Pochi
giorni orsono abbiamo compreso in come si è trasformata la nostra,
triste, nazione.
Un evento tragico di cronaca ha dimostrato,
ancora una volta, come siamo caduti in basso.
A fronte
dell’omicidio di un carabiniere in servizio in pochi minuti si è
scatenata la solita bagarre internettiana.
Il Ministro
dell’Interno che – in poche ore – passa dall’accusa
agli extracomunitari ed all’invocazione a pene corporali ad un
silenzio imbarazzato, solo per aver scoperto che gli assassini sono
ricchi turisti americani; parlamentari (in particolare quelli di un
partito di destra) che accusano un partito (il Pd) ed il suo vecchio
segretario (Renzi) di essere il concorrente morale di quell’omicidio
solo perché si dava per scontato che fossero stati dei
magrebini.
Sullo sfondo nel mare mediterraneo centinaia di poveri
cristi annegavano, nonostante le fandonie di Salvini, mentre un altro
centinaio venivano sequestrati su una nave militare italiana che,
dopo averli salvati, non otteneva di attraccare.
In lontananza la
strana missione russa, le intercettazioni di quei colloqui riservati
apparsi – come per miracolo – appena Salvini era atterrato di
ritorno dagli Stati Uniti.
Per non parlare del si di Conte al TAV, prodromo di una discesa in campo del Presidente del Consiglio che così si smarca definitivamente dal Movimento Cinque Stelle.
I nazionalisti che votano contro il nuovo Presidente della Commissione Europea, mentre Di Maio fa l’opposto.
Le crisi aziendali nascoste, il pateracchio dell’Alitalia salvata dalla società alla quale si vuole revocare la concessione delle autostrade, la chiusura dell’Italsider.
L’elenco è infinito.
Siamo, però, nelle mani di chi riesce solo a twittare e chattare.
L’episodio romano è emblematico dell’incapacità di questa classe dirigente.
La domanda forse da porsi è se la capitale d’Italia è in una situazione di normalità e se colui che è responsabile della sicurezza in Italia svolga bene il suo lavoro.
Secondo i recenti dati ISTAT sembra proprio di no.
I reati – nonostante i vari tweet – sono in aumento e non li commettono principalmente i nemici giurati di Salvini, ma coloro che lo hanno eletto.
Se per un attimo – e solo per un attimo – l’elettore italiano ci pensasse bene non potrebbe non convenire sul tale punto.
In tal caso dovrebbe pretendere che, oltre alla caccia allo straniero (nero o africano), in Italia la classe dirigente dovrebbe occuparsi dei reali problemi e non di urlare sciocchezze a gettito continuo su internet.
La realtà virtuale, del resto, non offre né sicurezza né futuro.
Ma quell’attimo, prima o poi, balenerà nella menti degli Italiani.
Le conseguenze, poi, le scopriremo.
Alessandro Barbieri