di Andrea Zippa
C’è un periodo dell’anno in cui tutto appare pregno di una spiritualità ancestrale e non comune, che rende l’uomo più sensibile, portandolo a meditare, in maniera ancor più forte del consueto, sui misteri che avvolgono la vita umana e sulle grandi realtà ultraterrene e avvicinandolo alla fede in modo speciale: stiamo parlando della Settimana Santa, che comincia la Domenica delle Palme per concludersi durante la notte del Sabato Santo, durante la Veglia Pasquale, in cui si accende la luce della speranza grazie alla Risurrezione di Cristo dai morti.
In soli sette giorni si mescolano i riti sacri della Chiesa con svariate manifestazioni popolari, provenienti da un tempo lontano, che toccano le corde più profonde dell’anima, suggestionando e commuovendo l’intimo di ognuno: sono, infatti, diffuse un po’ in tutta la penisola italiana, ma, in particolar modo, nel nostro Meridione, processioni di immagini sacre che, accompagnate da musiche funebri e suoni luttuosi di pianti e gemiti, riportano all’uomo contemporaneo il sapore del Medioevo, un’epoca che, al di là del luogo comune per cui è sinonimo di arretratezza, fu foriera di grandi innovazioni e che vide la nascita di immortali artisti e poeti, epoca in cui la vita quotidiana, in ogni suo campo, era strettamente collegata alla religiosità e da essa guidata.
Tra gli innumerevoli eventi che, a tal proposito, possiamo ricordare, abbiamo scelto di concentrarci qui su una delle eccellenze folkloristiche della Campania e della nostra provincia casertana nello specifico: stiamo parlando della suggestiva processione dei Misteri che si svolge annualmente nel delizioso borgo medioevale di Sessa Aurunca e che rientra nel più generale quadro delle celebrazioni in onore della morte di Cristo; si tratta di una manifestazione, purtroppo, non molto nota se non localmente e a cui la cultura e la popolazione sessane sono strettamente connesse. Allora è opportuno ripercorrere la storia di quest’antichissima processione e, più generalmente, i riti dell’intera Settimana Santa sessana, di cui sono oscure le origini,
Il periodo più sacro per il Cristianesimo a Sessa è ricco di eventi devozionali: i primi tre giorni della settimana sono scanditi dalle Processioni Penitenziali delle sei Confraternite cittadine: i membri, vestiti con un saio bianco e con una mozzetta di colore diverso a seconda della confraternita, dove ne è posto anche lo stemma (fa eccezione la Confraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti che veste interamente di nero), indossando un cappuccio che copre il volto, in segno di penitenza, sfilano per le vie cittadine, raggiungendo la cattedrale, mentre intonano il Benedictus, per venerare il SS. Sacramento ed eseguire il precetto pasquale; quindi fanno ritorno alle loro sedi, eseguendo un altro canto sacro, il Te Deum.
La sera del Mercoledì Santo, dopo l’ultima processione penitenziale, quella dell’Arciconfraternita della Vergine del Rosario, comincia nella chiesa di San Giovanni a Villa il rito dell’Ufficio delle Tenebre o Mattutinum Tenebrarum, noto comunemente come “Terremoto”: si tratta di un arcaico e suggestivo rito per ricordare l’abbandono di Cristo da parte dei suoi mentre la natura scatena tutta la sua foga per la morte del Figlio di Dio che, comunque non abbandona l’uomo. Il rito prevede la lettura e l’esecuzione in latino di diversi brani sacri, biblici e dei Padri della Chiesa, su di un antico leggio illuminato solo da due candele mentre su un particolare candeliere a forma di punta di lancia, tradizionalmente chiamato “Saetta”, ardono quindici ceri: alla conclusione di ogni cantico ne viene spento uno e nella chiesa, pian piano, calano le tenebre. Al termine del Benedictus, mentre il popolo recita il Miserere, l’ultima candela accesa viene nascosta dietro l’altare e nella chiesa, avvolta nell’oscurità, si scatena il “terremoto”: i fedeli partecipanti al rito, in vari modi, soprattutto suonando la tradizionale “troccola” (uno strumento in legno con dei pezzi metallici che, scosso, produce un suono stridente) generano un forte fragore che si conclude al riapparire della luce del cero.
Il Giovedì Santo è il giorno dedicato alla preparazione della grande processione del giorno successivo: si raccolgono da ogni dove pezzi di legno che serviranno alla preparazione dei grandi falò che illuminano il passaggio dei Misteri mentre si svolgono i riti sacri della Messa Crismale e della Missa in Cena Domini, al termine della quale, in ogni chiesa, viene allestito il tradizionale “sepolcro” che viene visitato e venerato dalla popolazione; anticamente concludeva la giornata una grande cena in cui si poteva mangiare l’agnello pasquale.
È, tuttavia, il Venerdì Santo il momento più atteso, che colpisce l’intimo di ognuno che ha la fortuna di poter assistere all’evento: la processione dei Misteri, ossia sette gruppi statuari in cartapesta che rievocano le scene della Passione e Morte di Cristo. La nascita della manifestazione si perde nella notte dei tempi, come quella di altre manifestazioni analoghe che si svolgono in altre città ma le attuali sculture risalgono al ‘600 e sono opera di un artista, forse locale, anonimo. I Misteri, portati alcuni a spalla, altri a mano dall’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti, raffigurano, nell’ordine: Gesù nel Getsemani con l’Angelo che gli porge il calice; la Flagellazione; l’Ecce Homo; la Caduta sotto la Croce; il Cristo Morto; le Tre Marie in abiti neri. Durante la processione le prime quattro sculture sono attorniate da angioletti che recano i simboli della Passione e quattro lumini accesi; inoltre, prima del Cristo Morto, che, per l’occasione, è posto in una bara di legno ricoperta di fiori, viene portata una grande croce con il sudario e i simboli della Passione. Sappiamo di un sicuro restauro delle sculture grazie agli atti burocratici, risalente ai primi anni del ‘900 ad opera di un artigiano napoletano, un mastro statuario di San Gregorio Armeno; furono successivamente restaurati alla fine degli anni ’50 del ‘900 ma questo lavoro non riscosse molto successo perché alterò in modo eccessivo l’aspetto originario delle statue. L’ultimo restauro, di tipo conservativo, che riportò le statue al loro aspetto originario risale al 1986.
