– di Ursula Franco* –
“Eravate così umano, Padre Malloy, quando a volte prendevate con noi un bicchiere, con noi altri che volevamo riscattare Spoon River dalla freddezza e dalla tetraggine della moralità provinciale…Credevate nella gioia della vita. Non avevate vergogna della carne..”
Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, 1915
Scomparsa il primo maggio del 2014 da Ca’ Raffaello, frazione del comune di Badia Tebalda in provincia di Arezzo. Ca’ Raffaello è un exclave toscano nelle Marche popolato da meno di trecento abitanti.
Dopo il matrimonio, la Piscaglia aveva vissuto con il marito Mirko Alessandrini ed il figlio Lorenzo, un ragazzo disabile cui la donna era molto legata. La routine quotidiana di Guerrina e Mirko aveva subito un cambiamento epocale nella primavera del 2013 grazie all’amicizia rivitalizzante con un frate congolese appartenente ad una congregazione africana, tale Padre Gratien Alabi Kumbayo (18/12/1969), vice parroco della parrocchia di Ca’ Raffaello.
Padre Gratien frequentava abitualmente la casa dei coniugi Alessandrini e gli stessi avevano l’abitudine di recarsi spesso a trovarlo nella canonica. Mirko Alessandrini, essendo disoccupato, si era messo a disposizione dei frati e riusciva a racimolare qualche soldo facendo per loro dei lavoretti e svolgendo anche la funzione di autista. Guerrina e Mirko consideravano uno svago accompagnare il frate ad officiare semplici messe o funerali nelle chiesette dei paesi limitrofi e spesso finivano per farsi una bevuta tutti insieme dove capitava, a casa, al bar o nella canonica.
La Piscaglia era stata carina in gioventù, lo si evince dalle foto che la ritraggono il giorno del matrimonio con Mirko, ma la vita di paese, il figlio handicappato ed un disturbo dell’umore l’avevano portata a trascurare il proprio aspetto. Guerrina era arrivata a pesare fino a 100 chili, lei che non raggiungeva il metro e sessanta di altezza. Da qualche tempo però, a detta di tutti, parenti e conoscenti, la donna aveva cominciato a fare del moto per dimagrire, a vestirsi meglio, a truccarsi e ad indossare qualche gioiello. Il cambiamento della donna, accolto con piacere dai familiari, era parso sospetto ad alcuni parrocchiani e in paese si mormorava di un rapporto non proprio religioso tra la Piscaglia e l’esuberante frate congolese, si vociferava perfino di un’imbarazzante gravidanza, poco probabile però, vista l’età di Guerrina.
Prima di sparire, la Piscaglia aveva confidato ad una frequentatrice abituale della parrocchia di essersi perdutamente innamorata di Padre Gratien e che per lui voleva lasciare il marito. La parrocchiana, dopo aver ricevuto la confidenza, aveva inviato una missiva alla curia vescovile di Arezzo nella quale metteva al corrente il vescovo del rapporto particolare tra il parroco e la Piscaglia.
Il frate congolese, con i suoi modi affabili, l’abbigliamento eccentrico, il portamento sicuro e compiaciuto, i racconti affascinanti di terre lontane e le assidue frequentazioni dei suoi parrocchiani, aveva evidentemente risvegliato gli ormoni ed i sentimenti di Guerrina, che, forse, i suoi familiari avevano creduto sopiti per sempre. A detta di Mirko e di un’altra parrocchiana, Guerrina non solo era rinata ma si mostrava perfino gelosa delle donne che frequentavano la chiesa quando ad officiare la messa era Padre Gratien. A riprova del fatto che le voci di paese avevano un qualche fondamento, gli inquirenti, dopo la scomparsa di Guerrina, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, hanno scoperto un suggestivo scambio di messaggi tra lei e Padre Gratien, nell’ordine di migliaia, gli ultimi dei quali risalenti al giorno della scomparsa della donna. In una intervista rilasciata ad un giornalista di Chi l’ha visto? il collega di Gratien Alabi, Padre Faustin Mbula Malengo, parroco di Ca’ Raffaello, aveva confermato quella relazione: “Tante volte ho cercato di ridimensionare questa relazione. Padre Gratien ha fatto un grande errore, Guerrina secondo me aveva bisogno di uno psicologo e non di un prete. Padre Gratien ha fatto un lavoro che non era il suo, noi dobbiamo fare i sacerdoti”.
