Il debutto di Darren Aronofsky, “Pi greco – Il teorema del delirio”, è la sintesi perfetta del suo cinema. Rispetto alle opere successive è ancora più diretta e allucinata, contiene la ricerca ossessiva di un senso e un clima di angoscia e paranoia. Maximilian Cohen è un geniale e bizzarro matematico, impegna tutta la sua vita alla ricerca di sistemi matematici che regolino ogni cosa. Una mente complessa, a tal punto che per tenere a freno la sua iperattività è costretto ad assumere massicce dosi di psicofarmaci, gli unici in grado di placare la sua psiche. Max vive cercando ossessivamente connessioni numeriche nella vita di tutti i giorni. Il suo desiderio di penetrare i segreti del cosmo risalgano all’infanzia, quando guardò la luce solare così tanto a lungo che rischiò di diventare cieco. La sua filosofia non è semplice da comprendere, Max osserva il mondo circostante da una prospettiva che per chiunque altro è impenetrabile. Quello che lo spinge a trascorrere in questo modo la sua vita è solo e soltanto la conoscenza. Nessuno scopo di lucro, nessun altro intento se non quello di seguire virtute e canoscenza. Max, dunque, si isola, si dissocia dalla realtà, si spinge fino alla follia, pur di poter comprendere il significato nascosto delle cose espresso sotto forma di numeri.
Max è il perfetto anti-eroe di Aronofsky, che si ritroverà -sotto altre forme- nelle sue pellicole successive. Ha le allucinazioni, è ossessivo e disturbato come Nina Sayers (Natalie Portman) ne “Il cigno nero”; è alienato dall’uso eccessivo di droghe come Harry Goldfarb (Jared Leto) in “Requiem for a dream”; vive in isolamento come Veronica e Him (Jennifer Lawrence e Javier Bardem), i due protagonisti di “Madre!”. La percezione dello spettatore è confusa, si avverte un senso di fastidio e angoscia che Aronofsky riesce a creare attraverso ogni più piccolo dettaglio. Il regista gioca molto sul contrasto tra bianco e nero, tra la luce accecante e i black out emicranici, tra il rosso intenso del sangue e il pallore di Max. Come le opere successive, “Pi greco – Il teorema del delirio”, affascina e disturba. La musica (Aphex Twin, Massive Attack, GusGus) concorre poi a creare un’atmosfera caotica e offuscata.
Il primo lungometraggio di Aronofsky è un viaggio nell’universo claustrofobico di uomo che per raggiungere una verità si lobotomizza, perde la lucidità. Un viaggio che ha l’aspetto un incubo senza via di uscita. Il dramma di Max è inquietante, non c’è nessuna possibilità di trovare una spiegazione razionale. Aronofsky è violento e sadico, esplora concetti mai sviscerati nella storia del cinema. Pura irrazionalità da vivere intensamente.
Mariantonietta Losanno