I Misteri, prima di essere portati solennemente in processione nella sera del Venerdì Santo, vengono esposti ogni venerdì di marzo nella chiesa di San Giovanni a Villa dove vengono salutati dal canto del Miserere; l’ultimo venerdì di Quaresima si assiste all’esposizione nella chiesa di San Matteo del Mistero dell’Addolorata con il Corpo di Cristo (che sarà portato in processione il Sabato Santo dalla Confraternita del SS. Rifugio) cui viene dedicato lo Stabat Mater; infine, il giorno successivo viene esposto il Mistero della Deposizione o di San Carlo perché custodito dalla Confraternita di San Carlo Borromeo, che esce in processione il Sabato Mattina.
La solenne cerimonia processionale originariamente usciva il Giovedì Santo: fu solo nel 1956 che l’allora vescovo di Sessa, Mons. De Cicco, spostò il rito al Venerdì Santo, seguendo le direttive della Sacra Congregazione dei Riti che chiedeva un’interpretazione più letterale del Vangelo. Il popolo non prese bene la notizia perché ciò provocò uno slittamento delle processioni dell’Addolorata e della Deposizione al Sabato e impediva lo svolgimento delle “Tre Ore di Agonia”, antico rito che si svolgeva in cattedrale al rientro dell’Addolorata in cui il Corpo di Cristo veniva schiodato dalla Croce posta sull’altare maggiore. Fu organizzata anche una delegazione per recarsi in Vaticano, senza ottenere alcun risultato: da allora i Misteri escono di Venerdì Santo. Nel corso degli anni si è assistito ad un costante cambiamento tanto nel percorso processionale quanto nella durata, oggi stabilizzatasi tra le 17.30 e le 2: in passato ci sono, infatti, stati casi di una durata esorbitante della processione che causò anche varie situazioni problematiche, il che portò alla sospensione della manifestazione nel 1966, tra le proteste popolari. Il popolo sessano è talmente tanto legato a questa manifestazione antichissima da svolgerla anche in pieno periodo bellico, quando fu stabilito, per motivi di sicurezza, che il corteo venisse svolto dalle 14,30 alle 19.30; addirittura, nonostante i coprifuoco, in alcune occasioni i Misteri uscirono, riparando poi nei palazzi del centro quando scoppiava l’allarme dei bombardamenti, segno questo di quanto Sessa sia legata ad una manifestazione del genere, altamente spirituale.
La processione comincia nel pomeriggio, all’ora del tramonto generalmente, al suono della Marcia Funebre Lugete Veneres, quando i confratelli del SS. Crocifisso e Monte di Pietà, incappucciati e con delle torce tra le mani, si dispongono in fila per due al centro della strada; le statue escono lentamente dalla chiesa, portate a spalla con un moto ondulatorio dei portatori, tradizionalmente chiamato “cunnulella”, che consiste nell’avanzare, facendo due passi in avanti e uno indietro; dopo l’ultimo gruppo statuario, quello delle Tre Marie, segue una grande folla di donne piangenti e scalze, le “alluttate”, che chiedono grazie. Il suono di una sorta di tromba, la cornetta, si ode sin dal mattino per preparare gli animi all’evento e serve ad accompagnare il corteo. Al passaggio del corteo vengono accesi degli enormi roghi, i “carraciuni” che illuminano il passaggio delle statue con i loro bagliori incandescenti mentre viene intonato da tre cantori il Miserere. Ormai a notte fonda i Misteri si pongono sulla strada del ritorno: quando l’ultimo di essi entra in chiesa e la porta viene chiusa ogni sessano sa che un anno è passato, ne fa un bilancio e si prepara a vivere il successivo, quasi fosse una sorta di capodanno spirituale.
L’ultimo atto della processione dei Misteri si svolge il Sabato Santo, quando, in mattinata, escono gli ultimi due Misteri, l’Addolorata e la Deposizione, anche detta il Calvario, che ripercorrono il percorso della sera precedente ma in un’atmosfera più sobria ma più suggestiva. Con la conclusione dei due cortei scende il silenzio che sarà sciolto solo durante la notte dal suono festoso delle campane che annunciano la Pasqua e la gioia della Risurrezione. Tutte le celebrazioni si concludono il Lunedì di Pasquetta con la processione dei Santi Patroni della città, Maria SS. Avvocata e San Leone IX, che fanno spostare la tradizionale scampagnata di Pasquetta al Martedì in Albis, caratteristica che è un unicum in Italia.
Insomma, ripercorrendo la sacra ritualità che si svolge a Sessa, possiamo vedere quanto sia connaturata nella popolazione locale una spiritualità che si lega strettamente ad un senso di appartenenza commovente, che supera le barriere e gli ostacoli della vita per ritrovarsi in una comunanza di spirito, un qualcosa che va ben al di là del semplice atto processionale ma rappresenta un legame viscerale con la fede cristiana e con lo splendido territorio sessano, culla della Campania Felix, che, volendo dimenticare da parte le tristi vicende che lo hanno portato alla ribalta negativa sulla scena nazionale, mostra tutta la sua forza di volontà nel risorgere e rinascere, appuntandosi sulla sua straordinaria bellezza.