a cura di Jenny Longobardi
CASERTA – Il detto recita: nel bene o nel male, purchè se ne parli… E per una volta ne vogliamo parlare bene. Anzi a parlare bene della città di Caserta ci ha pensato un giovane trentenne, Stefano Malorni, già dottore in Scienze dell’Architettura, presso la Federico II di Napoli, che nel mese di ottobre u.s. ha discusso una tesi dal titolo “Urban games come strumento per rinarrare e valorizzare la città” concludendo a pieni voti il Master in Relational Design presso la rinomata Abadir, Accademia di Design e Art visive di Catania, diretta da Lucia Giuliano. La trattazione ha posto al centro di un’analisi accurata l’iniziativa della caccia al tesoro cittadina, denominata “Il Segreto dei Borbone” e promossa a gennaio dal comitato Caserta Young, guidato dalla presidente Maria Luisa Ventriglia dell’Associazione Gianluca Sgueglia onlus.
Un evento del tutto inedito per la città che, grazie al coinvolgimento di alcune istituzioni e musei, quali la Reggia di Caserta, ha reso protagonisti i giovani delle scuole casertane e aperto il tessuto urbano ad un nuovo dialogo con la cittadinanza attiva del territorio. I ragazzi dei licei suddivisi in squadre, infatti, si sono sfidati in originali prove sulla storia dei Borbone costituite da giochi dinamici e prove di abilità in cui poter spendere le proprie competenze e recuperare il loro rapporto con i luoghi e la storia. Stefano Malorni è partito da queste premesse per uno studio in cui ha affrontato i temi del rapporto tra rigenerazione urbana e arte, della cultura come strumento per leggere i cambiamenti e della mobilità sostenibile in rapporto agli stili di vita. “La caccia al tesoro. Il segreto dei Borbone nella sua dimensione leggera e di gioco innovativo, ha avuto di base uno scopo rilevante – dichiara Stefano Malorni -. Il mio interesse verso questa kermesse mi ha portato a renderla un caso-studio, in cui ho passato al vaglio tutti i punti di forza e di debolezza dell’iniziativa confrontandomi con un campione di studenti che l’hanno vissuta”. Grande rilievo è stato dedicato ai giochi e all’importanza di calarli nell’ambiente urbano, da qui la nomenclatura di “urban games”.
Le singole prove della caccia al tesoro, che hanno condotto i ragazzi ad attraversare tutto il centro storico della città di Caserta, infatti si sono riscoperte come un mezzo molto potente di conoscenza e, soprattutto, di grande impatto comunicativo, tali da poter apportare cambiamenti in relazione al destinatario. Gli elementi costitutivi dei giochi studiati dal comitato Caserta Young e realizzati dal prof. Enzo Gagliardi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, secondo la posizione di Malorni, hanno garantito sia l’engagement con gli studenti, che la gamification, ossia il trasferimento di tecniche proprie di design dei videogiochi in una cornice che le persone conoscono, in questo caso la città. Stefano Malorni parla di rigenerazione urbana e di tecniche non formali per coinvolgere i cittadini disegnando soluzioni per renderla più vivibile e commenta: “La città di Caserta, anche per uscire fuori dall’impasse in cui è stata risucchiata, potrebbe prendere a modello l’Emilia Romagna che, attraverso un’azione di UrbanAct, sta applicando politiche urbane sperimentali per rigenerare parti del tessuto urbano degradate grazie all’aiuto dei giovani e delle associazioni”.
La caccia al tesoro “Il Segreto dei Borbone” si riconferma così una valida iniziativa culturale made in Caserta, ma la sua portata, confessano i promotori, necessita del sostegno delle principali istituzioni e della comunità per poter progettare una seconda edizione ancora più entusiasmante, che faccia da supporto alle proposte culturali elaborate in default.