ELEZIONI & POLITICA… QUANDO IL SISTEMA SI LIMITA A PIANTARE LA BANDIERINA…

0

   –   di Nicolò Antonio Cuscunà    –

Quanto ed a chi, è utile vincere le elezioni? Si fa un gran dire, si spendono fiumi di parole ed inchiostro, si attuano interminabili tour de force per contattare da vicino gli elettori, si escogitano varie forme di spettacolo, il più delle volte privo di sostanza politica, utile al solo fine dell’assemblaggio del consenso elettorale. Da questo pressing elettorale è difficile apprendere proposte programmatiche di ciò che si vorrebbe fare di nuovo, continuare a realizzare, oppure promuovere, modificare completamente o stravolgere per un radicale cambiamento. I fiumi di parole si sprecano per denigrare l’avversario con argomenti il più delle volte inconcludenti, rispetto ai temi di politica amministrativa del territorio. Questo è quanto sta accadendo dalle annunciate elezioni regionali di Emilia-Romagna e Calabria. Il dibattito politico nazionale è stato invaso, deviato dal normale corso della discussione in atto sulla legge finanziaria, per essere sostituito da futili argomenti non politici, farciti con sardine condite in tutte le salse, fantasmi del passato e chi più ne ha, più ne metta. Programmi, candidati e coalizioni, diventano secondari rispetto alle decisioni elettorali, come dire che, poco o niente importa chi assumerà il comando, se avrà o meno capacità, professionalità, moralità, oltre e chiaramente alla pratica possibilità attuativa sulla maniera di sviluppare il futuro di quel territorio. Il traguardo da raggiungere nelle elezioni diventa: “Appuntare la bandierina di conquista” di quel territorio. I leader si spendono mettendoci la cosiddetta faccia, l’elettore è chiamato ad esprimere il consenso e gradimento al solo capo in testa, il quale, ottenuta responsabilità di governo (regione, provincia o comune) lascia tutti andando via. Stessi pesi e stesse misure, sono applicate per la scelta dei candidati consiglieri, non importa se non radicati nel territorio, non importa se nessuno sa chi siano, se non hanno né arte né parte, come si suol dire: teste d’uovo e mazze di scopa …” tanto i consensi li rastrella il CAPO.  Militanza, affidabilità per competenze, capacità, onestà, servono a poco o nulla, è più importante essere di gradimento e di fedeltà cieca ed assoluta al Capo. L’affidabilità ideologica e la credibilità politica, cardini chiave della prima repubblica, sono stati sostituiti, grazie anche alle leggi elettorali, dalla fedeltà al manovratore dei fili del teatrino della politica: appunto… il CAPO. I poteri gestionali di regioni e comuni, indispensabili alla creazione e gestione di servizi vicini ai cittadini, sanità, trasporti, ambiente, edilizia scolastica, ecc vengono delegati a uomini lontani dalla conoscenza delle realtà territoriali. Vincere le elezioni in Calabria non è la stessa identica cosa che vincerle in Emilia-Romagna. Ognuna è una realtà a sé stante, non è azzardato dire due realtà distinte e distanti come la luce ed il buio. La Calabria, in 50 anni dall’istituzione delle regioni ed a 158 anni dall’Unità d’Italia, ha sommato croniche e drammatiche arretratezze, anche maggiori al resto del Mezzogiorno.  Il mancato, lento e truffaldino “non sviluppo” l’hanno resa terra di illegalità e di emigrazione. Ritardi ed errati interventi dello Stato l’hanno resa terra SFIDUCIATA.  Vincere le elezioni in Calabria non può rappresentare l’appagamento di vittoria numerica-percentuale, utile al solo appuntare la bandierina sulla cartina geografica. Le elezioni in Calabria possono rappresentare solo il NUOVO CORSO, dopo 50 anni di sconfitte di tutti, dei partiti che via via si sono succeduti a quel governo, oltre alla sconfitta dei calabresi stessi. In Calabria servono uomini liberi, non condizionati né pilotabili, servono uomini capaci di voltare pagina per il cambiamento reale. L’endemico, incancrenito sistema, dimostratosi inesorabilmente fallimentare, non può continuare a sopravvivere …I calabresi devono avere la cosciente forza di voltare pagina, e non continuare ad attendere e a sperare nel nuovo paladino che ne guidi la riscossa. I leader non devono rastrellare voti per segnare la vittoria e successivamente andare altrove e ricominciare daccapo per una nuova dimostrazione della loro forza. I leader devono infondere fiducia e speranza, credibilità ed affidamento nelle scelte programmatiche, da concretizzare con uomini capaci e onesti. L’ultima cosa che serve alla Calabria ed al Sud sono gli uomini calati dall’alto, i reggicoda del capo, i raccoglitori di firme senza arte né parte, senza carattere né volontà e determinazione e spinta al CAMBIAMENTO. La Calabria ed il Sud non abbisognano di pannicelli caldi, abbisognano di autentiche rivoluzioni, abbisognano di bruciare il vecchio per inventare il nuovo. La Calabria ed il Sud devono voltare pagina…la Lega saprà esportare il buon governo di cui è capace? …Allora la Lega potrà scrivere il suo nome sui futuri libri di storia, altrimenti, come gli altri, riempirà con i suoi uomini le patrie galere. Differente l’analisi per il rinnovo del governo regionale di Emilia-Romagna. Regione amministrata ininterrottamente dalla sinistra fin dalla istituzione delle regioni – 1970. Regione con eccellenze in materia di servizi e, con la minore pressione fiscale locale rispetto all’erogazione degli stessi. Regione i cui cittadini non sono costretti a rivolgersi altrove per servizi sanitari, sociali imprenditoriali d’industria, artigianato e agrozootecnia. Regione con decine di primati ottenuti per qualità-costo benefici. Conquistare l’amministrazione di questa realtà è completamente differente dall’effimero appuntare la bandierina segnaletica di vittoria.  La regione Emilia-Romagna ha bisogno di mantenere e migliorare le eccellenze conquistate, necessita di stabilità e di continuità. Cambiare solo il colore della bandierina segnaposto, non appare auspicabile.   Di esempi in negativo, di cosa significhi affidarsi al capo-leader, ne è piena la nostra più recente storia nazionale. Il voto scaturito dalla protesta-populista, dall’odio verso l’avversario, dell’odio verso le Istituzioni, hanno generato i mostri dell’incompetenza e dell’ignoranza attualmente al governo. Scegliere coscientemente pensando agli errori da non più commettere, scegliere non mossi da acredine e mode, né inseguendo fantasmi, parole d’ordine ed infatuazioni, votare per programmi semplici, chiari e concretizzabili, sostenuti da uomini onesti, preparati, competenti conoscitori delle realtà territoriali è possibile, anzi, sicuramente auspicabile.