– di Ferdinando Terlizzi –
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Riprenderà lunedì 14 prossimo, innanzi la Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere (Presidente, Giovanna Napoletano; giudice a latere, Alessandro De Santis; pubblico ministero, Domenico Musto),il processo a carico di Emilio Lavoretano, accusato a piede libero, di essere l’assassino della moglie Katia Tondi, rinvenuta cadavere nella propria abitazione nel luglio del 2013.
E’ un processo – come ho scritto altre volte – altamente indiziario. Non c’è la cosiddetta prova regina che può incastrare l’imputato e schiacciarlo sotto la propria responsabilità, con una condanna magari a 20 anni. Non ci sono contestazioni di aggravanti ed il movente, che come hanno scritto molti giuristi di rilievo, – è il caleidoscopio del delitto – non esiste, o almeno dagli incartamenti processuali non si evince.
Non c’è dunque quella certezza che tranquillizzerebbe i giudici togati e quelli popolari per la emissione di un verdetto di condanna.
Il Lavoretano, peraltro, è sospettato perché avrebbe avuto un alibi: lo scontrino della spesa. Bene. Ma è poco per una eventuale condanna.
Viva attesa intanto nella prossima udienza per il deposito della perizia del prof. Pietro Tarsitano che dovrà, tra l’altro, stabilire l’ora della morte e quindi l’ora esatta del delitto.
Su questi punti – essenziali ai fini della individuazione della colpevolezza del presunto assassino – come è noto – ci sono contrastanti pareri tra i periti e i consulenti.
Nell’udienza di oggi, lunedì 14, sono previsti anche le deposizioni del perito della Procura Dr. Maurizio Saliva e del consulente della difesa Prof. Vittorio Fineschi (ordinario di medicina legale de La Sapienza di Roma, tra l’altro è stato consulente della difesa nel processo per la morte di Stefano Cucchi).
Su molti punti delle conclusioni peritali – come è noto – vi sono diversi contrasti che certamente riemergeranno nel corso del dibattimento, il quale, peraltro, se non vi saranno richieste di acquisizioni di ulteriori prove testimoniali (nuovi mezzi di prova ai sensi dell’art. 507 c.p.p. il quale, prevede che, terminata l’acquisizione delle prove, il giudice, se risulta assolutamente necessario, può disporre anche di ufficio l’acquisizione di nuove prove), si avvierà verso la conclusione.
Sarà allora predisposto un calendario, prima per la requisitoria del pubblico ministero, poi per l’arringa del rappresentante della parte civile ed infine della difesa.
Emilio Lavoretano, che è difeso dall’avvocato Natalina Mastellone,(la parte civile costituita in giudizio con Assunta Giordano e Carlo Tondi, genitori della vittima, è assistita dall’avvocato Gianluca Giordano) si è difeso finora strenuamente, rigettando ogni accusa e confutando, punto per punto, le asserzioni dei vari testimoni.