IL CENTRO EX CANAPIFICIO CONTRO LO SMANTELLAMENTO DELLA RETE DI ACCOGLIENZA SPRAR

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LE PERSONE NON SONO PACCHI: NOI NON CACCIAMO NESSUNO!

Un anno fa, lo Stato diceva a 56 persone accolte nel progetto SPRAR di Caserta: ‘’Integrati, costruisci qui il tuo futuro, studia, impara un lavoro, contribuisci alla crescita del territorio che accoglie’’. Oggi, lo Stato caccia senza ritegno queste stesse persone cui aveva chiesto di entrare nel tessuto sociale di una nuova realtà. Oggi queste persone non hanno più diritto ad alcuna accoglienza di qualità: lo Stato dice ai migranti che stanno aspettando risposta alla loro richiesta di protezione internazionale e a chi – avendone ricevuto diniego – è in fase di ricorso: “Il tuo percorso nello SPRAR è finito: mentre si decide che fare del tuo permesso di soggiorno, ti sposto come un pacco in un centro di accoglienza straordinario, senza più diritto a SCUOLA, FORMAZIONE PROFESSIONALE, INCLUSIONE SOCIALE”.

Il nuovo governo sostiene di muoversi in direzione di discontinuità e cambiamento rispetto al governo precedente. In realtà, non solo non ha ancora abrogato i decreti sicurezza, ma li sta applicando nella sua forma restrittiva e addirittura in forma retroattiva, cacciando dai virtuosi circuiti dell’accoglienza anche coloro che vi sono entrati prima del 5 ottobre 2018.

In totale, sono 56 le persone dello Sprar di Caserta gestito dal Centro Sociale Ex Canapificio per le quali il Ministero dell’interno, con la circolare n.prot. 24786 del 19.12.19 (allegata), ha deciso che a partire dal 1 gennaio 2020, devono essere sospese tutte le spese di istruzione, formazione professionale e inclusione sociale, nell’attesa che le stesse, nelle prossime settimane, vengano trasferite in centri di accoglienza straordinari (CAS) predisposti dalle Prefetture.  Ciò, applicando in maniera restrittiva il decreto sicurezza e in maniera retroattiva, ovvero applicando la stretta del decreto anche a coloro che sono entrati nel percorso di accoglienza quando il decreto non era ancora in vigore ovvero, nel nostro caso, al 100% dei nostri 56 ragazzi.

Tutto questo accade malgrado ci sia una chiarissima sentenza della Cassazione, a sezioni unite, che condanna l’applicazione retroattiva del decreto (allegata).

I 56 migranti in accoglienza, a Caserta negli ultimi anni hanno costruito solidi percorsi di istruzione, sono accompagnatori volontari del Piedibus, custodi dei giardini comunali sottratti al degrado, stanno imparando un lavoro e hanno scelto di costruire qui un futuro. Tra questi, ci sono persone con gravissime disabilità come non vedenti, vulnerabili e irrimpatriabili. 56 storie a Caserta e migliaia in Italia. L’intera rete nazionale dei progetti Sprar (già Siproimi per effetto del Decreto Sicurezza) è in ginocchio, malgrado sia stata considerata negli ultimi 20 anni, la misura di accoglienza e inclusione più virtuosa in Europa.

Caserta, che è diventata con lo Sprar modello europeo di inclusione sociale, rischia una grave contrazione di tutte le pratiche di cittadinanza attiva, accoglienza e solidarietà. Qui, dove lo Sprar è una realtà condivisa e radicata dal 2007 che oggi potrebbe accogliere fino a 200 persone in 24 appartamenti dislocati sul territorio, la rete associativa dello Sprar coinvolge tramite sportelli, iniziative, progetti solidali, circa 3000 cittadini di ogni età, autoctoni e migranti.

L’Italia sconta un grave ritardo nella gestione dell’immigrazione e le recenti circolari disumane stanno oscurando i benefici che il Sistema Pubblico Sprar garantisce per tutta la popolazione e le comunità locali, dimostrandosi sin da sempre un sistema etico, efficace e trasparente. Non si comprendono quindi le ragioni per cui qualcosa che funziona venga smantellato invece di essere potenziato, nel mentre che un sistema emergenziale, al centro di molte polemiche, gestito da privati senza raccordo sui territori, si afferma in sua vece. A causa della cancellazione dei permessi Umanitari i tribunali sono ingolfati e le persone stanno perdendo non solo il permesso di soggiorno ma anche tutti i diritti esponendosi allo sfruttamento ed all’emarginazione. Senza un cambiamento urgente, si profilano rischi sociali ed anche occupazionali serissimi e un profondo impoverimento dei territori, privati degli strumenti efficaci per la coesione sociale, il contrasto alla marginalità, la promozione della legalità.

Al Ministero chiediamo di superare di decreto sicurezza garantendo quindi: il ripristino di un sistema unico di accoglienza integrata e diffusa per tutti e tutte richiedenti e titolari; il superamento del Modello emergenziale CAS (centri di Accoglienza straordinaria); l’apertura di canali legali per il contrasto al traffico di esseri umani e il potenziamento dei corridoi umanitari; l’emersione dall’irregolarità su base individuale in particolare per il percorso di inclusione o in presenza della possibilità di un contratto di lavoro; il ripristino della protezione umanitaria o allargamento dei casi speciali.

Di seguito il link  https://www.youtube.com/watch?v=7YUs-88zhIo&feature=youtu.be
 del il servizio del Tgr Rai Campania di Geo Nocchetti, andato in onda ieri sera con le voci di Imma D’AmicoVirginia Anna Crovella e Sanogo Abdulahi, uno dei 56 beneficiari del progetto Sprar che nonostante un percorso di inclusione riconosciuto dall’intera città (è uno dei custodi della Villetta di Parco degli Aranci nonché accompagnatore del Piedibus) sta per finire per strada.