I movimenti di Guerrina
La mattina del primo maggio 2014, giorno della sua scomparsa, Guerrina si era fatta fare la tinta ai capelli dalla cognata e, a detta della suocera, si era ben vestita ed appariva di buon umore. La Piscaglia, però, verso le 11.30, aveva confidato all’amica edicolante un certo malessere: “Io oggi ho una giornata tremenda, io non so dove sparirei e se potessi andrei anche sotto (da) un ponte”. Viene da pensare che Guerrina, poco prima dell’incontro con l’edicolante, avesse ricevuto una notizia che le aveva spento l’entusiasmo che aveva caratterizzato le prime ore di quella giornata. Quel giorno, dopo aver pranzato a casa dei suoceri con il marito Mirko, Guerrina era tornata a casa propria per poi allontanarsi di nuovo intorno alle 14.30 per una passeggiata. La madre del marito ha riferito agli inquirenti di averla vista dalla finestra di casa sua sulla strada che conduce alla canonica di Ca’ Raffaello, percorso che Guerrina ormai faceva quotidianamente, a suo dire, per perdere un po’ di peso. Due testimoni hanno riferito di averla incontrata pochi minuti dopo sulla strada verso Nuovafeltria. Infine, un ex postino ha raccontato di aver notato, verso le 15.00, una donna seduta sul muretto tra la strada principale del paese ed il sentiero che conduce alla chiesa di Ca’ Raffaello. Non esistono altri testimoni attendibili che abbiano riferito di aver visto la Piscaglia dopo quell’ora.
I movimenti di Mirko e di Padre Gratien
Una testimone racconta di aver incontrato Padre Gratien alle 14.34, a circa 20 metri dalla casa della Piscaglia, e di essersi intrattenuta a parlare con lui per circa 10 minuti, di aver notato nello stesso lasso di tempo Mirko Alessandrini intento, dopo pranzo, a lavare la Ford del frate, macchina che l’uomo era andato a prendere alle 13.00 in canonica.
Mirko ha riferito agli inquirenti di essere tornato in canonica con l’auto del frate pulita intorno alle 14.50, di aver suonato alla porta di Padre Gratien, di avergli consegnato le chiavi della Ford, di aver aspettato in cortile che il vice parroco si cambiasse gli abiti, di averlo poi accompagnato a Presciano di Sestino. Presciano di Sestino è una frazione di Sestino che si trova a circa diciotto chilometri da Ca’ Raffaello.
Padre Gratien Alabi, che era atteso a Presciano di Sestino per officiare un funerale fissato per le 16.00, aveva iniziato la messa in ritardo e finito il funerale, intorno alle 17.00, si era di nuovo mosso in auto con Mirko per raggiungere la vicina Sestino e celebrare la messa delle 18.00 in un’altra chiesa. Verso le 18.45 circa, Padre Gratien e Mirko si erano fermati in un bar a bere qualcosa ed erano stati raggiunti nel giro di pochi minuti da Padre Silvano, dopo che lo stesso era stato contattato telefonicamente da Padre Gratien.
La mia ricostruzione dell’omicidio della Piscaglia
Guerrina, quel primo maggio, aveva inviato al frate il seguente messaggio: “Vengo da te cucino il coniglio e poi facciamo l’amore”, Padre Gratien, evidentemente nell’intento di dissuadere la Piscaglia dal presentarsi da lui, le aveva risposto: “Il coniglio l’ha cucinato un’altra signora” e poi, sempre Gratien, alle 13.45, le aveva scritto: “La porta della canonica è aperta”. Il vice parroco non aveva però atteso Guerrina in canonica ma era uscito per non incontrarla. Se Padre Gratien fosse riuscito ad evitate Guerrina fino al momento in cui Mirko si fosse recato da lui per portarlo a Presciano di Sestino, avrebbe potuto non incontrarla per tutto il resto della giornata, per questo motivo il frate lasciò la canonica e si intrattenne a chiacchierare con un’altra parrocchiana che incontrò in strada alle 14.34 (si è potuto ricavare l’orario preciso dell’incontro con la parrocchiana grazie ad un messaggio ricevuto dalla donna mentre si trovava con il frate). Dopo quell’incontro il vice parroco tornò in canonica per cambiarsi gli abiti in quanto doveva recarsi ad officiare due messe nei paesi vicini. Solo al suo rientro in canonica, il vice parroco Alabi trovò ad attenderlo la Piscaglia ed in seguito ad una discussione la uccise.
