– di Adolfo Villani – Da pochi giorni sono stati aggiudicati i lavori di rifacimento della rotonda del Quadrivio Caputo, dei marciapiedi e dell’asfalto di via Napoli. Sarà messo in sicurezza e ammodernato uno degli ingressi principali della città. È questo il primo appalto di una certa importanza avviato dalla nuova amministrazione e gestito dalla Stazione Unica Appaltante presso il provveditorato Opere Pubbliche. È stato vinto da una impresa capuana: la Vincenzo Modugno srl Costruzioni. Una azienda storica e solida, con altissima specializzazione nel settore del restauro. Il caso ha voluto che negli stessi giorni si svolgessero alcune udienze di un processo a carico di ex amministratori nel corso delle quali è stato interrogato un pentito della camorra. Tra le cose emerse da questo interrogatorio è che difficilmente imprese come quella di Modugno negli anni dal 2006 al 2016 potevano vincere qualche gara gestita dal Comune perché tutte dovevano essere assegnate a società riconducibili al referente di zona della camorra che intratteneva stretti rapporti, anche politici, con diversi amministratori. E così anche quando – nel caso della ristrutturazione del capannone ex FACEM – fu revocato l’appalto alla ditta aggiudicataria, perché colpita da interdittiva antimafia, ci fu chi si adoperò per evitare che i lavori fossero eseguiti dalla società risultata seconda nella graduatoria di gara, proprio l’impresa Vincenzo Modugno. È una vicenda che offre uno spaccato preciso di come sia stata governata Capua in quegli anni. Io sono stato tra i pochi che, in tempi non sospetti, hanno messo in guardia da certi metodi di governo che non potevano non portare al dissesto finanziario, al degrado della macchina comunale, ad aprire spazi enormi alla penetrazione di fenomeni corruttivi, con il loro carico di conseguenze in una realtà territoriale ad alta presenza di organizzazioni criminali. Non per questo, però, oggi sono contento di dover constatare i livelli di degenerazione che la vicenda giudiziaria in questione ha portato alla luce. Anzi sono dispiaciuto per le famiglie delle persone coinvolte e mi auguro che sul piano giudiziario possano cadere le accuse più gravi, a partire da quella che a Capua gli amministratori agivano in consapevole contiguità con organizzazioni criminali. Non ho mai partecipato alla macchina del fango che in questi casi si mette subito in moto per distruggere persone, magari restando nell’ombra. Ritengo giusto attendere l’esito del processo per valutare le reali responsabilità dei singoli. Tuttavia il piano politico è altra cosa e su questo terreno i silenzi diventano assordanti e non aiutano a capire cosa è accaduto e soprattutto a correggere ciò che c’è da correggere. I rappresentati istituzionali hanno il dovere di riflettere per individuare ciò che bisogna modificare nei regolamenti, nelle procedure, negli assetti amministrativi, nei comportamenti consolidati degli apparati, per evitare che certe pratiche si ripetano. Ma anche i cittadini devono riflettere sulle ragioni per le quali certi fenomeni di mala amministrazione siano potuti accadere e andare avanti per anni senza che la città reagisse e senza che scattassero gli anticorpi che una comunità che ha la storia di Capua dovrebbe pur possedere. Anzi diciamola tutta: non si può non interrogarsi sul perché certi metodi di governo non solo non sono stati contrastati ma hanno prodotto livelli elevati di consenso elettorale. Sarebbe troppo facile scaricare tutto sulle persone coinvolte nel processo. Quando si scarica ogni tipo di responsabilità sul capro espiatorio la comunità non espia un bel nulla. Riflettere con profondità di vedute e con onestà intellettuale sulle distorsioni intervenute nel senso comune – che sono la causa prima del degrado politico e civile che abbiamo raggiunto – è doveroso ed opportuno. Una città che non sa riflettere sui propri comportamenti ed errori non potrà risollevarsi perché non è capace di ritrovare la sua anima civile. Si la sua anima. Una città non è solo un susseguirsi di case, palazzi e strade. E Capua con la sua storia e le sue tradizioni ancora più di tanti altri luoghi è soprattutto Patrimonio Culturale e perciò Patrimonio dell’Umano.