– di Nicolò Antonio Cuscunà – Dal 19 dicembre dell’anno scorso il massimo consesso della città di Caserta non discute, non decide dei problemi della città. I consiglieri comunali, espropriati dalle loro prerogative, hanno chiesto al Prefetto la convocazione urgente. Ad onor del vero nell’ultima circostanza d’impegno consiliare, il sindaco Marino, il presidente De Florio ed il residuale gruppo PD, con gli alleati di strada, si sono dovuti sudare l’approvazione dei documenti contabili. Marino dovette trattare con i consiglieri Guida & Di Lella (fascista per autocertificazione il primo, di destra ex alleannina il secondo) per farsi approvare gli appezzutati bilanci consuntivi e previsionali. Approvati con soli 16 striminziti voti compreso quello del sindaco.
Dopo due mesi di manovre (de)stabilizzanti, assessori che vanno e vengono, gruppi che muoiono, si assottigliano e nascono, ecco un risveglio di dignità. Il neo-nato gruppo consiliare di Italia Viva, stanco di oziare, nervoso per l’avvicinarsi delle scadenze regionali, chiede al Prefetto di ricordare al presidente del Consiglio Comunale il rispetto del regolamento consiliare circa il corretto funzionamento dell’organo rappresentante dell’Ente.
Le osservazioni avanzate al rappresentante del governo dal gruppo presieduto da Gianfausto Iarrobino e composto dai consiglieri Roberto Peluso, Giovanni Megna, Pasquale Antonucci e Mario Russo, non sono infondate. Le condizioni di degrado in cui versa la città sono quotidiane osservazioni dei cittadini, delle associazioni e dell’informazione. L’azione amministrativa collegiale è bloccata al solo vantaggio decisionale della giunta. Ombre e sospetti si addensano su ritardi, insabbiamenti di atti amministrativi importanti non posti all’attenzione del Consiglio né delle Commissioni consiliari. La richiesta d’intervento del prefetto palesa un forte disagio degli organismi della “democrazia partecipativa”. Governare solo con l’organo esecutivo e con delega dirigenziale è la lampante dimostrazione di mancanza di trasparenza oltre ad arroganza di potere. La richiesta d’intervento del Prefetto dimostra come le Commissioni Consiliari sono bloccate, non operano e/o il loro parere non ha alcun peso nelle scelte decisionali. D’altronde, basta poco per appurare quest’amara realtà, le innumerevoli interpellanze, interrogazioni avanzate dai consiglieri e bloccate dall’ufficio di presidenza. Triste ed altrettanto eloquente la solitudine in cui si svolgono le interrogazioni a risposta immediata (question time). Nell’aula del consiglio totalmente vuota, figurano presenti il solo presidente del Consiglio, i consiglieri interroganti e gli assessori interessati a fornire risposta ai documenti ispettivi. Questo è il modello gestionale dell’avv. Carlo Marino del Partito Democratico. In tema di responsabilità, grandissima è quella ricadente sull’apparato gestionale e politico del Partito Democratico oramai autarchicamente gestito, sempre più distante dai cittadini e dalle più semplici necessità del vivere civile.