Subito dopo l’omicidio, Mirko arrivò alla canonica e suonò a Padre Gratien che, come riferito agli inquirenti dall’Alessandrini, non lo fece entrare, ma lo lasciò in cortile ad aspettare perché il frate doveva nascondere temporaneamente l’ingombrante cadavere di Guerrina.
Infine, Mirko e Padre Gratien si diressero in auto a Sestino. Durante il tragitto, il frate chiese all’Alessandrini di tornare indietro con la scusa di dover prendere un libro; il vice parroco, raccontò a Mirko una menzogna, egli volle tornare indietro per prendere il telefonino della Piscaglia o per altro, ma sempre per un motivo legato all’omicidio.
Il ritardo
Il frate nascose temporaneamente in Canonica il cadavere della sua vittima poco dopo averla uccisa, intorno alle 15.00, per questo motivo arrivò in ritardo al funerale.
Se Padre Gratien avesse ucciso Guerrina tra le 13.46 e le 14.39, non sarebbe uscito e non avrebbe perso tempo in chiacchiere con una parrocchiana ma si sarebbe preoccupato di occultarne il corpo in quell’occasione e non sarebbe arrivato in ritardo al funerale.
Il ritardo con cui Mirko e Gratien giunsero al funerale è cruciale perché ci permette di collocare temporalmente l’omicidio intorno alle 15.00, infatti, se non ci fosse stato l’imprevisto dell’omicidio o se l’omicidio fosse stato commesso tra le 13.46 e le 14.39, l’Alessandrini ed il frate sarebbero giunti in orario al funerale. Si impiegano solo una ventina di minuti per raggiungere Presciano di Sestino da Ca’ Raffaello e Mirko ha riferito agli inquirenti di essere arrivato in canonica per prendere il vice parroco con largo anticipo. Il ritardo con cui l’Alabi e l’Alessandrini arrivarono al funerale è la chiave del mistero di questa scomparsa.
Questo ritardo ci induce a ritenere che sia successo qualcosa di critico intorno alle 15.00 e che il frate si è fatto attendere dall’Alessandrini per lungo tempo.
A circa sei mesi dalla scomparsa della moglie, verso la metà di ottobre, Mirko, si è ricordato di essere tornato indietro con l’auto, quel primo maggio, perché il frate gli aveva riferito di aver dimenticato un libro in canonica. Mirko: “Mi sono ricordato che si era dimenticato di un libro in chiesa, però non mi ricordo in che punto siamo tornati indietro”. La motivazione addotta dall’Alessandrini non basta a giustificare quel ritardo, Mirko non ci dice quanto tempo Padre Gratien abbia impiegato per prendere il libro, né quanto tempo lo abbia fatto aspettare all’esterno della canonica mentre si cambiava gli abiti. Se lui e padre Gratien fossero partiti e tornati indietro solo per prendere un libro, ipotizzando un’inversione della marcia a circa metà strada, partendo alle 15.10-15.15 come riferito da lui, i due avrebbero impiegato solo 20 minuti in più e quindi sarebbero arrivati alle 15.55-16.00 circa, in tempo per il funerale fissato per le 16.00.
Ancora, il 12 novembre intervistato sul ritardo con cui lui e Padre Gratien erano arrivati al funerale, Mirko ha risposto: “Sì, ma tante cose non te le ricordi.. dopo tanti mesi non te le .. non te le puoi ricordare…ti vengono in mente dopo tanto tempo dai… me ne ero dimenticato”.
Vediamo perché si può ragionevolmente escludere che Padre Gratien abbia ucciso Guerrina in strada:
– Nel messaggio inviato da Gratien a Guerrina si parlava di una porta della canonica aperta.
– Gratien avrebbe discusso solo in un posto sicuro, lontano da orecchie indiscrete, non avrebbe discusso in strada con Guerrina del loro rapporto sentimentale perché lo voleva tenere nascosto tanto che la uccise per evitare che divenisse pubblico.
– Un ambiente chiuso favorisce le reazioni violente al contrario di un luogo pubblico dove il rischio di essere visti le inibisce.
