OSPEDALE, IL MEMORIALE DELLA DOMENICA 67

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(f.n.) – E la Memoria improvvisamente si libera da ogni tentativo di oblio e varca la soglia del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Caserta…”Prima che intervenissero i Contratti nazionali del lavoro, ogni Ente era autonomo in diverse attività – ricorda il senatore Tami Ventre, emergendo quasi,  al centro di una tempesta perfetta, in cui si  scontrano e fondono libri, libri ed ancora libri e fogli e diari e fotografie … pietre miliari virtuali di un’epoca ancora troppo recente, per rassegnarsi all’involuzione culturale e sociale, che ne è susseguita. “La durata della giornata lavorativa per i sanitari era di cinque ore ad eccezione di coloro che lavoravano al Pronto Soccorso, per i quali la giornata lavorativa era di sei ore, dal momento che il loro era un lavoro discontinuo e di attesa…Ritengo che l’orario fosse più che giusto e logico, oltre che onesto, dal momento che poteva anche capitare, che durante un turno di servizio, non arrivasse nessuno in Pronto Soccorso”. Non abbiamo difficoltà ad immaginare le smorfie e le proteste di chi leggendo adesso, sta già dicendo…aheeee…seee…nessuno???…  “Il medico aveva la sua stanza con tavolo, sedie, divano, poltrone e Tv – continua il senatore Ventre – ma quelle “sei” ore evidentemente non erano state digerite facilmente…e quindi…misero in atto una rivendicazione chiedendo che l’orario venisse ridotto a cinque ore e chiesero che quell’ora in più fosse loro pagata come straordinario…” La questione venne affrontata e discussa in Prefettura ed il senatore ricorda che, spalleggiati dal sindacato, ovviamente i medici l’ebbero vinta ma…quando tornarono vittoriosi in Ospedale, ebbero una sgradevole sorpresa…avevano conquistato la possibilità di lavorare un’ ora in meno, ma avevano perduto la possibilità di “riposarsi” e soprattutto di “distrarsi”….Chi avesse pensato che il senatore, tenacemente convinto della bontà della sua decisione, relativa alle ore di lavoro, avrebbe tacitamente incassato, avrebbe dimostrato di essere “fatalmente” ingenuo…Infatti… quell’ora in meno era costata loro, poltrone, divano, tavolo, letto e Tv..Il senatore nel corso della riunione in Prefettura, quando si accorse che i medici stavano per vincere la partita, con una scusa si assentò dalla sala della riunione e si recò nell’ufficio del Capo di Gabinetto  e da lì telefonò ad un dipendente dell’Ospedale di sua assoluta fiducia, ordinandogli di togliere immediatamente dalla stanza del medico di guardia del Pronto Soccorso, i vari “oggetti comfort” e sistemarli ovunque ritenesse opportuno, purché il trasloco fosse fatto con immediatezza…A quel punto non rimaneva che una strada per liberarsi dai controlli…quella di mandare il direttore al più presto a Roma, con una carica che gli impedisse si ripresentarsi all’uscio dell’Ospedale a turbare il tran tran ed all’occorrenza i sonni tranquilli e le fuitine dei telefonisti birbanti…Hasta el Domingo!

4 Commenti

  1. Gentilissima Dottoressa, la mia non è sete di sangue ma di giustizia. Lei è la nostra voce, sono una dipendente dell’ospedale, una delle tante zittite dal potere. Nelle sue parole troviamo la soddisfazione dell’espressione, della giusta denuncia, della libertà di parola e MAI di stupido pettegolezzo che non appartiene a nessuno dei due. Grazie per non gettare la spugna. Buon lavoro dottoressa.

  2. Preg.ma Dott.ssa Nardi…. tutto qui?
    Che succede? Un solo articolo e dedicato al passato. Come mai la sua tastiera dorme, Non sarà mica andata in letargo come la nostra sub?

    • Gentile Matilde, ho voluto creare l’ illusione che avessi gettato la spugna sul presente e mi fossi rifugiata nel passato…Si tranquillizzi….non sono andata in letargo e non ho alcuna intenzione di gettare la spugna… sto soltanto marcando le differenze… e meraviglia da parte sua, una così superficiale lettura delle intenzioni…peccato… Senza un’ adeguata lettura del passato e’ assai difficile notare lo squallore del presente. Grazie…plachi la sua sete di sangue…

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