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%name Si è appena conclusa la prima giornata della Summer School Ucsi – la scuola di giornalismo investigativo promossa dall’Unione cattolica stampa italiana di Caserta e dall’Agenzia pubblica per la legalità Agrorinasce, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti Campania – in programma da oggi al 15 settembre a Villa Liberazione (in via Angiolieri), già nota come “Villa Scarface”, bene confiscato al fratello del capoclan dei Casalesi, Walter Schiavone.
Queste le dichiarazioni dei protagonisti sul fenomeno delle economie criminali, sull’evoluzione delle organizzazioni mafiose e sulle criptovalute, ed il comunicato stampa sulla quinta edizione della scuola.

“Lo Stato ha il dovere di aggredire le economie criminali – ha dichiarato il Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra – ma non sempre è attento e spesso non è neanche sollecitato dagli imprenditori, che non si rendono conto, per difetto di intelligenza o perché fa comodo, che questi business che producono grandi profitti rappresentano la morte del tessuto economico e produttivo. Il singolo operatore pensa di essere più furbo ma, a lungo termine, se muore il tessuto muore anche il Paese. Deve essere, dunque, interesse della classe imprenditoriale capire che il rispetto della legalità è l’unico modo per avere un mercato ed una società più sani. 

Siamo in una Summer School sul giornalismo investigativo e, sul versante delle informazioni, questo Paese ha enormi problemi. Io vengo da una città in cui un quotidiano non è uscito in edicola per non dare una notizia non gradita a qualcuno. Vengo da un’area in cui un giovane cronista si è suicidato dopo probabili pressioni nell’ambito del suo lavoro. Vengo da una regione dove, in funzione dell’acquisto di spazi pubblicitari da parte di Enti locali, può cambiare la linea editoriale del giornale, e questo mi fa schifo. Il mio padrone è il cuore ed il cervello quando cerco la verità ma se poi alcune notizie vengono sistematicamente occultate perché non si possono scrivere, allora la responsabilità è anche di chi ha il dovere di fare informazione.

Entrando nel merito, dobbiamo combattere le mafie guidate da menti raffinatissime, come diceva Falcone. Nel 2014, per acquistare grandi quantitativi di cocaina, la ‘ndrangheta già utilizzava Bitcoin, e noi dove eravamo? ‘Ndrangheta, camorra e mafia rappresentano quelle debolezza, fragilità e complicità delle istituzioni e degli uomini che le rappresentano sui territori.

Ieri, ho telefono al presidente di Confindustria Boccia, avvisandolo che non sarei andato all’Assemblea 2019 in programma a Cosenza in occasione del passaggio di consegne tra il vecchio e nuovo presidente della locale associazione degli industriali. Perché avrei dovuto partecipare con il mio attuale sindaco, che ambisce ad essere il candidato alla presidenza della Regione ma è prescritto ed indagato, e con il governatore della Calabria interessato da altre vicende? Ho difficoltà e non mi siedo con soggetti che non solo sono indagati ma anche prescritti, e hanno sul capo la richiesta di rinvio a giudizio. Se per Confindustria questo non è un problema, ne prendo atto. Il vero problema è che il tessuto produttivo non riesce più a capire che o si sta con il bianco o con il nero, perché con il nero non si scherza.

Questo è un Paese dove per questioni culturali c’è una certa indulgenza, che purtroppo è diventata quotidiana”.

“L’Importanza di questa iniziativa – ha affermato il Procuratore aggiunto Dda Reggio Calabria, Gaetano Paci – risiede nella necessità di acquisire la maggiore e più diffusa consapevolezza sul ruolo che le organizzazioni criminali svolgono nelle economie. Oggi la criminalità mira ad occupare spazi di mercato, legalmente o illegalmente, e per questo si propone di condizionare la politica e l’operato delle istituzioni pubbliche. 

