Ella e John (Helen Mirren e Donald Sutherland) sono malati nel corpo e nella mente, ma hanno il cuore sano e strapieno di amore. Una mattina d’estate salgono a bordo del vecchio camper soprannominato “The Leisure Seeker”, con cui andavano in vacanza con i figli negli anni Settanta. John ha l’Alzheimer, Ella ha il cancro ma è ancora lucidissima: sono una coppia “perfettamente” equilibrata. Non sono di certo temi nuovi nel cinema l’invecchiamento, la demenza senile, o le malattie invasive, ma Virzì sa distinguersi realizzando una pellicola toccante, delicata, e anche ironica, coraggiosa. Non c’è nessuna ostentata ricerca di impietosire il pubblico: il regista e gli attori sostengono il film con estrema dignità e decoro. La commozione c’è, è evidente, ma è un tipo di commozione positiva, quella che da speranza e fiducia nella vita, nell’amore, nella forza di apprezzare ancora le piccole cose.
Un viaggio on the road, un’avventura pura a cui lo spettatore partecipa e riesce a provare empatia. Così come Ella e John sono in grado di equilibrarsi per restare ancora forti e vigili, allo stesso modo Virzì sa armonizzare (e sembra che ci riesca senza sforzo) la risata e la commozione, l’umorismo e lo sconforto. Una pellicola tanto semplice quanto straordinaria e mai banale che insegna a non rassegnarsi alla fine andandole comunque incontro mantenendo il rispetto di se stessi. È la storia di un amore che viene coltivato giorno per giorno (talvolta anche minuto per minuto), con pazienza e dedizione: Ella ogni sera attraverso qualche diapositiva sbiadita fa riassaporare a John l’essenza del loro amore che li ha tenuti uniti per sempre.
Lo scopo del viaggio è proprio questo: riscoprirsi, rinnamorarsi, riscegliersi, per non perdersi lasciandosi andare al destino di cure mediche che li attende. Virzì ci regala emozioni giuste, reali, quelle di cui abbiamo bisogno. “Ella e John” è un film che trasmette sentimenti positivi: il perdono, l’altruismo, la dignità; è una storia universale, che scuote a prescindere dal pubblico che l’accoglie. Chiudiamo con il pensiero di Virzì ripreso da un’intervista: “È un mistero che mi affascina: per questo l’ho raccontato. Non si tratta di un idillio: un grande amore, soprattutto se dura tutta la vita, è fatto anche di ombre, di sfide, di litigate continue, di insofferenza, di mancanze, di recriminazioni, di ossessioni, un amore non è una canzonetta lieta: è un romanzo tumultuoso, è la conquista, la perdita, la riconquista, il ritrovarsi, il sentirsi distanti e vicini. È la devozione, il prendersi cura, ma è anche il detestarsi: puoi dire di amare davvero una persona se l’hai anche odiata profondamente“.
Mariantonietta Losanno