– Gratien non fece entrare Mirko nella canonica ma lo lasciò ad aspettare in cortile perché aveva appena commesso l’omicidio ed il corpo di Guerrina si trovava all’interno della struttura.
– Se il frate avesse ucciso Guerrina tra le 13.46 e le 14.39, non sarebbe arrivato in ritardo al funerale. La uccise invece poco prima di partire per Presciano di Sestino, ovvero qualche minuto prima delle 15.00.
– Gratien non rientrò in canonica per prendere un libro. Il frate invece tornò sulla scena del crimine e, probabilmente, in quell’occasione, prese il cellulare di Guerrina. Una riprova che il corpo della donna si trovava all’interno della canonica.
I messaggi dal cellulare di Guerrina
Quel primo maggio, intorno alle 17.26, dal cellulare di Guerrina sono stati inviati due sms con il seguente testo: “scuza dite al mio marito che vado a gubbio con mio amoroso marocchino che è venuto ieri a casa sono stanca di mirko torno domenica per prendere lorenzo”. Hanno ricevuto i messaggi, un prete nigeriano, tale Hilary Hokeke Ndubuisi, che vive a Roma, ed un imprenditore di Ca’ Raffaello. Il prete nigeriano è un conoscente di Padre Gratien sconosciuto a Guerrina. Gli investigatori hanno scoperto che entrambi i numeri di telefono dei destinatari dei messaggi non erano mai stati registrati nella rubrica del telefonino della donna ma solo nella rubrica del telefonino del frate dove il numero del suo collega nigeriano si trovava appena prima del numero dell’imprenditore. L’imprenditore è un parrocchiano che, insieme alla propria moglie, pare avesse segnalato alla curia vescovile di Arezzo l’atipico rapporto che si era instaurato tra il frate e Guerrina. Dopo l’omicidio e l’occultamento del cadavere della Piscaglia, Padre Gratien portò con sé a Presciano di Sestino il telefonino della donna, che, durante l’invio dei messaggi, agganciò la stessa cella dei telefonini di Mirko e del frate. Nel tentativo di depistare, allo scopo di avvalorare la tesi di un allontanamento volontario della donna, l’Alabi pensò di inviare un messaggio all’imprenditore, però, nel copiare il suo numero, il frate commise un errore fatale, copiò il numero del prete nigeriano suo conoscente esclusivo e, dopo essersi accorto di aver mandato il messaggio ad un numero sbagliato, inviò lo stesso messaggio anche all’imprenditore.
Il telefonino di Guerrina ha continuato a funzionare fino al 24 di luglio. L’esame delle celle telefoniche ha rilevato che ogni qualvolta che è stato inviato un messaggio dal telefonino di Guerrina o è stato fatto un tentativo di chiamata dallo stesso, il cellulare della donna scomparsa e quello di Padre Gratien hanno agganciato la stessa cella.
I tentativi del viceparroco di depistare le indagini, messi in atto allo scopo di avvalorare la tesi dell’allontanamento volontario della Piscaglia, sono stati un clamoroso autogol.
Il frate congolese, dopo aver finto di collaborare nelle prime fasi dell’inchiesta nel solo intento di depistare, dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati si è avvalso della facoltà di non rispondere, comportamento quantomeno disdicevole per un religioso e oltremodo sospetto. Ma come ha potuto pensare l’Alabi di essere così furbo da riuscire a depistare gli inquirenti? Padre Gratien ha un’alta opinione di sé e delle proprie capacità manipolatorie che ha testato godendo di buoni risultati fino al giorno della scomparsa di Guerrina. Questo passato di indiscutibili successi lo ha portato a credere di essere più intelligente degli altri. La riprova che il frate goda di un’alta autostima, sono la frequenza con cui ha inviato messaggi dal telefonino della donna scomparsa dopo aver commesso l’omicidio ed il fatto che abbia continuato a falsificare racconti surreali che hanno come protagonista un fantomatico Zi’ Francesco nel convincimento di potersi prendere gioco di tutti, familiari, giornalisti, inquirenti e magistrati.
