– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Quarant’anni… quasi mezzo secolo è trascorso da quando lo Stato incentivò d’impiego straordinario dei giovani in agricoltura, artigianato, industria, servizi, ecc (l.285/77). La legge creò fiducia nelle nuove generazioni, facendoli realizzare nel lavoro. La legge Anselmi-Berlinguer consentì a migliaia di giovani di credere nello Stato, promotore del bene primario per l’uomo: “Realizzarsi nel lavoro per contribuire alla propria crescita e a quella del proprio Paese”. Quei giovani vennero assunti con soli titoli di studio e professionali, non si crearono differenze di censo né discrimini di sorta. La formazione culturale-scolastica richiesta rappresentava lo spaccato verticale di quell’epoca. Vennero avviati al lavoro giovani con la licenza media, diploma di geometra, ragioniere, liceo classico, e belle arti. Promotori dei progetti gli Enti pubblici e privati, società, cooperative ed associazioni, insomma, il tessuto attivo del Paese venne coinvolto a partecipare. I lavoratori della cosiddetta legge 285 vennero formati per sostituire la classe dirigente nata dagli orrori della guerra, cresciuta nella speranza e fiducia di non ripetere errori. Alla luce dei risultati ottenuti, lo Stato fece un ottimo investimento. Terzo millennio, la prima Repubblica è stata archiviata negli scaffali degli eccessi da essa stessa creati. Sostituita da una classe non facile da definire per mancanza di radici culturali, ideali e ideologiche.
Da un’economia di mercato nazionale, velocemente e senza regole si è passati alla globalizzazione di merci sostitutori anche di credi e civiltà. In questo quadro temporale, XVIII legislatura, i partiti e movimenti della 1° repubblica si sono estinti. Qualcuno, evolvendosi ha perso connotati e caratteristiche, per cui non sono possibili paragoni. Il qualunquismo ha soppiantato le ideologie, i programmi sostituiti da slogan e parole d’ordine. Gli statisti da garzoni e venditori di bibite gassate. Al Quirinale abita il siciliano Sergio Mattarella, eletto dal centrosinistra; a palazzo Chigi siede il professor Giuseppe Conte non definibile come appartenenza partitica. Incertezza, instabilità sono alla nascita del 1° governo Conte composto dal megamovimento 5 Stelle, nato dalla rabbia del comico Grillo Beppe e dal faccendiere Gian Roberto Casaleggio, in aggiunta alla nuova Lega, non più Nord, di Matteo Salvini erede del “ce l’ho duro” Bossi. M5S & Lega, il governo del “diavolo e l’acquasanta”, sottoscrittori di un “contratto”, attuano la spartizione dei “panni di Cristo”, vicendevolmente sostenendosi approvano la legge cosiddetta del ” REDDITO di CITTADINANZA”.
In 40 anni si passa dal “diritto al lavoro” Art. 1 della Carta Costituzionale, al contrasto alla povertà, disuguaglianza, esclusione sociale…finalizzato al sostegno economico per garantire il livello minimo di sussistenza…
Il lavoro, elemento basilare della crescita e della realizzazione morale, sociale e materiale dell’uomo, è trasformato in assistenzialismo fine a se stesso, concepito come utile ad eliminare il pericolo dell’emarginazione.
Gli elementi a paragone sono improponibili, l’evoluzione del genere umano è diventata involuzione, l’uomo scopritore, inventore, artista, è diventato passivo peso da assistere. I costi dell’assistenzialismo senza lavoro sono gravosi per i contribuenti, e non facile né possibili da garantire in eterno. Ai giovani della ex 285 venne garantito il “diritto a realizzarsi nel lavoro guardando al futuro”; ai giovani del D.L. n.4 del 2019 è concesso sopravvivere con la “pancia piena” ma senza domani.