Il coordinamento di Futura per la città di Caserta prende posizione sulla ormai annosa vicenda del Piano urbanistico comunale: e ne chiede il rapido concludersi dell’iter.
Il percorso autorizzativo del Puc nasce nel lontano 2007; dopo un iter travagliato, scandito dall’avvicendarsi di amministrazioni di differenti colorazioni partitiche, finalmente nel 2017, con delibera n. 69, questa giunta arriva all’approvazione del preliminare e del presupposto rapporto di valutazione ambientale strategica. L’auspicio era quello di poter conferire a questa comunità una vocazione di cui la città è priva da tempo.
Dopo la “stagione militare” Caserta si è trovata orfana di una vocazione che potesse caratterizzarla. Una città senza anima che aveva colto in quello strumento un’opportunità, seppur imposta dal legislatore ma pur sempre un’opportunità che potesse segnare un rilancio per l’intera conurbazione. Vane speranze le nostre, perché dopo il preliminare c’è il nulla.
Il termine perentorio (per altro reiteratamente prorogato) del 31 dicembre 2019 statuito della regione Campania per l’approvazione del Puc non è stato rispettato: a Caserta i circa 13 anni dall’affidamento dell’incarico non sono stati sufficienti e ora l’attività edilizia in tutto il territorio comunale (ad eccezione delle aree interessate da piani attuativi) è inibita (a meno di interventi meramente conservativi), come previsto dall’articolo 40 della legge regionale n.16 del 2004.
Oggi, a distanza di poco più due mesi dalla scadenza dell’ennesima proroga, si respira aria di rassegnazione rispetto all’inesorabile nomina del commissario ad acta. Chiunque dotato un minimo di buon senso non può non interrogarsi sul perché di tale inerzia. Delle due l’una, o dietro questa indolenza vi sono interessi che travalicano l’interesse collettivo oppure, e non pare più confortevole come ipotesi, l’inerzia è dettato dal disinteresse rispetto ad una assunzione di responsabilità. Quasi come se l’insediamento del commissario ad acta potesse esercitare una missione salvifica e sollevare la politica dalle responsabilità delle proprie scelte.
Questo, ad avviso di Futura, si traduce in un fallimento, per tutti. Il Puc non è solo lo strumento di programmazione urbanistica deputato a regolamentare la gestione delle attività di trasformazione urbana e territoriale del comune capoluogo. Il Puc è di più. È lo strumento che, ridisegnando in modo organico la città, le può affidare una vocazione per i prossimi 30 anni, Un disegno ambizioso quello del legislatore, che non può essere affidato all’intervento di un commissario. La politica è chiamata ad assumere decisioni, ad operare scelte, anche impopolari. Futura ritiene improcrastinabile questa scelta. Nella consapevolezza di come Caserta, allo stato, sia priva di un’anima appare indispensabile adottare quello strumento che definisca gli interventi, le necessità di una comunità, che tenga conto del consumo del suolo, in grado di promuovere criteri di vivibilità che troppo spesso la politica di questa città ha posto in secondo piano. Perché l’interesse collettivo prevalga occorre uno scatto in avanti, occorre gettare il cuore oltre l’ostacolo, noi siamo convinti che si possa e si debba fare. Una scelta diversa si tradurrebbe in un fallimento.