SOSTENIAMO L’APPELLO DEGLI STUDENTI CILENI

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Un gruppo di studenti del Cile insieme alla popolazione sta chiedendo maggiore democrazia.

“Il Governo cileno non solo ci ignora ma da giorni ha schierato i soldati che ci stanno massacrando. Non accadeva nulla di così grave dai tempi del dittatore Pinochet”.

Sosteniano l’appello degli studenti cileni per chiedere uno stop alla violenza e un ritorno al dialogo.

Siamo un gruppo di studenti cileni e crediamo che sia della massima urgenza fermare la violenza in Cile.

La popolazione cilena si trova ad affrontare un drammatico scenario di crisi dovuto a tanti fattori. Il rifiuto di accettare gli aumenti del costo dei trasporti pubblici – su cui molti media si sono soffermati – è solamente la punta dell’iceberg che cela, in realtà, decenni di ineguaglianze sociali e una costante perdita di credibilità del sistema politico cileno. Lunedì, 12 ottobre, un gruppo di circa 200 studenti ha iniziato a protestare. Subito hanno ricevuto il supporto di altre parti della popolazione e sempre manifestando in modo legittimo e pacifico. Il Governo ha risposto, ancora una volta, con fredda indifferenza e irridendo le richieste dei cittadini – “dovete svegliarvi prima la mattina” ha dichiarato il Ministro dei Trasporti. Per questo motivo nei successivi 4 giorni le manifestazioni sono aumentate, coinvolgendo via via diversi strati della società cilena, diventando una enorme e spontanea mobilitazione nazionale e trasversale nelle sue rivendicazioni. Alla luce di tutto questo il Governo ha deciso di passare all’azione. La risposta è stata tornare alla Costituzione del 1980 – quella scritta ed emanata sotto la dittatura di Pinochet – e mandare i soldati fuori dalle caserme e contro il popolo. La mattina del 19 ottobre il Presidente Piñera si è presentato in tv per lasciare i poteri nelle mani del Capo dell’Esercito cileno con l’obiettivo di “ristabilire l’ordine sul territorio nazionale”. Dopodiché il Presidente è sparito fino a tornare di nuovo sulle scene per dichiarare al mondo intero: “Siamo in guerra”. Fino a questa dichiarazione incendiaria, il Presidente non si è fatto vedere pubblicamente e gli unici interlocutori dei cittadini cileni sono diventati le autorità locali e soprattutto il Capo dell’Esercito, Gral. Javier Iturriaga.  Mentre non si sta facendo nulla per discutere delle richieste dei cittadini, giorno dopo giorno monta la repressione. Da sabato 19 il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza in 2 regioni cilene e oltre 10 comuni con l’aggiunta del coprifuoco in diverse zone dalle 6 di sera.  Sui social media ci sono numerosi video che mostrano polizia e soldati sparare ad altezza d’uomo, utilizzare droghe prima di andare a reprimere i manifestanti, colpire giovani e bambini, compiere raid nei negozi e utilizzare armi contenitive durante manifestazioni pacifiche dove sfilano famiglie. Dopo 7 giorni di dimostrazioni e le strade militarizzate, in Cile non è stato riportato l’ordine né si è avviato alcun dialogo. Utilizzando soldati e polizia, il governo ha radicalizzato un conflitto che non aveva nulla a che fare con l’ordine pubblico ma che era di esclusiva natura politica. Questa situazione può essere risolta solo con il dialogo e permettendo ai cittadini di interagire con il governo. Per questo chiediamo che i soldati rientrino nelle loro caserme e sia posta fine alla repressione e che sia data possibilità ai cittadini cileni di partecipare attivamente alla vita democratica del loro Paese.