di Nicolò Antonio Cuscunà
Chiedendone la non “cattura” con le reti a strascico, Romano Prodi si è rivelato “rais” unico concessionario alla “battuta di pesca alle sardine
Sappiamo della bontà nutrizionale di questa specie ittica, di basso valore economico e di alto contenuto di omega 3 nemico del colesterolo. Il modo migliore per cucinare le sardine è alla brace , con condimento detto in “salmoriglio”, aglio, olio, origano e peperoncino. Non sono idonee alla conserva sotto sale perché squamose, le cuginette “alici” hanno un posto di primo piano nella dieta mediterranea e condiscono prelibati piatti con la “colatura”.
Dal Mediterraneo inferiore, luogo dove abitualmente vengono pescate, le sardine sono emerse nelle piazze di molte città italiane. Questo fenomeno, alle porte dell’inverno, sembra strano ed in controtendenza alla pesca primaverile di questa specie ittica. Le sardine come simbolo si prestano ad essere interpretate. Vivono in enormi banchi, hanno vita breve, sono specie gregaria e molto disciplinata, vengono pescate quando salgono in superficie perché attratte da potenti luci. Commercialmente non hanno un alto valore, spesso vengono confuse con le alici, dal nord al sud sono preparate in tanti piatti tradizionali , es. ” .. le sarde a beccafico palermitane, e le classiche venete in saor..”. Cosa aggiungere rispetto al messaggio, lanciato da Bologna, da questi simpatici pesciolini. Partecipare è determinante alla DEMOCRAZIA, dipende dal ruolo e modi con cui si partecipa. Non stiamo parlando di regine dei mari, la CERNIA, né del maiale marino, il TONNO,…parliamo di specie gregaria che si nutre di plancton ed occupa l’anello più basso del sistema alimentare marino, cioè : ” è cibo per tutti i pesci grandi”…..Quando viene pescato in abbondanza vene trasformato in mangime per mammiferi, ed in alcuni casi rigettato in mare. Non auguriamo nulla di tutto ciò alle sardine nostrane, al contrario , auguriamo di servire ad elevare il processo partecipativo democratico e non partire col piede sbagliato di essere contro qualcuno. Riusciranno a non cadere nelle reti tese da navigati “rais” della pesca d’altura, riusciranno a non finire in padella, o peggio a fare la bollitura per diventare mangime?. Per cui non serve contarsi, ma contare, non serve nascondersi nel mucchio selvaggio, serve presentarsi con idee nuove non farcite da ritornelli vecchi ed utilizzati per dare la caccia ai fantasmi del passato. Allora, ben sbarcate, Caserta necessita di qualcosa di nuovo, perché nel suo mare cheto da troppo tempo boccheggiano specie ittiche simili ai salmoni di fine ciclo vitale. Fatte attenzione a non finire come i “polpi” cotti nel proprio brodo.