MACRICO VERDE E DINTORNI

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 –       di Nicolò Antonio Cuscunà      –       

Che l’area denominata Macrico debba mantenere la volumetria esistente è auspicabile come riconoscerla, nel nuovo assetto urbano, speculare a piazza Carlo III lungo l’asse d’equilibro di corso Trieste.

A scadenza regolare, nella sonnacchiosa Caserta, si riaccende il dibattito sulla destinazione da riconoscere all’ex magazzino deposito ed officina di automezzi dell’esercito.  L’area, dopo lunghe e complesse vicissitudini è ritornata in proprietà dell’Istituto diocesano per il sostegno del clero di Caserta… Faceva parte del parco agricolo della sede vescovile di Falciano, attuale ex caserma Sacchi. Senza dilungarsi, la vexata quaestio si sviluppa sulla destinazione d’uso da conferire a quest’area di oltre 330.000mq, ed è chiaro l’obbligo di scelte oculate, indirizzate, almeno si spera, al riequilibrio delle disarmonie sommate in anni di pazza cementificazione del suolo cittadino. Non sono immaginabili scelte calate dalle stanze dov’è depositato, in itinere, il nuovo PUC della città- Piano Urbano Comunale-. PUC redatto, osservato, recepito, manipolato, e affossato. La destinazione dell’area ex Macrico non può non essere  scelta maturata all’interno di un confronto con la CITTÀ , nella più ampia rappresentanza, e nel rispetto della “SUSSIDIARIETÀ ORIZZONTALE” – riforma Titolo V della Costituzione- Legge Costituzionale  n.3/2001 : “cittadini e Stato (l’Ente Comune è CORPO INTERMEDIO) non sono portatori di interessi “opposti” ma sono collaboratori in un clima di cooperazione…in sinergia di azioni migliorative ed utili all’armonico sviluppo della società.

Il ricorso alla “sussidiarietà orizzontale” viene chiamato in causa dall’Ente Comune “corpo intermedio” dello Stato – ad esclusivo piacimento dell’esecutivo municipale. Ad esempio, l’affitto -valorizzazione- di proprietà comunali a cessione di favore o gratuita ad amici e compiacenti per fini culturali, sporti, ecc., ecc.   Circostanze ben più importanti, quali la futura destinazione dell’ex Macrico, l’Ente Comune trasforma le scelte” in arroganza di potere, opposte e confliggenti con quelle praticate dalla maggioranza della città.

All’uopo si rammenta l’atto del Sindaco e giunta Marino di espropriare 7.000 mq dell’area in questione per costruirvi un plesso di scuola dell’obbligo.

Decisione effettuata dall’esecutivo, senza né il parere dell’organo principe d’indirizzo il Consiglio Comunale, e tampoco della cittadinanza con le sue rappresentanze partitiche e civiche-associative.

La scelta appare quanto mai pericolosa e, conoscendo l’agire della giunta Marino, paragonabile al cavallo di Troia usato da Ulisse per penetrare nella città assediata per espugnarla e distruggerla.

L’immensa area, per 2/3 alberata+prati+aiuole, in completo abbandono, occupata dalle volumetrie di ruderi ex officine-depositi militari, rappresenta un prelibato bocconcino su cui specularci. La proprietà -IDSC-, al minacciato esproprio comunale, s’è limitata a presentare ricorso in attesa di successive mosse. Siamo portati a pensare, augurandoci di sbagliare, l’IDSC attendere pazientemente e, crediamo, non baderà all’odore e provenienza del denaro.

Come più volte detto, il valore dell’area dipenderà della destinazione d’uso che l’Ente Comune assegnerà. Nel contempo, questa scelta, causa i conflitti in corso. Conflitti non del tutto chiari, dovuti alla somma d’interessi esistenti e non del tutto visibili e intuibili. Cerchiamo di fare chiarezza.

