– rubrica a cura di Silvana Narducci –
Le amazzoni del Dahomey sono state una realtà dell’Africa orientale… una terribile ed affascinante realtà. La loro origine sembra risalga al 17° secolo, e, secondo alcune teorie, sembrerebbe che inizialmente fossero un corpo di cacciatrici di elefanti, abili e coraggiose tanto da impressionare il re.
Queste donne divennero negli anni il corpo scelto a protezione del re, la sua guardia personale insomma. Infatti dopo il tramonto era consentito l’accesso e la permanenza nel palazzo reale solo alle donne, a riprova che il corpo dedito alla sicurezza del sovrano fosse composto da sole donne.
Le ragazze più forti e coraggiose venivano reclutate per far parte di questa milizia scelta, chiamata N’Nonmiton, che significa “le nostre madri”. Alcune donne si arruolavano volontariamente altre invece venivano mandate al Re dai padri o dai mariti, sia perché era un onore ed un vantaggio economico avere un familiare nella guardia reale, ma anche perché giudicate troppo aggressive, caratteristica che poi veniva esaltata e sviluppata per rendere queste donne delle temibili combattenti, indifferenti al dolore fisico ed alla morte. Altre invece venivano destinate fin da bambine a tale ruolo e cresciute come vergini vestali e al tempo stesso come spietate guerriere. Si applicavano al mestiere delle armi, con un severo addestramento quotidiano fino all’assuefazione al dolore ed alla violenza. Contemporaneamente veniva inculcato loro la totale abnegazione al re, una devozione ed una venerazione quasi religiosa che portava ad una totale obbedienza.
Durante la permanenza nel corpo, le amazzoni nere non potevano avere figli, né condurre una vita matrimoniale, anche se legalmente erano sposate al re, che però rispettava una sorta di loro voto di castità, che le rendeva delle guerriere semi-sacre.
Nella primavera del 1863, l’esploratore britannico Richard Burton arrivò nel Dahomey, nazione che all’epoca partecipava attivamente alla tratta degli schiavi, vendendo agli europei i nemici catturati in battaglia. Le N’Nonmiton impressionarono moltissimo Burton, che scrisse:
“Tale era la dimensione dello scheletro, e lo sviluppo muscolare del corpo, che in molti casi si poteva capire solo dal seno che erano donne”
Non è difficile comprendere lo stupore di Burton, considerato che a metà del 19° secolo, un terzo di tutto l’esercito del Dahomey era costituito da donne, circa 6000 guerriere, considerate uguali, se non superiori ai loro colleghi maschi, tanto che l’esploratore soprannominò il paese “Sparta nera”.Nonostante la brutalità dell’addestramento cui erano sottoposte, per molte donne servire nella N’Nonmiton rappresentò l’occasione per “salire a posizioni di comando e di influenza”, assumendo anche ruoli di primo piano nel Gran Consiglio del governo.Quando i francesi cercarono per la prima volta di colonizzare il paese, nel 1890, trovarono una strenua resistenza proprio in queste guerriere, che avevano l’abitudine di sgozzare i soldati francesi, dopo aver trascorso la notte con loro.Alla fine il Dahomey divenne un protettorato francese, ma solo dopo che l’esercito regolare
si avvalse dell’aiuto della Legione Straniera e delle sue mitragliatrici. La maggior parte delle amazzoni nere morì nelle 23 battaglie combattute durante la seconda guerra di conquista del Dahomey, e in seguito i legionari testimoniarono su “l’incredibile coraggio e audacia” delle amazzoni.