L’ATTIVITÀ RIGUARDA ANCHE ALCUNE IMPRESE DI CASERTA E SALERNO
Un nuovo appalto nella Sanità italiana è stato aggiudicato da più di un anno a nuove imprese che si occupano del cosiddetto «lavanolo», con un risparmio dai 35 mila ai 40 mila euro al giorno rispetto ai vecchi contratti (circa 14 milioni di euro) ma, paradossalmente, non riesce a decollare a causa di una serie di ricorsi presentati al Tar, spesso strumentali e ad un inspiegabile ostruzionismo dei sindacati e degli enti stessi. E’ quanto sta accadendo in tutti gli ospedali e le Asl di alcune province laziali, dove dopo la gara aggiudicata con un forte risparmio, il servizio del noleggio e del lavaggio di tutta la biancheria, sia per i letti che per le divise delle strutture sanitarie di tutto il Lazio sembra continuamente ostacolato dagli stessi enti che ne hanno interesse e ovviamente dalle ditte uscenti. La nuova gara si indice nel dicembre del 2016, per 8 lotti: valore, 133 milioni di euro per 5 anni. Dopo la procedura di assegnazione, durata fino al luglio 2018, non sono mancate polemiche e ricorsi Tar e Consiglio di Stato tutti risolti favorevolmente alle ditte aggiudicatarie. Negli ambienti sindacali c’è chi parla di preoccupazioni per i lavoratori che passeranno sotto la gestione delle nuove società (del tutto prive di fondamento, assicurano i vertici) e chi solleva altri argomenti che però non trovano riscontro analizzando la professionalità delle aziende laziali e campane che si sono aggiudicate gli appalti: Adapta, ATI SSI slr-Lavanderia D’Alessio e Pacifico. In particolare, sono stati aggiudicati: tre lotti ad Adapta SpA; tre al raggruppamento Servizi Sanitari Integrati con Lavanderia d’Alessio e due più piccoli (lotto 1 e 3) all’azienda Pacifico. Le società si sono dimostrate pronte a rispettare gli impegni presi e ad andare anche oltre accettando, di recente, altre richieste provenienti dai sindacati. Ciononostante i tempi si dilungano e ogni giorno, vengono «sprecati» dai 35 mila ai 40 mila euro al giorno che si andrebbero a risparmiare con il nuovo appalto. Nonostante gli sprechi, le decisioni favorevoli della giustizia amministrativa, il tempo passato (oltre un anno), l’accordo in Regione con i sindacati e la dichiarata «prontezza» ad avviare gli appalti, le Asl e gli Ospedali laziali continuano a nascondersi dietro l’attesa della giustizia amministrativa, in assenza di impedimenti (le aziende uscenti hanno rinunciato a discutere la sospensiva poiché mirerebbero solo all’annullamento della gara ai danni di tutti i residenti del Lazio), ritardando oltremodo il subentro delle ditte aggiudicatarie. La Regione Lazio non sollecita e si procrastina una situazione di danno erariale della quale, si spera, sarà chiesto conto a qualcuno. Tanti gli interrogativi: la Corte dei Conti cosa aspetta ad avviare una istruttoria? Si domanda qualcuno. Perché si continua a temporeggiare? Un atteggiamento che dà adito a cattivi pensieri, quasi come se ci fosse un atteggiamento favorevole e strumentale per le ditte uscenti. Risulta che molti degli appalti attualmente in corso sono scaduti e più volte prorogati o concessi addirittura in assenza di proroga. Gli addetti ai lavori si domandano come faranno le Aziende Ospedaliere a pagare il servizio? Ci sono aspetti che sfuggono. Come è noto, per legge non si possono disporre proroghe e che in assenza di proroga non è possibile saldare le fatture. Una questione che stanno valutando i legali di chi pur assegnatario del bando non riesce ancora ad espletare l’incarico.