (ahinoi, non uniche) della cosiddetta ‘sinistra extraparlamentare’, della sinistra ‘combattente, inneggiante alla ‘lotta armata’.
In un’epoca di negazionismo dilagante, in cui inverecondamente si tenta di mettere in discussione financo l’olocausto, è dovere di tutti preservare la memoria, unica arma che l’Umanità ha per scongiurare il ripetersi di nefandezze inqualificabili, di pagine che mortificano la nostra stessa essenza.
In ragione di ciò, la lapide de qua va riscritta, magari in tempo per il 9 Maggio, anniversario del ritrovamento del corpo martoriato del Presidente MORO.
Proprio alle due personalità che ho nominato, l’on. VENTRE e l’avv. ZAZA d’AULISIO, vorrei affidare questo delicato compito, per consegnare alle future generazioni un ricordo veritiero di questo barbaro avvenimento, trovando le parole giuste per attribuire, senza infingimenti, la responsabilità materiale di tanta inaudita, ingiustificata ferocia, dell’esecuzione di vittime innocenti, aventi la sola ‘colpa’ di essere fedeli Servitori dello Stato, senza, tuttavia, cadere nell’errore di dare involontario risalto a forze e personaggi che non meritano neanche di attraversare fugacemente i nostri pensieri, tantomeno di essere nominate, né più né meno dei nazionalsocialismi e dei loro ispiratori e capi, che hanno sulla coscienza la più devastante strage della storia dell’umanità.