(g.l.) DRAGONI (CE) – E’ stata stabilita per la giornata odierna l’udienza al Tribunale Amministrativo Regionale di Napoli, a seguito del ricorso presentato da due delle tre ditte che hanno risposto al bando di gara del Comune di Dragoni indetto nel 2018, per la realizzazione di un impianto di cremazione salme con ben 5 forni, aggiudicato dalla proponente Ser.Cim.Srl di Alvignano, di cui risulta Amelio Esposito come legale rappresentante e amministratore unico, in società con Maria Ferraro.
Un verdetto atteso soprattutto dal Comitato cittadino e apolitico “NO AL FORNO CREMATORIO A DRAGONI” che costituitosi liberamente da circa due anni sta portando avanti la propria battaglia civica per rivendicare non solo il diritto alla salute, ricordando che nella fattispecie dei forni crematori la normativa deve allinearsi a quella dello smaltimento dei rifiuti speciali e dell’inquinamento atmosferico, ma soprattutto per difendere a spada tratta la natura vocazionale di un territorio, come quello di Dragoni, che ha ben altre possibilità di ricchezza dettate dalla conformazione geografica, dalla sua storia e dalla sua delocalizzazione rispetto ai grandi centri abitati che la inserirebbe di diritto nei circuiti dello slow tourism e dell’imprenditoria agricola. Due anni di mobilitazione e di azioni messe in campo che di certo non sono state gradite alla maggioranza amministrativa guidata dal primo cittadino Silvio Lavornia, già presidente della Provincia di Caserta, che dopo la nomina a sindaco del 2017, per lui un secondo mandato, si è subito preoccupato di incentivare una policy mirata alla ricerca di spazi finanziari, seguendo un trend che sta diventando un super bussiness in Campania.
Attraverso un processo di sensibilizzazione della popolazione su una questione che tiene tutti col fiato sospeso, il Comitato promotore della battaglia anti-crematorio ha sottoposto all’amministratore in carica anche una corposa raccolta firme: su 1550 votanti circa nel Comune di Dragoni, 1100 risultano ad oggi le firme raccolte. Se si pensa che ci si riferisce ad una piccola conurbazione, si intuisce che oltre 1100 firmatari rappresentano praticamente la maggioranza della popolazione. Eppure nemmeno il mezzo di contrasto più democratico, come quello di una petizione che lascia trasparire il volere del popolo, è servito a fermare le procedure di gara. Anzi, da fonti attendibili pare che il primo cittadino abbia messo in dubbio la liceità della raccolta firme bypassando di fatto la posizione della sua popolazione e lasciando campo libero alla Ser.Cim.Srl che è approdata nel Comune di Dragoni dopo aver incassato il rifiuto dalle amministrazione dei centri vicini, quali Ruviano e Alvignano. Ma vox populi, vox dei e in questo caso cresce l’allerta dei cittadini che si dicono preoccupati per la loro vicinanza strategica al Parco Nazionale del Matese e alle rive del Volturno, evidenziando soprattutto che di base la realizzazione di un forno crematorio dovrebbe rispondere alla richiesta dei cittadini di pubblico interesse; qui invece le sole richieste da ottemperare pare siano quelle della maggioranza che ha approvato il progetto per un forno crematorio da oltre 1.187000,00 euro attraverso una relazione di asseverazione del piano economico-finanziario, proposta di project financing per l’intervento di progettazione, costruzione e gestione di un tempio crematorio. Asseverazione che reca la firma in calce di Roberto De Luca, amministratore della Core Finance, società di revisione e figlio del Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, in funzione fino alle prossime e vicine elezioni regionali.
Dopo la nascita di ben 5 impianti sorti nella Regione Campania, a trasferire in question time la problematica in Regione è stato l’on. Giampiero Zinzi di Forza Italia, seguito poi dagli esponenti del movimento pentastellato, che in diverse occasioni ha sottolineato che gli impianti di cremazione che si sono aperti attraverso procedimenti A.U.A. (Autorizzazione Unica Ambientale), ai sensi del DPR 59/13, adottata dalla Provincia o Città Metropolitana, e rilasciata dal Comune. E’ datata 30 marzo 2002 la legge nazionale che demanda alle regioni l’elaborazione di piani di coordinamento per la realizzazione dei forni crematori da parte dei comuni. Piani che devono necessariamente tener conto della popolazione residente (caro Lavornia, ndr), dell’indice di mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria per il fine vita. Dopo 18 anni da quella legge, sembra che la Regione Campania si sia ridestata da un sonno lungo che nel frattempo e si sia messa in moto… in attesa di una regolamentazione univoca, intanto è di fatto cresciuta la smania dei Comuni, non ultimo quello di Caserta che con le stesse modalità di Dragoni ha deliberato la creazione di un impianto crematorio come strumento di ammodernamento cimiteriale. Statistiche alla mano servirebbe un impianto ogni 800 mila abitanti, ma dopo l’exploit di Salerno, Avellino e Napoli scongiuriamo che la stessa sorte spetti alla già annientata provincia casertana. Ci allineiamo in questa lotta per dare voce ai comitati che a ragion veduta hanno sollevato il caso e chiedono che non si spengano i riflettori su questa vicenda. La salute è un diritto, un tema che dovrebbe impegnare la politica ma pare che qualcuno voglia ipotecarla per noi e a questi signori ci permettiamo di consigliare il decalogo del buon amministratore.
Sono d accordo al forno certo devono lasciare detto chi vuole essere cremato ma lo ritengo giusto che ci sia x chi vorrà essere cremato in tt le città e pesi ci sono xke no dragoni?
Comments are closed.