MONDRAGONE – L’Associazione Mondragone Bene Comune chiarisce la posizione del Centro Servizi Turistici con un comunicato stampa: “Ci stiamo occupando da tempo del Centro Servizi Turistici che non c’è, cercando di fare chiarezza su quanto è successo, sul perché –nonostante tanti soldi– il CST non sia stato mai realizzato, per cercare di obbligare l’Ente a realizzarlo, ma anche per far capire ai soliti strombazzatori di contributi regionali, <quelli che piovono milioni su di noi>, che non si fa politica riducendosi a megafono dei soldi dovuti che arrivano, bensì controllando e pretendendo che quei soldi vengano spesi bene, per ciò per cui erano stati stanziati e nell’esclusivo interesse del territorio. Ci si dovrebbe occupare di tanti altri progetti –passati e recenti– per i quali sono arrivate queste <piogge di soldi>, spesso e volentieri tradottisi in <temporali d’agosto>. Il Comune di Mondragone, nell’ambito dell’utilizzazione delle risorse dell’Unione Europea tramite il P.O.R. Campania 2000-2006, avviò –per esempio– anche il progetto relativo alla “Riqualificazione della strada che costeggia l’area termale” e il progetto per la “Rigenerazione e Riqualificazione delle Aree Urbane Litoranee per l’incremento qualitativo dell’offerta turistica”. Per ora limitiamoci a trattare questo secondo progetto, che puntava al miglioramento delle infrastrutture comprese nella zona lido. Ci limiteremo a tratteggiare i termini del progetto, lasciando a Voi il compito di verificare se, come e quanto di ciò che era previsto sia stato fatto. I primi due interventi riguardavano circa ottocento metri del tracciato stradale che si estende dall’intersezione con via Oliveti fino a Piazza del Popolo, con la riqualificazione di quest’ultima. Il progetto individuava percorsi, aree pedonali e servizi, in grado di consentire una fruizione turistica rispettosa delle impostazioni ambientali, architettoniche, culturali e storiche del luogo con un intervento a basso impatto ambientale. Era, inoltre, previsto il ripristino della componente vegetale presente per uniformare le aree di intervento con quelle circostanti. La riqualificazione della Piazza fu impostata secondo un disegno “aperto”, che prevedeva una barriera verde, una sorta di filtro a contorno della cortina stradale realizzata con un filare di alberi. Al margine della cortina stessa fu prevista una pista ciclabile che si muoveva verso l’interno, lungo viale Italia. La piazza fu pensata come un luogo per la sosta e l’incontro, dotata di una fontana fortemente identitaria che diventava un segno riconoscibile sul territorio cittadino. Da essa si doveva sviluppare una seduta continua che formava e divideva la piazza in tre spazi diversi. Tutto contornato da alberature con specie autoctone, messe in risalto dall’illuminazione pubblica, servendosi di pali segnati da un elegante design che diffondono la luce. La naturale conclusione della piazza prefigurava la discesa al mare, ottenuta attraversando la strada, le corsie pedonali e ciclabili e chiusa con un pergolato in legno, realizzato per metà sulla spiaggia, con materiale resistente alla salsedine dotato di due sedute. Il tutto coperto da una struttura molto leggera, sempre in legno. L’incontro di via degli Oliveti con il lungomare veniva evidenziato da uno slargo, da cui si poteva accedere ad alcuni immobili privati. Il progetto prevedeva, inoltre, il rifacimento della pavimentazione, l’arredo urbano e la realizzazione di un piccolo box per l’informazione turistica. Il disegno della pavimentazione e dell’arredo era previsto con una forma composto dagli stessi materiali utilizzati nel resto del percorso: acciottolato, pietra lavica, pietra calcarea. Ma qualcuno una piazza così progettata e descritta l’ha mai vista? Ha mai visto cittadini incontrarsi, intrattenersi a parlare e a vivere in tale piazza? E quale richiamo identitario esprime la fontanella che c’è? E, soprattutto, che fine hanno fatto il pergolato in legno realizzato per metà sulla spiaggia e il piccolo box per l’informazione turistica? La propaganda continua a parlare di <pioggia di soldi>, ma –come diceva una vecchia canzone di Venditti– la pioggia non ci bagna. O almeno non arriva mai a bagnare la città.