LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E LE SUE REGOLE

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–  di Nicolò Antonio Cuscunà  –

Il consiglio Comunale è l’organo di rappresentanza partecipativa scelto con la democrazia del voto. I cittadini scelgono a fiducia i propri rappresentanti in base all’affidabilità e alle competenze da essi dimostrate. A questi rappresentanti eletti si affida il compito di amministrare il luogo in cui si vive. Compiti delicati, di fiducia e responsabilità sono assegnati per concretizzare l’amministrazione pubblica. Esaurito l’importante compito del voto, scelti i rappresentanti del popolo, quali strumenti hanno i cittadini per comprendere il buon esito della loro scelta? Quali strumenti hanno gli scelti di concretizzare i desiderata della buona amministrazione delegata dal voto? Questi sono da sempre i punti nodali esistenti rispetto alla gestione delegata della Democrazia Pubblica.  Verificare direttamente l’operato dei rappresentanti del popolo negli ambiti locali è facile da attuarsi, la cartina di tornasole, la verifica si riscontra nella “qualità dei servizi” erogata. Efficienza dei trasporti collettivi, non caoticità del traffico, qualità del vivere in comunità sempre più ampie e snaturate nei rapporti, salubrità dell’aria, fruibilità di qualità del tempo libero, somministrazioni di proposte culturali, insomma, non è difficile verificare se i rappresentanti eletti svolgono o meno i loro doveri. Quali sono gli strumenti di legge, in uso degli amministratori, per adempiere ai loro doveri? L’organo principe, aperto e pubblico, è il Consiglio Comunale, ci sono anche le Commissioni Consiliari permanenti, organi di consultazione, programmazione e controllo. Questi strumenti non sono perfetti e sempre utili a garantire la buona amministrazione. Inoltre, i rappresentanti del popolo hanno strumenti propositivi diretti, con cui indicare all’esecutivo, sindaco e giunta, gli argomenti urgenti, sensibili da discutere e risolvere. È l’istituto delle interrogazioni, mozioni, interpellanze e petizioni popolari, questi importantissimi strumenti sono la voce diretta ed immediata dei cittadini rispetto agli organi delegati di governo della Res Publica. Orbene questi strumenti partecipativi della Democrazia diretta a Caserta sono disattesi, elusi, sottoutilizzati, mortificati.

Il caso più recente s’è verificato mercoledì 13 u.s., in discussione, con la formula della “risposta immediata”, 5 punti all’o.d.g. convocati in C.C. dal presidente avvocato Michele De Florio. Richieste da trattare, argomenti sensibili la vita della città, trasporto pubblico locale, alienazione beni comunali, annosa e ridicola questione del disastro del sottopasso vanvitelliano di Ercole, scuola infanzia di via Martiri di Bellona.   Presenti, oltre al presidente De Florio, il segretario generale, gli organi di presidenza, due consiglieri Apperti e Naim, la terza richiedente consigliera Credentino non ha preso parte alla seduta. Assente il pubblico, i consiglieri e tutti gli assessori. La discussione non si è tenuta, i consiglieri interroganti si sono dovuti accontentare di risposta scritta e promessa di futuro intervento da parte dell’assessore al ramo “mobilità” Emiliano Casale, assente. Questa la cronaca, questa la sensibilità dell’Esecutivo del sindaco Marino, questa la democrazia partecipativa degli “eletti consiglieri”, questa la sensibilità della città di Caserta rappresentata da una sola signora sensibile al problema del TPL. Cosa aggiungere ai rammentati chiarimenti rispetto agli strumenti utili alla democrazia della partecipazione, nulla. Non perché non valga la pena continuare a chiedere la “partecipazione”, partecipare non è mai errore né mai troppo. A monte della partecipazione dovremmo concretizzare la sapienza delle scelte. La democrazia non si realizza nella libertà del voto, si crea con la capacità di saperlo esercitare per il raggiungimento degli obiettivi comuni.