NOTTE BIANCA?

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di Nicolò Antonio Cuscunà

La notte bianca “moderna”, in origine nasce tra Berlino e Parigi per essere esportata in tutto il mondo. Le antiche “notti bianche” si celebravano come riti propiziatori, divinatori, secondo il credo e le religioni. Si attendeva l’alba nei solstizi d’inverno e d’estate; le seguaci di Diana, le dianare (ianare)  ballavano riti orgiastici intorno a grandi falò ed offrivano sacrifici umani alla divinità della caccia. Cultura e sentimenti religiosi-esoterici alla base delle lunghe notti all’attesa della luce. Oggi la luce è caratterizzata dalle luminarie degli addobbi a diverso titolo montate, le attrattive diventano: l’apertura dei musei, installazioni artistiche, performance teatrali e musicali Parigi, Berlino, Roma, Firenze.

Ci sono le notti bianche di San Pietroburgo come nel romanzo di Dostoevskij, “chiaro crepuscolare” che illumina la grande Capitale del Nord nelle ore dopo il tramonto.

Le notti bianche sono organizzate per promuovere cultura (notti illuminate alla Reggia di Caserta), insomma,  per incentivare la fruizione di spazi d’arte.

Possono anche scadere nel banale e nel Kitsch del consumismo di massa: le ” oscillazioni del gusto” di Gillo Dorfles, e scegliere di stare per la strada a bere fiumi di alcol tra un panino alla porchetta e un panzarotto.

D’arte ci sono i moderni “autoritratti”, scattati da soli o in compagnia …i ” SELFIE”,  con personaggi trend oppure addossati al famoso monumento locale.

C’è anche una triste definizione  di “notte bianca”, quella di Jim Jones capo di una setta che portò al suicidio oltre 1.000 persone la notte del 18 novembre del 1978.

Cos’è la “notte Bianca e lo street food” = ” fare tardi per strada mangiando pane e porchetta”.

I fruitori in maggioranza sono giovani e giovanissimi, provenienti da “ognidove” e  desiderosi delle grandi adunanze, le famiglie sono come i lupi albini.

Konrad Lorenz nel suo “Anello di Re Salomone”, dimostra il comportamento animale “l’etologia”, e spiega le “grandi aggregazioni”, grandi moltitudini di specie differenti si aggregano per difendersi dai predatori. 

I giovani di oggi sono paragonabili agli gnu, gazelle, zebre, bufali del Serengeti national park : “grandi moltitudini di solitari individui indifesi”.

I giovani di oggi sono profondamente soli, anche se di specie ittica come le sardine, smarriti nel proprio smartphone, si raggruppano tra sconosciuti per cercare reciproca protezione. Tra loro non hanno rapporti, solo il desiderio di confondersi nella  moltitudine.

Spesso, in modo riduttivo e fuorviante,  vengono loro proposti musica e cibo da strada che nulla hanno di culturale come nelle vere tradizioni della ” musica popolare di antiche ricorrenze legate ai luoghi autoctoni. 

Si tratta solo di musica e cibo suonata e consumata per la strada e sui marciapiedi…I giovani soli erano e soli sono rimasti.

I giorni successivi, nei luoghi di ritrovo delle grandi anonime masse l’uomo scompare,  restano  le strade sporche col caos delle SUE scatole di latta motorizzate ( dal maestro – Alessandro Del Gaudio: … “scatole contenitori di muta e distratta  umanità ).