CELLOLE: LA SINDACA COMPASSO VIENE MESSA IN MORA, MA NON CI STA’ E LA BUTTA IN CACIARA

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IL DISSENSO CRESCE E LA SOPPORTAZIONE È AL LIMITE PER ALCUNI INTRALLAZZI CON I “SOLITI NOTI”!

    –   di Giulia Bosco   –      cellole CELLOLE: LA SINDACA COMPASSO VIENE MESSA IN MORA, MA NON CI STA’ E LA BUTTA IN CACIARA           A 48 ore dalla celebrazione del paradossale consiglio comunale di lunedì sera, restano i cocci sul campo della fu maggioranza di governo cellolese. La Sindaca Cristina Compasso ha preso le sembianze di un pugile suonato che non riesce a stare ferma sulle gambe ma rifiuta che i secondi gettino la spugna, mentre l’avversario (rappresentato da ben otto consiglieri comunali di cui due anche assessori ed uno anche vice sindaco) continua ad assestare colpetti delicati cercando di mandarla tappeto.

Il voltafaccia di ben quattro degli uomini e donne della maggioranza ha fatto saltare gli equilibri ed i nervi della Compasso che ora vede come una provocazione il solo incrociare gli sguardi con Giovanni Iovino (Vice Sindaco), Antonietta Marchegiano (Assessore), Francesco Impero Barretta (Assessore) e Umberto Sarno (consigliere con delega ad ambiente e bilancio). Questi, i quattro che hanno messo con le spalle al muro la Compasso.

La cronaca delle ultime ore è triste da raccontare, parla di una Sindaca corrosa dalla rabbia verso quei “Giuda” che l’hanno tradita a poco più di un anno dalla vittoria elettorale di quella che fu “Cellole Libera”, il sogno, l’utopia, ma anche l’ipocrisia di un progetto di rinnovamento che è rimasto tale solo nella sua versione teorica e che mai e poi mai è riuscito a connotarsi di quel cambiamento da tanti cellolesi atteso.

Il consiglio comunale di lunedì sera sarà ricordato come quello dei 38 minuti; tanto è durata la seduta, o se vogliamo essere più aderenti alla realtà, tanto è durata la rissa andata in onda in diretta video ed alla quale tanti cittadini anno assistito. Durante la marianna mauriello cellole CELLOLE: LA SINDACA COMPASSO VIENE MESSA IN MORA, MA NON CI STA’ E LA BUTTA IN CACIARAseduta, la Sindaca ha da subito dato segni di isteria, quando alla lettura del documento con il quale quattro dei suoi ex alleati di governo costituivano il gruppo indipendente “Cellole Condivisa”, lei si è esibita in uno scrosciante quanto nervoso e rabbioso applauso. Ma è stata solo la premessa dello show successivo. Lei cercava il pretesto per sfogare la sua rabbia ed il suo risentimento, e l’occasione per buttare il tutto in caciara è arrivata su un’affermazione dell’ex Sindaco Franco Lauretano. Egli, dopo un acceso scambio di stoccate con la Presidente del consiglio Marianna Mauriello la quale cercava di sviare alle risposte che Lauretano cercava, ha sbottato dicendo: “rimpiango la presidenza dell’amico Enzo Freda”, riferendosi ad un ex presidente del consiglio comunale che secondo Lauretano era molto più equilibrato della Mauriello nella conduzione dei lavori consiliari. Caso vuole che il Freda sia l’ex marito della Mauriello la quale ha giudicato l’affermazione di Lauretano come un’invasione della propria sfera personale dando il via alla Sindaca per una sua intemerata contro i ridicoli dell’opposizione non potendosela prendere direttamente con i quattro traditori della sua amministrazione. È ovvio che sia la Mauriello che la Sindaca sono cascate mani e piedi nel tranello dialettico allestito da quella vecchia volpe politica di Lauretano, solo per l’evidente inesperienza ed incapacità a gestire il civico consesso.

Una lancia in favore della Sindaca va anche spezzata, perché se è pur vero che la riconoscenza non è di questo mondo, Umberto Sarno ne è l’esempio massimo. Proprio Sarno, infatti, pare sia stato l’acceleratore della manovra, da molti dei ribelli pensata ma non proprio sponsorizzata; invece Sarno, dopo essere stato gratificato più di tutti con le importanti deleghe all’ambiente, Finanze e Bilancio pur essendo stato il meno votato di tutti i consiglieri, ha voluto spingere per costituire il nuovo gruppo autonomo ed indipendente dalla Sindaca e mettere la stessa di fronte al plotone di esecuzione. E anche durante il suo intervento durante il consiglio di lunedì, Sarno ha ribadito il suo raffreddamento verso i principi comuni della ex maggioranza a causa del piglio troppo autoritario della Compasso e del suo strettissimo cerchio magico, aggiungiamo noi; costituito principalmente dal fratello Attilio Compasso e dal potente assessore Giovanni Di Meo, che dei fratelli Compasso è cugino in primo grado.

Insomma, a conti fatti, la compattissima squadra che nella primavera del 2018 sfidò (secondo loro) il potere costituito cellolese, andando a vincere le elezioni promettendo un taglio netto con il passato, non è stata altro che una consorteria di interessi vari. Questa consorteria, con l’inconsapevolezza di alcuni di loro, non doveva far altro che garantire qualche grosso imprenditore locale, che da tempo sta accumulando enormi quantità di terreni agricoli per delle speculazioni edilizie – ma su questo argomento ci torneremo in seguito.

Questa necessità dell’entourage della Compasso, di garantire alcuni “soliti noti” ha fatto storcere il naso nella sua squadra, con i risultati che tutti abbiamo visto nelle ultime ore. Non bastasse questo, si è aggiunto un altro carico da “11” ad accendere gli animi di alcuni componenti della maggioranza; l’accordo trasversale che Attilio Compasso ha stretto con il trasversalissimo Luigi Mascolo, il quale appoggiava la lista di Lauretano alle scorse elezioni.

Il solo vedere riaffacciarsi sulla scena Mascolo ha fatto salire il sangue alla testa di Umberto Sarno, avendo i due ruggini profonde che risalgono a qualche anno fa quando un Sarno allora consigliere di opposizione all’amministrazione di Aldo Izzo, si batté con tenacia contro l’apertura della “ennesima” farmacia comunale di Mascolo e soci, proprio a Cellole. Ragion per cui tra i due non corre buon sangue, con il farmacista che medita vendetta verso Sarno e lo stesso Sarno che vorrebbe marcare il territorio verso Mascolo.

In definitiva, il consiglio comunale di lunedì 9 dicembre, ha segnata una frattura insanabile tra la Sindaca Compasso e i quattro suoi “associati dissidenti”, che pur non avendolo detto in maniera esplicita, hanno inviato alla Sindaca un avviso di sfratto irrevocabile; Lei, da avvocato capace quale è, dovrebbe capire che non ha troppe chance di fare opposizione allo sfratto e farebbe più bella figura se rassegnasse le dimissioni, lasciando volontariamente la casa comunale.

A breve seguirà una nuova puntata dove sveleremo nuovi interessanti particolari.consiglio cellole CELLOLE: LA SINDACA COMPASSO VIENE MESSA IN MORA, MA NON CI STA’ E LA BUTTA IN CACIARA