VIRUS CORONA

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       –     di Alessandro Barbieri    –        

             Negli ultimi giorni, complice una fastidiosa influenza, sono stato costretto, mio malgrado, a vedere più del solito vari telegiornali in frenetica successione.
Dopo aver declinato la mia autodenuncia (aspetto tranquillo l’arrivo dei monatti!), ho sentito l’esigenza di affidarvi, cari lettori, le impressioni del povero malato costretto a casa dinanzi alla televisione.
Una congerie di notizie apocalittiche condite da insulsi tentativi di rasserenare gli animi.
Una contabilità degna del peggiore show televisivo, tanto che non ho trovato alcuna differenza tra il Barbara D’Urso Live ed alcuni organi di informazione.
Nelle more – come al solito – qualcuno pensa di agitare il popolo con strane e fantasiose teorie complottistiche.
Per non parlare di chi dice che è colpa del governo ladro, degli sbarchi degli africani e degli stessi cinesi che hanno costruito il virus.
Direi quasi uno spettacolo esilarante, la cui allegria è stata però annullata da alcune considerazioni che mi sono balenate.
La prima, ovvia, è sulla fragilità degli esseri umani di fronte ad un’epidemia.
La verità è che abbiamo raggiunto livelli di interconnessione talmente elevata che un semplice starnuto fatto a Wuhan può causare la morte a Vo’ Euganeo.
Almeno, -e questo dovrebbe confortarci-, abbiamo una sanità efficiente che riesce a tamponare l’emergenza, a differenza di altri paesi come l’Iran dove sembrerebbe che la situazione sia catastrofica.
La seconda, altrettanto ovvia, è che siamo una razza di predatori. Le indegne attività degli sciacalli in azione, tra prezzi rialzati e truffe a poveri anziani, accomuna purtroppo tutto il genere umano.
La terza, da ultimo, è quella relativa a noi italioti.
Un genus non ben definito che negli ultimi anni ha innestato una clamorosa retromarcia culturale.
La rappresentazione che ci offrono in questi giorni politici, commentatori e sedicenti scienziati non è degna di un paese che ha dato e da tanto alla ricerca, ma fotografa bene gli ultimi anni in cui il simbolo culturale per eccellenza è stato Fabrizio Corona.
Purtroppo da quel tipo di virus non riusciamo a guarire…