– di Giulia Bosco –
Si è appena concluso a Cellole il “Festival di San Vito”, evento in onore del Santo patrono della piccola cittadina in provincia di Caserta; si sta procedendo con i festeggiamenti in onore della Madonna Santissima dell’Assunta che termineranno il 15 agosto come da tradizione.
Quest’anno, i festeggiamenti per il patrono, sono stati caratterizzati dalla ripresa di una vecchia tradizione: lo sbarco di San Vito sulla costa cellolese. Evento fortemente voluto dal parroco don Lorenzo Langella supportato dal presidente del comitato Guido Di Leone.Erano parecchi decenni che questa rappresentazione non veniva più messa in atto, facendo perdere le tracce di quella che è l’origine del mito di San Vito. Infatti, il cosiddetto “Sbarco di San Vito”, non è altro che la rappresentazione storica di un episodio della vita del Santo che ha dato origine al suo mito.
Vito, giovane figliolo di una famiglia pagana, nasce a Mazara del Vallo nel III secolo dopo Cristo. Da questa città fu costretto a scappare in seguito alle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano, ricordato come colui che mise in atto la più violenta persecuzione anticristiana che si ricordi, nel tentativo di debellare il cristianesimo; ottenendo l’effetto contrario, infatti proprio a seguito di quella persecuzione, a partire dal 313 d.c. con l’editto di Milano, il cristianesimo piano piano sostituì gradualmente il paganesimo come religione ufficiale dell’impero romano.
Vito scappò a bordo di una barca, accompagnato dalla sua nutrice Crescenzia (poi Santa Crescenzia) e dal suo precettore Modesto (poi San Modesto), ai quali si deve la conversione di San Vito dal paganesimo al cristianesimo, come tramandato dalla tradizione religiosa. Nel suo peregrinare per i mari, egli sbarcò in Lucania dove operò vari miracoli e dove fu poi martirizzato assieme ai suoi due accompagnatori; per alcuni bolliti in un pentolone per altri decapitati, il 15 giugno del 303 d.c.
Da qui nasce il mito del Santo Vito, come guaritore da particolari malanni (ad es. il c.d. Ballo di San Vito – una forma di encefalite) e quale facente parte della schiera dei “Santi Ausiliatori”, come ricettore di speciali suppliche per chiedergli l’intercessione per guarire da particolari gravi malattie.
Questa breve narrazione della vita di San Vito, spiega anche il perché della diffusione a Cellole dei nomi di Vito prima di tutto ma anche di Modesto e di Crescenzo. Tutti nomi facenti parte della mitologia legata al culto di San Vito.C’è da dire che la ripresa della tradizione della rappresentazione dello “Sbarco di San Vito”, ha suscitato una forte emozione nella popolazione cellolese, molto devota a questo santo. Sabato mattina sul presto infatti, ad accogliere il santo sulla spiaggia dell’arena pineta – da sempre la spiaggia dei cellolesi – c’erano molte centinaia di fedeli, che hanno poi accompagnato il santo fino alla chiesa di San Vito nel centro della piccola cittadina. La cerimonia è partita dalle spiagge di Baia Felice, al confine tra i comuni di Cellole e Sessa Aurunca, il santo ha percorso tutto il tratto di costa del comune a bordo di un imbarcazione guidata dai decani della marineria locale, tra cui Enrico Sorgente e scortati da altre imbarcazioni e dagli uomini della locale Guardia Costiera, fino allo sbarco dove è stato trasbordato su una nuova barca trainata da un automobile per giungere poi alla sua chiesa madre dove il parroco ha celebrato una messa alla presenza della popolazione e del vice Sindaco Giovanni Iovino.
Grandi festeggiamenti e grande emozione, quindi tra gli abitanti di Cellole per il proprio santo e per la conservazione delle tradizioni.
L’augurio di tutti è stato che possa ripetersi di nuovo tutto con un arrivederci al prossimo anno ed al prossimo sbarco.