Il signor Gratien Alabi, 45enne all’epoca dei fatti, è di nazionalità congolese, ha studiato alla Facoltà di Teologia dell’Università Saint Augustin di Kinshasa, al momento della scomparsa della Piscaglia si occupava, da circa un anno, con altri due frati congolesi della parrocchia di Ca’ Raffaello. Alcuni dei suoi ormai ex parrocchiani lo adoravano e lo hanno descritto come estroverso, amichevole, capace di una parola per tutti, mentre i suoi detrattori lo detestavano in quanto ritenevano che i suoi modi non si addicessero ad un uomo di Dio tanto che alcuni di loro hanno abbandonano la sua chiesa ed altri hanno segnalato i suoi comportamenti libertini alla curia vescovile di Arezzo che, nonostante tutto, non ha mai preso provvedimenti nei suoi confronti.
Da un punto di vista psicopatologico, Padre Gratien Alabi è un soggetto con tratti narcistici di personalità, eccentrico, superficiale, egocentrato, atto alla manipolazione degli altri, ha un’idea grandiosa di sé ed un estremo bisogno di ammirazione. Gratien si è fatto frate, non perché avesse una vocazione, ma per approfittare della situazione da un punto di vista economico e per assicurarsi senza durar fatica rispetto e credibilità.
Le indagini effettuate su Padre Gratien hanno rilevato una mole straordinaria di contatti telefonici tra lui e la donna scomparsa. In seguito alle analisi tecniche effettuate dai RIS, sono state trovate tracce del liquido seminale del frate su un divano della canonica, e sul suo computer, due autoscatti della vagina di un’amica suora acquisiti via chat nel mese di agosto 2014. Questi due dati ci permettono di delineare meglio la personalità del frate e sono ulteriori riprove che egli mente sulla sua vocazione. Il signor Gratien Alabi è un semplice profittatore alla ricerca di una vita agiata ed un mattatore che ha scambiato il piccolo paese toscano di Ca’ Raffaello per un teatro e la sua chiesa per un palcoscenico.
Ma torniamo ai messaggi spediti dal telefonino della Piscaglia, sempre quel primo maggio:
– Alle 17.20, un giovane etiope, tale Dawit Tadesse, amico di Padre Gratien e conoscente di Mirko e Guerrina, ha inspiegabilmente ricevuto il seguente sms dal telefono della donna: “io ti ho chiamato e siccome non hai risposto vado a gubbio con il marocchino”.
– Il 3 maggio, la suocera di Guerrina ha ricevuto, a sua volta, un messaggio dal telefonino della nuora: “Ciao.non posso chiamare adesso ma sto bene solamente mirco mi stanca.ritornero per prendere lorenzo”. Il messaggio ricevuto dalla madre di Mirko ha caratteristiche di scrittura peculiari, le stesse dei post che Padre Gratien pubblicava sulla sua pagina di Facebook. Ad esempio, il 25 febbraio 2014, Padre Gratien ha scritto una risposta ad un suo post: “grazie di cuore,Il nostro cardinal è fra gli otto cardinali che aiutano il papa.era già cardinale quando c’era il papa Benedeto.tu come stai,tutto bene ?”.
– Nove giorni dopo la scomparsa di Guerrina, un’amica della donna, preoccupata per le sue sorti, ha invitato l’ex parroco di Ca’ Raffaello, tale Don Arialdo, a pranzo a casa sua ed in quell’occasione gli ha riferito che, poco prima di sparire, la Piscaglia le aveva confidato di essersi perdutamente innamorata di Padre Gratien e che la passione per il frate le provocava forti sofferenze e la rendeva insonne. Sappiamo che Don Arialdo ha riferito la confidenza della sua ex parrocchiana a Padre Gratien. Il giorno seguente la donna ha ricevuto un sms dal cellulare di Guerrina: “Ti ho mandato un messaggio perché mi fido ma sono delusa hai invitato qualcuno a casa tua ed hai parlato male di un uomo di Dio per la mia situazione nessuno di lì mi ha fatto sparire sono dal mio amoroso bisogna avere timore di Dio non ti manderò più un messaggio sei bugiarda e piena di falsità”. La donna, dopo aver ricevuto il messaggio, si è recata dal Vicario Generale della Curia di Arezzo Monsignor Dallara il quale l’ha consigliata di non recarsi dai Carabinieri “per non mettere in moto alcun meccanismo”.
Il movente
Il movente dell’omicidio di Guerrina è da ricercare nel rapporto sentimentale che si era instaurato tra il vice parroco Alabi e la donna, rapporto che, per la Piscaglia era divenuto un ossessione, e, per lui, un incubo.
