NAPOLI TEATRO FESTIVAL OMAGGIA EIMUNTAS NEKROSIUS

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teatro.it Eimuntas Nekrosius NAPOLI TEATRO FESTIVAL OMAGGIA EIMUNTAS NEKROSIUS
        Eimuntas Nekrosius

Eimuntas Nekrosius, è a lui che è dedicata questa edizione del Napoli Teatro Festival. Regista lituano scomparso improvvisamente a 66 anni il 20 novembre scorso. ”Zinc (Zn)” l’opera teatrale parla dell’Urss dei primi anni ’80, della guerra in Afghanistan e di Cernobyl. Uno spettacolo esemplare sulla mostruosità della guerra, parlando di una guerra orribile e feroce come fu quel Vietnam che fu per la Russia l’Afghanistan, che massacrò una generazione riportando in patria, con tante, troppe bare di zinco (da cui il titolo), giovani segnati nel profondo, disturbati, incapaci di reinserirsi nella vita civile normale. Il racconto di un paese che sembra non avere alcun rispetto per la vita umana e le sofferenze della gente, che cerca di cancellare, come dimostra anche nel 1986 la gestione dell’esplosione del reattore atomico di Cernobyl al momento dell’incidente e poi nella costruzione del sarcofago che avrebbe dovuto seppellire quel mostro radioattivo per sempre e lo ha fatto malissimo. In scena sempre la stessa Svetlana (interpretata da Aldona Bendoriute) che trascina simbolicamente sempre con sé un grande registratore a bobine e incontra i reduci, le loro madri, che raccontano le loro tragiche storie atroci in una serie di bellissimi, terribili monologhi di grande impatto per la forza, tra scrittura e interpretazione, della loro verità, del punto di vista personale di chi lo ha vissuto, tutto in uno spazio astratto, vuoto, dove a far da padrone è un gioco mimico di tante belle invenzioni accanto ad alcune altre criptiche, come a voler certe volte creare per forza azione attorno agli interventi in prima persona. Due donne, la madre di un reduce che un bel giorno con la mannaia di cucina fa a pezzi una persona e poi rimette tutto in ordine come nulla fosse, e la moglie di un pompiere mandato come fosse un normale incendio ad affrontare lo scoppio di Cernobyl e morto poi in 14 giorni di incredibili mutazioni e sofferenze, aprono e chiudono lo spettacolo che, in maniera assolutamente non didascalica, vuol ricordare cosa è accaduto ”per distruggere e trasformare tanto profondamente un paese che non esiste più come era”, stando alle ultime parole della stessa protagonista. Un teatro documentario di denuncia basato sulla parola, quella dei testimoni raccolta e riscritta dal premio Nobel per la letteratura 2015 Svetlana Aleksievic.

Il Bagatto