– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Certi accadimenti casertani meritano attente riflessioni, riguardo la natura degli argomenti e il loro ciclico ritorno quasi a scadenza regolare. La questione del MACRICO, vexata-quaestio – questione tormentata, ovvero già ampiamente discussa, per la quale non si trova soluzione. Scadenze elettorali regionali e comunali cittadine, in aggiunta alla provocazione della giunta Marino, per la ” realizzazione di un plesso scolastico in via Unità Italiana, zona-parte della più vasta area denominata ex Ma.c.ri.co.”, hanno dato ossigeno a certo associazionismo facile alla protesta sterile e manichea, (20 anni di attività con responsabilità di governo e nulla di fatto). Il Documento municipale datato 29.10.19, sasso nello stagno, “approva il progetto di fattibilità tecnica ed economica” di sostituzione edilizia scolastica con delocalizzazione, ecc., ecc. corredato dalle firme: dirigente ingegnere Francesco Biondi, assessori architetto Alessandro Pontillo e vice sindaco Francesco De Michele. Nel documento si chiarisce:”…l’opera non risulta conforme alle previsioni urbanistiche del vigente Piano Regolatore Generale – PGR- e che pertanto, per la realizzazione della stessa, bisognerà procedere all’adozione di idonea variante allo strumento urbanistico, con conseguente imposizione del vincolo preordinato all’esproprio sull’area interessata, ed avvio della relativa procedura espropriativa”.
Il deliberato non ha i pareri, obbligatori e non vincolanti, delle commissioni consiliari permanenti. Stessa situazione dicasi per la totalità degli atti deliberativi di C.C. e di G.M. Di contro, ai signori Consiglieri sono riconosciuti gli emolumenti per la “gravosa attività” di studio che quotidianamente svolgono. A questo punto è giusto ricordare che il Consiglio Comunale con propria Delibera n.45 dell’11 aprile 2014, all’unanimità’ deliberò: ” trasformazione dell’area Macrico in parco verde urbano area F2″. Unanimità del voto significa: tutti i consiglieri comunali aderirono alla delibera di cui primo firmatario era l’allora sindaco Del Gaudio; nel consiglio sedeva l’attuale primo cittadino Carlo Marino con buona parte della sua attuale maggioranza.
Chiariti questi passaggi essenziali ed importanti sia dal punto di vista tecnico-amministrativo che politico-morale, spieghiamo chiarendo la scarsa credibilità ricoperta da taluni politici e associazioni che di tanto in tanto resuscitano parole d’ordine strumentali ed inconcludenti.
La tutela dell’ambiente, sia esso verde, bianco o rosso, si esercita sempre e comunque. Gli alberi ad alto fusto di villetta Padre Pio sono uguali per valore e altezza a quelli che il sindaco Marino ha deciso di abbattere nella piazzetta Nicola Suppa di Tuoro, per costruirvi un parcheggio sotterraneo da 100 posti auto. Questa pazzoide decisione ha avuto il consenso del Consiglio Comunale, ed anche la benedizione di certo clero accontentato con la sistemazione della struttura sportiva parrocchiale. Il verde da tutelare nel Macrico è uguale a quello “non tutelato delle colline Tifatine”: monti Tifata, San Leucio, Virgo, Castello, Calvo ecc. Colline abbandonate, non rimboschite, annualmente fatte scempio da incendi dolosi. L’amministrazione Comunale del sindaco Marino è inadempiente rispetto all’obbligo della Legge n.113/1992 “un albero per ogni bambino nato”.
Uguale discorso dicasi per il verde costantemente sottratto alla città, e sostituito da colate di cemento abitativo e commerciale.
Associazionismo da scrivania sempre assente alla salvaguardia dell’avifauna:”…sui colli che cingono Caserta si spara al cinghiale, volpi, tassi, cani, poiane, falchi, corvi, picchio, taccole e ghiandaie….
Dalle fonti naturali – Linara, Giove Fontanelle e Tellena- sono scomparsi il granchio d’acqua dolce, la salamandra dal collare e le raganelle a causa dell’inquinamento delle discariche abusive e fognario. I signori dell’associazionismo salottiero (tranne il WWF presentatore al Comune di apposito progetto di recupero) difensori ad orologeria del Macrico e della villetta Padre Pio, sono a conoscenza che il sistema scarico fogne del quartiere di Casertavecchia è a cielo aperto, quindi, inquinante.
Strano, vergognoso e complice il silenzio di certo associazionismo-verde al Decreto firmato da Vincenzo De Luca, che autorizza la “coltivazione estrattiva di cave con l’annessa trasformazione”, fino alla conclusione dei lavori e inizio attività didattica del costruendo Policlinico Universitario.
Il silenzio ambientalista, complice dell’amministrazione Marino, rispetto all’abbandono del parcheggio sotterraneo IV novembre con l’annessa piazza del monumento ai Caduti in superficie, attigua all’aria Macrico, area buia, sudicia e trasformata in piazza di spaccio e discarica.
Macrico Verde: certamente; polmone per la città: sicuramente.
L ‘associazione vessillifera sostenitrice di “MACRICO VERDE” dovrà proporre un concreto piano di fattibilità, chiarendo i desiderata dell’Istituto Diocesano per il sostegno del clero.
È intellettualmente onesto chiedere il MACRICO VERDE senza pianificare i costi occorrenti per la creazione di tale “verde attrezzato”, ed i relativi costi per manutenzione ordinaria, straordinaria e gestione.
Ipotizzando la cessione gratuita dell’area alla città, ma non sarà così, si conoscono gli appetiti del IDSC, occorreranno milioni di euro per i lavori indispensabili alla fruibilità dell’intera area, messa in sicurezza e riutilizzo delle volumetrie esistenti. Tempi lunghi, tempi biblici, tempi impossibili, tempi improbabili, tempi utili a mantenere vive attese e aspettative, tempi utili alle speculazioni di diverso genere, tempi non utili alla realizzazione di un sogno.
Primo passo per la realizzazione del Macrico Verde è mantenere l’area F2, raccolta delle firme per impegnare il Consiglio a non cambiare l’attuale destinazione prevista nel PGR. Sensibilizzare l’IDSC alla cessione gratuita alla città di Caserta, attivare l’associazionismo alla tutela del verde in tutta la città e non in parte di essa.