Potenziare gli ambulatori dei medici di base con nuovi strumenti diagnostici per alleggerire il lavoro dei medici di urgenza in ambito territoriale e nei pronto soccorso è senz’altro una buona iniziativa di cui diamo atto al ministero della Salute, tuttavia restiamo dell’avviso che serva comunque e in tempi davvero stretti una riforma della Medicina territoriale (Assistenza Primaria, Continuità Assistenziale, Servizio 118, Adi, Nad, Specialistica ambulatoriale, lungodegenza ) per riservare a quella ospedaliera esclusivamente i codici di maggiore gravità, cioè i gialli e i rossi.
E’ questo in sintesi quanto trasmesso oggi al ministro della Salute Roberto Speranza dal Consiglio nazionale del Saues, il sindacato autonomo di urgenza ed emergenza sanitaria.
“Tale innovazione – si legge nel documento Saues – garantirebbe una migliore qualità del servizio al cittadino sia sul territorio che in ambito ospedaliero. Sarebbero infatti evitate le lunghe code di attesa intraospedaliera ed abbreviati i tempi nel percorso assistenziale territoriale del paziente, che sono causa delle ben note criticità, come gli atti lesivi nei confronti degli operatori sanitari”.
“Sappiamo bene – spiega il presidente nazionale del Saues Paolo Ficco – che una riforma del genere richiede un numero congruo di medici da impegnare su questi servizi e di specialisti negli ospedali, soprattutto nei Pronto Soccorso, posti che, se carenti, potrebbero essere coperti, mediante apposita legge, dai medici di emergenza territoriale convenzionati intenzionati a passare al regime di dipendenza”. Naturalmente – sottolinea Ficco – andrebbe senz’altro incentivata la remunerazione dei medici di pronto soccorso e di emergenza territoriale per evitarne la migrazione in altri servizi o il rifiuto di queste tipologie di incarico particolarmente impegnative e gravose”.