Nei giorni precedenti l’omicidio, la situazione era ormai fuori controllo, lo si evince dallo scambio di messaggi tra i due, la Piscaglia aveva inviato a Gratien un sms con il seguente testo: “Sono incinta e tu sei il padre del bambino”. Un intervento chirurgico cui era stata sottoposta in aprile la donna e la sua età fanno supporre che la Piscaglia non fosse incinta ma intendesse giocarsi la carta della gravidanza per avvicinare a sé Padre Gratien che percepiva ormai sfuggente. Dopo quel messaggio, il frate aveva preso un appuntamento in un ospedale dove lavorava una sua amica affinché Guerrina si sottoponesse ad un test di gravidanza ma la donna non era voluta andare, una riprova che mentiva sul suo stato. Per quanto riguarda i 4000 messaggi scambiati tra la donna ed il frate, l’Alabi ha riferito che in massima parte erano messaggi inviati da Piscaglia, evidentemente una Guerrina ormai trasformatasi in stalker.
Alcune indiscrezioni sul contenuto dei primi interrogatori del frate ci confermano il movente
PM: Come ha reagito quando la Piscaglia le ha detto di essere incinta?
Padre Gratien: Avevo molta paura poteva costringermi a fare il test del DNA e poi diceva anche che mi avrebbe fatto arrestare.
PM: Perché invece di rompere i contatti continua a frequentarla?
Padre Gratien: Perché mi minacciava ed io cercavo di tenere la situazione sotto controllo.
Non mi stupisco degli omicidi per futili motivi che sono più frequenti di quanto si possa immaginare e sono spesso il risultato di anni di tensioni che finalmente esondano per una causa ultima che può essere anche estremamente banale.
Il movente ha due componenti, un trigger che innesca la reazione e lo stato d’animo o la psicopatologia del soggetto agente che regola l’entità della stessa. Gli omicidi vengono commessi per futili motivi perché il movente lo fanno in massima parte gli stati d’animo dei soggetti coinvolti, a volte quelli di entrambi i protagonisti, autore e vittima, altre volte solo quello dell’autore (vedi il caso Marta Russo o gli omicidi commessi dai serial killers).
L’Alabi ha raccontato al collega congolese Padre Faustino di aver incontrato un certo Zi’ Francesco che avrebbe accompagnato Guerrina a Sestino il primo maggio e, una volta raggiunto il frate in chiesa, gli avrebbe riferito che la donna stava piangendo nella sua auto, era disperata e non voleva tornare a casa. A mio avviso questo racconto è in parte reale, quelle che Padre Gratien ha descritto a Padre Fuastino sono le vere condizioni psichiche della Piscaglia di quel giorno, intorno alle 15.00, poco prima dell’omicidio, la donna piangeva, era disperata e non voleva tornare a casa.
Riassumo tutti gli elementi che permettono di escludere che Mirko sia coinvolto nell’omicidio di sua moglie:
1) All’arrivo in canonica, verso le 15.00, Padre Gratien invitò Mirko ad aspettare fuori. Mirko ha riferito di aver fumato una sigaretta.
2) Padre Gratien ha costretto Mirko a tornare indietro con l’auto con la scusa di essersi dimenticato un libro ma il vero motivo in realtà aveva a che fare con l’omicidio da lui appena commesso.
3) Il venditore marocchino esiste quindi Mirko non ha mentito sul loro incontro del giorno precedente alla scomparsa di Guerrina.
4) Padre Gratien sostiene di non aver detto a Mirko di aver visto quel primo maggio Guerrina con il marocchino. Questa dichiarazione del frate prova che i due non si erano accordati su quel racconto e che il frate intendeva darla a bere ancora una volta al povero Mirko.
“un copia ed incolla” di che? la mia ricostruzione è datata 2014, per il resto: torni alle sue incombenze, a ognuno il proprio mestiere
La ricostruzione è piena di fantasia. un copia e incolla fin dall’inizio, . alla semplice domanda come sono andate le cose da quanto si sono perse le tracce della donna nessuno è in grado di dare una risposta certa. la ” Costituzione italiana dice che uno è colpevole sopra ogni ragionevole dubbio” qui oltre qualche indizio non c’è altro, dove è stata uccisa? se è stata uccisa…. in canonica ?—-gli urli si dovevano sentire, i Ris che hanno fatto le indagini non hanno trovato nulla, le gente è convinta di altro….una storia giudiziaria tutta da riscrivere.
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