Per spezzare questo connubio perverso non basta solo una serie e diffusa opera di repressione giudiziaria, ma occorre spezzare i legami – anche a livello internazionale – con imprenditoria e politica, legami che le organizzazioni criminali ormai hanno consolidato. La mafia ormai è una vera e propria organizzazione economica”. 

“Il punto complicato – ha aggiunto il Capo della redazione Economia del Corriere della Sera, Nicola Saldutti – è che tutte le mafie sono sempre più sofisticate ed è sempre più difficile distinguere i capitali leciti da quelli illeciti. Le segnalazioni per riciclaggio sono oltre 100mila e capire quali sono quelle senza seguito e quali quelle da indagare è davvero complicato.  

La tecnologia ha accelerato la capacità di spostamento dei capitali dalla telescrivente di Sindona ai Bitcoin, e questo rende tutto molto difficile. Probabilmente le competenze economiche devono crescere a livello investigativo ma se poi non abbiamo la collaborazione dei Paesi ‘liberal’ diventa quasi impossibile”.

“La Regione Campania conferma il massimo impegno nel programma di recupero e valorizzazione dei beni confiscati alla camorra. – è stato il commento di Sonia Palmeri, Assessore a Lavoro e Risorse Umane della Regione Campania – In Campania contiamo circa 5.600 beni confiscati e dobbiamo continuare a valorizzarli attraverso la programmazione di misure di recupero e riuso, riconvertendone la natura in scuole e beni ad utilizzo sociale.

Dobbiamo operare un continuo riscatto sociale, interrompendo il circolo vizioso che spesso lega  disoccupazione e  criminalità. Dare risposte a chi ha interrotto il ‘contratto sociale’, a chi si sente in diritto di ribellarsi a regole di vita comune, che si traducono in sicurezza e legalità. Con le misure occupazionali della Regione Campania, nuovi concorsi in atto, formazione, sviluppo dell’artigianato e dell’autoimprenditorialitá, proviamo a ricostruire una identità professionale, colmando i gap di giovani vite difficili”.

“Un mese dopo la morte di Don Peppe Diana, – ha detto il Sindaco Casal di Principe, Renato Natale – una troupe di Rai 2 che si trovava a Casal di Principe per realizzare un servizio, fu aggredita da Walter Schiavone con una pala davanti al cancello di questa Villa, che oggi ospita la Summer School di giornalismo investigativo, e le immagini fecero il giro del mondo. Il simbolo di un sistema che si sente proprietario di beni e della vita di ognuno, e che non accetta che un giornalista riprenda il suo castello.  

Un anno dopo, per aver accompagnato la stessa troupe in occasione di un nuovo servizio, un camion mi ha scaricato tanto letame davanti casa perché, nel loro linguaggio più colorito, stavo infangando il paese.

Ne 1998 la Villa è stata confiscata e le chiavi sono state consegnate al Comune ma abbiamo dovuto aspettare altri 20 anni, arrivando al mese di marzo 2019, per aprire questa nuova gestione.

Per 20 anni, questa Villa è stata il simbolo del fallimento dello Stato, mentre prima era il simbolo del potere criminale con lo Stato che non reagiva. Oggi i cittadini si recano in questa struttura per attività di recupero ed introduzione al mondo del lavoro. Una operazione straordinaria, come il parco pubblico che abbiamo aperto nel cortile ed intitolato ad un bambino ucciso negli anni ‘70. Oggi, questa villa è il simbolo della vittoria non dello Stato ma di chi ama questa terra”.

“Abbiamo pensato – ha concluso Giovanni Allucci, Amministratore di Agrorinasce – che fosse importante offrire ai giornalisti un momento stabile di confronto ed aggiornamento con investigatori e magistrati. Il tema che ci sta più a cuore è il recupero e la valorizzazione dei beni confiscati alla camorra, non solo per il segnale simbolico nella lotta alle mafie, ma anche per i risvolti sociali ed economici”.

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