Uno di quei film che tutti abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare, che abbiamo rivisto cogliendo ogni volta nuovi aspetti: “L’attimo fuggente” è stimolante e coinvolgente, suggerisce importanti riflessioni sull’arte e la libertà di espressione.
- L’accademia Welton è una scuola elitaria e conformista; il professore John Keating (Robin Williams) affascina i suoi studenti non solo per la sua intelligenza e simpatia, ma anche per i suoi metodi insoliti e stravaganti: le sue iniziative non convenzionali aiutano la sua classe a sviluppare le proprie capacità e a seguire le proprie vocazioni senza subire le scelte altrui. Questi atteggiamenti -esasperati- possono portare però anche a conseguenze inaspettate.
La pellicola di Peter Weir (regista dell’opera emblematica “The Truman show”, in cui ha messo in scena una metafora sull’influenza dei media e sulle conseguenze che provoca) non vuole suggerire una banale e semplicistica morale, si trova molto di più scavando a fondo: “L’attimo fuggente” insegna ad essere equilibrati, imparando a distinguere i momenti in cui bisogna dimostrare di possedere coraggio da quelli in cui bisogna avere cautela. Essere bilanciati: inseguire le proprie inclinazioni è un proprio diritto, studiare ed impegnarsi ostinatamente per raggiungere i propri obiettivi altrettanto. Il punto è che se ci si affida solo all’istinto si rischia il perdere il controllo. “Carpe diem” e “Rendete straordinaria la vostra vita”, sono insegnamenti da seguire con saggezza: è forse questo il più importante messaggio che il film intende infondere. Saggezza ed intraprendenza, caparbietà e giudizio, follia e prudenza: John Keating insegna ai propri allievi ad essere se stessi, ad opporsi ad ogni forma di condizionamento esterno (genitori rigidi, professori severi se non addirittura violenti), ma a farlo con intelligenza.Dopo più di trent’anni questo film rimane un capolavoro, perché è questo un classico: un’opera che parla in una lingua che sembra sempre attuale.
È importante riconoscere sempre i limiti: è accaduto, infatti, che a Grosseto un professore abbia simulato “L’attimo fuggente”, nel tentativo di “correggere” alcuni comportamenti di alcuni ragazzi di una scuola media: l’insegnate, naturalmente, è stato condannato. Come si può apprendere facilmente da questa vicenda, le azioni sconsiderate vengono compiute ad ogni età e sfuggono a qualsiasi logica, ma non si può imputare la colpa al film: dobbiamo essere noi ad osservare le cose con uno sguardo maturo e consapevole. Anche questa non vuole essere una morale superficiale e semplicistica, quanto piuttosto uno spunto di riflessione sull’importanza di porsi dei limiti restando al tempo stesso affascinati, appassionati e curiosi.
Mariantonietta Losanno