Una provincia che si bea per aver rialzato la testa dal fango in cui era caduta, e che esulta per aver conquistato qualche misera posizione nelle classifica nazionale sulla vivibilità redatta dal Sole 24 Ore, è una provincia che è destinata a sguazzare ancora per molto tempo nell’indolenza, nell’ignoranza e nel malaffare, in un’acqua putrida che come una sorta di liquido amniotico permette al blob della sottocultura, quella più caciarona e coatta, di crescere e inglobare così i coraggiosi che ancora si battono per far risorgere culturalmente questa terra. Ma da sempre è così, le tre F di memoria borbonica, ovvero festa , farina e forca, restano ancora valide per governare il popolo, anche se la forca non si usa più, la stessa è stata sostituita da qualcos’altro che ha la stessa iniziale e maggiore appeal. Ogni tanto però, una voce si alza dal coro, questa volta tocca a Edgardo Ursomando, direttore artistico del Caserta Jazz Festival, che in un suo post su facebook, che riportiamo integralmente, non le manda certo a dire … servirà a qualcosa?
Il Bagatto