(f.n.) – “Come far lavorare qualcuno, alla stregua di un asino da soma, nel dispetto di ogni norma e regola, come infischiarsene del danno che l’incuria-sistema gli procura, come lo si sbatte fuori dalla porta per far posto a qualcun altro e…vivere felici e contenti…” Sembra il titolo di un film ma… è soltanto la ricetta infallibile che da decenni, viene applicata quotidianamente, nei vari e variegati ambienti di lavoro…non ultimo quello ospedaliero. Il Memoriale è dedicato alle tante, tantissime storie che hanno visto la luce e talvolta, un felice percorso ed un triste epilogo, nell’Ospedale di Caserta…storie incredibili e paradossali, storie allegre o tristi…storie di grandi sacrifici e di grandi ingiustizie, storie di vendetta e di potere, di vergogna e di gloria…storie da raccontare…E…quella di oggi è la storia Lorenzo Farina…che riapre, quasi con violenza, la questione del lavoro somministrato, dei diritti e dei doveri, delle solite raccomandazioni, della politica imperante e dell’impossibilità de facto delle varie Direzioni Generali a sottrarsi all’imperio di cui sopra… Ciò che rende la storia di un uomo una sorta di manuale, che rivendica una riflessione obbligatoria, è l’ingiustizia… la palese, svergognata maniera di squarciare la vita di un uomo e di una famiglia, con la mannaia dell’ingiustizia. Lorenzo Farina è stato dipendente per nove anni della famosa società Gesap, agenzia per il lavoro somministrato, che aveva vinto la gara nel 2008 con l’Aorn di Caserta. Alla storia della Gesap, sarebbe opportuno dedicare un aggiornamento della Enciclopedia Treccani…un inserto da conservare…un vero e proprio manuale di “assunzione elettorale”…Sarebbe, infatti, stato sufficiente, a suo tempo, dare un’occhiata al rione di residenza dei vari dipendenti, per avere un quadro chiaro del movimento politico in atto…ma questa è un’altra storia… Il Farina lavorava al Pronto Soccorso e nel reparto di Medicina Generale ed era un addetto al trasporto dei pazienti non deambulanti…la qual cosa avveniva in maniera che definire impropria è un eufemismo…Innanzitutto, obbligato dalla necessità e dagli ordini in tal senso, il Farina provvedeva a trasportare i vari pazienti, senza alcun aiuto, anche per distanze notevoli, utilizzando peraltro, strumenti di trasporto non a norma e quindi privi di cinture di sicurezza, braccioli estraibili o sponde laterali, con freni e ruote malfunzionanti. Nell’espletamento del lavoro, il Farina, al quale non era stato assegnato alcun dispositivo di protezione individuale, è sempre stato sprovvisto di sollevatori meccanici o manuali e di tutto ciò che era obbligatorio per la movimentazione dei pazienti. Gli sforzi eccessivi cui era sottoposto, gli avevano quindi, procurato una patologia spondilodiscoartrosica che si riacutizzò, quando si trovò costretto a trasportare in carrozzella, da solo e con le difficoltà di cui sopra, un paziente di 180 chili e fu costretto ad una torsione anomala del busto, a causa del blocco improvviso della sedia a rotelle…Dopo un periodo di malattia dovuta all’incidente di cui sopra, Farina riprendeva regolarmente il suo lavoro all’Aorn e nel gennaio 2017, fu assunto dalla Manpower, che era subentrata alla Gesap e venne assegnato al reparto di Radiologia con le stesse mansioni che prevedevano il trasporto dei pazienti e con le stesse modalità di cui sopra…cioè…a rischio. Dopo qualche mese l’Aorn decide di risparmiare ed abbatte l’orario di lavoro di sei ore settimanali…il contratto di Farina viene prorogato fino al 31 ottobre 2017 ed in quella data non viene rinnovato né a lui né ad altri due colleghi, a differenza di tutti gli altri contratti interinali che furono rinnovati. La motivazione …assai laconica se consideriamo lo sforzo quotidiano del Farina, fu “parziale idoneità lavorativa…” nonostante la precedente visita effettuata con il medico competente dell’Aorn, lo avesse dichiarato: “Idoneo con limitazione per la movimentazione manuale di carichi gravosi e pazienti”…Il Farina quindi, viene trattato come un carro-trasporto… e poi praticamente gli si dice: “Adesso che ti abbiamo sfiancato, ti dichiariamo inidoneo e ti mandiamo a casa…statt bbuon”…Noi oggi, ci chiediamo se il paziente di 180 chili, che qualcuno ha ordinato a Farina di trasportare da solo, fosse precipitato per terra e avesse battuto la testa e si fosse procurato un danno irreversibile…chi ne avrebbe risposto? Noi ci chiediamo inoltre, cosa sia l’umanizzazione e cosa intenda per essa il manager Ferrante che continuamente la cita, a decorazione del suo rinnovamento. Oggi, Lorenzo Farina, colpito da una versione post futurista dell’umanizzazione, è privo di occupazione e di reddito ed a causa della lesione procuratagli soprattutto dalle condizioni di lavoro tipiche di un “Ospedale da campo alla deriva del Terzo Mondo”, non può neppure praticare la stessa attività sportiva, di un tempo. Non riteniamo vi sia una spiegazione plausibile al suo licenziamento, se non quella che alimenta il sospetto di sempre… si creano le condizioni per favorire altri…e ci fermiamo qui…per adesso… Hasta el Domingo!