Premesso: a) quale sarà la destinazione d’uso; b) la proprietà verrà venduta, ed a chi, o ceduta a titolo gratuito; c) punti a e b determineranno la sistemazione a verde attrezzato usufruibile; d) saranno tollerati interventi di altra natura derivati da diversa destinazione dall’attuale?  In tutto questo ambaradan non appare chiaro il progetto di “macrico verde”.  Meno chiaro ma prevedibile l’acquisizione di privati attratti da facili guadagni.

Recuperare a verde, attrezzare alla fruibilità collettiva un’area così vasta occorrono ingentissime somme di denaro. Manutenere, custodire e rendere sicura la fruibilità collettiva comporta costanti e copiose spese.

La proprietà venderebbe a chiunque pur di lucrare, accetterebbe gli espropri a rate ,  oppure cederebbe all’Ente Comune gratuitamente a condizione della destinazione d’uso “POLMONE VERDE per la città”? Queste sono domande con obbligo di risposta, altrimenti si scantona nella pura demagogia non del tutto occulta.

Discutere di DESTINAZIONE VERDE è come decifrare e catalogare la tipologia dei colori.

Ognuno ha una sua “percezione” del colore, questa dipende da più fattori. Non entrando nello specifico tecnico dello “spettro della percezione visiva” (ndr -una delle mie materie d’insegnamento), parlando di verde è d’obbligo chiarire quale, come e perché. Esempio: verde oliva, chiaro o scuro, pallido, sedano, menta, foglia, fluorescente, foresta, bambù, giada, garda, pastello, bottiglia, mare, malachite, sempreverde, pino o abete…Parco verde, attrezzato, di cosa? Aperto al pubblico, manutenuto e da chi? Più di tutto una risposta: ” chi realizzerà il polmone verde, chi e come verrà gestito e reso fruibile?

Tra il dire ed il fare c’è sempre di mezzo il mare.

Non chiedere né desiderare “polmone verde” l’area ex Macrico, è solo dei nemici di Caserta. Di contro, non si comprende come l’Ente Comune, gravato di (2) due dissesti e mezzo, con i bilanci approvati a maggioranza risicata e “appuzzuttata” con due voti fascisti (solo Marino ed il PD casertani potevano accettarli), potrebbe reperire in proprio le risorse per l’acquisizione e relativa trasformazione-attrezzata e manutenuta ad area verde, punto e basta.

I costi base indicativi, del Provveditorato Opere Pubbliche, occorrenti ad attrezzare il verde pubblico usufruibile, parlano chiaro, per l’area ex Macrico occorrerebbero centinaia e centinaia di milioni di euro, prima, durante e dopo.

Quindi, chi otterrà in proprietà l’area, dovrà bonificarla, preparare le aree, rimuovere i detriti, creare le opere di urbanizzazione primaria, metterla in sicurezza per renderla “parco urbano”. Ciò fatto i gravosi impegni non sono finiti, dovrà provvedere a renderla sicura e frequentabile, con manutenzione ordinaria, straordinaria, custodia con sorveglianza, apertura e chiusura…Altrimenti, nel giro di qualche mese, verrà trasformata nella “piazza di spaccio più grande d’Italia, seconda, forse, solo a Scampia. Tenuto conto del devastante abbandono in cui versa la vicina piazza e parcheggio IV Novembre, crediamo, non essere arte dell’amministrazione comunale di Caserta targata Carlo Marino la gestione dell’ex Macrico.

La chiarezza, certe volte è scomoda, non è mai troppa né superflua, sicuramente è utile a scoprire altarini favorendo la soluzione dei problemi pendenti.

Riuscirà l’ID.S.C. a frenare il desiderio di lucrare e non vendere la proprietà col “cambio di destinazione d’uso” pur di assecondare il desiderato della città?

L’I.D.S.C. riuscirebbe a mettere in scacco l’Ente Comune, attualmente nemico-antagonista, proponendogli la cessione gratuita in cambio della destinazione d’uso “polmone verde” senza incrementi volumetrici e destinazione degli esistenti ai fini sportivi, sociali e culturali?

Questi sono elementi da discutere, chiarire, palesandone volontà, desiderata, sogni, promesse e chimere irrealizzabili.

Tutto il resto è cronaca per riempire la bocca di aria, il web e i giornali di chiacchiere.