“DOV’È IL MIO CORPO”: UN SORPRENDENTE DRAMMA A CARTONI 

0

Presentato al Festival di Cannes e da poco disponibile su Netflix, “Dov’è il mio corpo”  è stato candidato agli Oscar come miglior film d’animazione. È diretto da Jérémy Clapin ed è tratto dal romanzo Happy Hand di Guillaume Laurant, romanziere e sceneggiatore (Il favoloso mondo di Amélie). Pur essendo un film d’animazione, la pellicola è decisamente orientata verso un pubblico maturo. Un paragone possibile è quello con il personaggio della Famiglia Addams “la mano”, ma per il regista, più che l’interesse per il black humor, l’idea centrale è la vita anziché la morte.

unnamed “DOVÈ IL MIO CORPO”: UN SORPRENDENTE DRAMMA A CARTONI Una mano umana, recisa, acquista vita propria, fugge da un istituito di Medicina Legale e parte alla ricerca del proprio corpo. Inizia così un viaggio lungo le strade e i tetti di Parigi (la città viene presentata diversamente dal solito, in una maniera piuttosto macabra: scheletri, sangue, piccioni mozzati, ratti feroci); parallelamente a questa storia, dei flashback in bianco e nero ricostruiscono la storia di Naoufel, un ragazzo di origine magrebina con il desiderio di diventare astronauta e pianista. Con la morte dei genitori, il giovane è costretto a mettere da parte i sogni di infanzia e finisce per lavorare come fattorino di una pizzeria. Proprio durante una consegna conosce Gabrielle,j perdu 1056x400 1 “DOVÈ IL MIO CORPO”: UN SORPRENDENTE DRAMMA A CARTONI  solo parlandole al citofono: per Naoufel è, dopo la perdita dei suoi genitori, la prima vera persona a preoccuparsi davvero di lui. Mette, allora, a punto un piano ingegnoso e decide di incontrarla di persona.

dove il mio corpo 2 scaled “DOVÈ IL MIO CORPO”: UN SORPRENDENTE DRAMMA A CARTONI “Dov’è il mio corpo” è un’inaspettata opera densa di significati. Il tema fondamentale è la riappropriazione di sé: la mano mozzata sta cercando il suo corpo perduto, Naoufel tenta disperatamente di trovare se stesso. Molte scene sono quasi completamente prive di dialoghi (il racconto si avvicina al cinema muto): le parole spesso non servono affatto. “Dov’è il mio corpo” si sofferma sui silenzi, sull’elaborazione di una trama, e su tutti quei piccoli (ma enormi) gesti che aiutano a sentirsi ancora vivi. Una carezza, un abbraccio, una parola di conforto. Il racconto è accattivante, ma profondamente cupo. Naoufel si sente 5e1dba6fc9feb jai perdu mon corps 1258553 “DOVÈ IL MIO CORPO”: UN SORPRENDENTE DRAMMA A CARTONI vivo solo attraverso i ricordi che rivive grazie al suo registratore di cassette di infanzia, è questo il suo unico contatto con persone reali, tutto il resto sembra essere inconsistente ed invisibile. Il dolore e il rimpianto restano inespressi, e per questo Naoufel si sente ancora più perso: è la voglia di tentare un’impresa eccezionale -conoscere una ragazza di cui si è innamorato- a far ritrovare il coraggio di affrontare i traumi del passato.

Il film non risponde mai con chiarezza a nulla, ci apre piuttosto una serie di possibilità: ogni quanto ci fermiamo a dare importanza al nostro tocco? Una manciata di sabbia tra le dita, l’impatto con un’altra pelle, un gesto quotidiano talmente banale che finiamo per dimenticare, finché un coltello troppo affilato o uno spillo sporgente non ci ricorda quanto sia cruciale sentire con le mani. E ascoltare, interessarsi realmente dello stato d’animo di un’altra persona. “Dov’è il mio corpo” si sofferma sulle distanze, che AAAABWwayhWLIVFKN0UMq31J6KwBMv7pV3D yAkYQydm3qC KbsHqO0QX6CwFDAs6dOp pdySzSN4UkIDIxFptdGBjkwHQRtREpQIAvQmXxFPkbw6k8yNZnISxy0s7CO “DOVÈ IL MIO CORPO”: UN SORPRENDENTE DRAMMA A CARTONI possono portare a sentirsi alienati, soli, smarriti.

Lo spettatore entra in un mondo in cui, per ottanta minuti, viene stordito dalla semplice e disarmante bellezza, dal fascino verosimile dei suoi protagonisti. Il regista ci tiene “letteralmente per mano” mentre osserviamo, da ogni angolazione, tutte le sfumature di una toccante storia che ci riporta in vita. E proprio quando Naoufel è sull’orlo del precipizio (in cui ci si sente immortali, come chi ha perso ogni cosa) ed è a un passo dal rinunciare a tutto, è il coraggio a prenderlo “per mano” per ricordargli che tutto può ricominciare.

Mariantonietta Losanno