– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Il podestà di Caserta Carlo Marino, forse per deviare, sviare, coprire, occultare le Sue gravose responsabilità, in ordine alla mancata manutenzione ordinaria, straordinaria dei plessi scolastici delle scuole dell’obbligo di pertinenza dell’Ente di palazzo Castropignano; con atto deliberativo di giunta s’è inventato l’esproprio di 7.000 metri quadrati di area verde, nell’ex Macrico. La proprietà dell’intera area è dell’Istituto Diocesano per il sostegno del clero, area destinata al mantenimento delle superfici a verde con il non aumento dell’esistente in volume delle strutture ex depositi militari, come delibera di Consiglio targato sindaco Pio Del Gaudio. L’inquilino del palazzo di piazza Vanvitelli, senza avere titolo di proprietà del terreno, senza disponibilità degli strumenti urbanistici, senza copertura economica, vorrebbe costruire una nuova scuola in barba agli strumenti che regolano l’armonico sviluppo della città. Cosa aggiungere…non sembrerebbe vero, la scivolata è lampante, banale, inverosimile, non ascrivibile ad un valente e navigato politico di lungo corso. Allora cosa pensare, forse ad un “doppio paccotto”, per allontanare sospetti di trattative di sotto-sotto banco tra le parti nemiche in apparenza. L’avvocato Paolo Centore ha notificato al Comune di Caserta l’esposto d’opposizione al deliberato (acquafresca) della giunta municipale di cui trattasi. L’avvocato Centore nell’opposizione obietta impedimenti tecnici, PGR esaurito, vecchio, ritrito, violentato e PUC ancora non approvato, chiarisce, quasi volendo indicare, il non deliberato del consiglio comunale al provvedimento di giunta per la nuova scuola. A pensare male è peccato, nel caso del pensare male di un istituto diocesano diventerebbe doppio peccato mortale.
Noi siamo portati alla seconda ipotesi. Da questo Consiglio Comunale ci si può aspettare di tutto, anche di un deliberato che cambi il PGR e violenti il PUC ancora da far partorire. Conclusioni: entrambi “i contendenti possono dichiararsi esenti da peccati…”.