– di Andrea Zippa –
Il clamore era straziante. In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c’era una grande fiamma che montava tra i due campanili, con turbini di scintille, una grande fiamma disordinata e furiosa di cui il vento a tratti portava via un limbo nel fumo.
No, non è lo stralcio di qualche articolo che ripercorre quanto accaduto a Parigi: si tratta, bensì, delle parole di un grande nome della letteratura mondiale, quello di Victor Hugo che, nel suo capolavoro Notre-Dame de Paris del 1831, mette significativamente in scena un incendio alla maestosa cattedrale parigina; se, tuttavia, quanto descritto dal grande scrittore francese è una messinscena operata dal protagonista del romanzo, il celebre gobbo Quasimodo, purtroppo i vortici di fiamme che, come serpenti, avvolgono con le loro spire la sommità dell’edificio, non sono frutto di una qualche macchinazione umana.
Notre Dame, uno tra i più riconoscibili simboli di Parigi, collettore dell’identità francese, arde e l’angoscia si diffonde nella popolazione di tutto il mondo: è impossibile non rimanere sgomenti e angosciati di fronte a quelle immagini, irradiate in mondovisione dalla capitale francese, che mostrano la cattedrale avvolta dal fumo, il tetto trasformato in un oceano di fuoco, il tetro crepitio delle fiamme accompagnato da lugubri bagliori rossi, presagio di una fine imminente dello storico monumento, scampata solo grazie alla coraggiosa azione dei vigili del fuoco.
Sono le 18.20 del pomeriggio del 15 aprile: scatta un primo allarme dalle impalcature che circondano la sommità della chiesa, innalzate recentemente in virtù di un intervento di restauro, reso necessario dalle pessime condizioni in cui versa la struttura: viene svolta una prima ispezione ma non viene rilevata alcuna anomalia. Alle 18.43 scatta una seconda allerta che, purtroppo, questa volta corrisponde al vero: si propagano fiamme dall’impalcatura per cause ancora incerte, scattano gli allarmi antincendio, la chiesa, in cui nel frattempo era cominciata una funzione religiosa, viene evacuata. Nel giro di poche ore il fuoco si espande, arrivando a impossessarsi interamente del tetto dell’edificio, avvolgendo gli archi rampanti e le strutture sostruttive e arrampicandosi intorno alla guglia che, sotto gli occhi increduli dei tanti parigini raccolti nella piazza, si sbriciola improvvisamente, arrivando, infine, a raggiungere anche la torre nord. I vigili del fuoco, intervenuti intorno alle 19, fanno il possibile per mettere in salvo l’edificio, impresa che si rivela ardua, data l’entità dell’evento: l’interno reso inaccessibile dal collasso delle travi di legno e dal piombo fuso che scivolava giù da ciò che resta della guglia, l’unica soluzione è operare dall’esterno; alcuni coraggiosi vigili del fuoco entrano nelle due torri della facciata, rischiando la vita, per respingere le fiamme.
È solo a notte fonda, intorno alle 4, che l’incendio sarà definitivamente domato; il bilancio è di un solo ferito, uno dei pompieri intervenuti, e di danni inestimabili al patrimonio artistico: è il caso del tetto collassato che era quello originale, completato nei primi anni del XIV secolo, che risulta irrecuperabile, o di alcuni dei dipinti conservati nella cattedrale, rovinati dall’acqua, che necessitano di un restauro, per non parlare del maestoso organo, chiaramente danneggiato. È tutta da accertare anche la tenuta del marmo e della pietra che costituisce la struttura portante, brunita a causa delle fiamme, e delle straordinarie vetrate policrome, alcune delle quali risalenti al ‘200. Molti capolavori e oggetti sacri sono stati fortunatamente messi in salvo: le statue in rame dei cosiddetti apostoli di Parigi che sono collocate alla base della guglia erano già state rimosse alcuni giorni fa, per permettere il montaggio delle impalcature e l’inizio dei lavori, mentre le reliquie della Corona di Spine di Cristo e della Camicia di San Luigi sono state salvate già dalle prime ore e trasportate all’Hotel de Ville, il Municipio parigino: da qui saranno presto trasferite al Louvre. Un segno di speranza forte per i cattolici, in tutto questo, è la miracolosa salvezza della Croce e dell’Altare centrale che risultano praticamente intatti, circondati dalle macerie; ciò è quasi la concretizzazione del motto dei certosini, da molti condiviso sui social di fronte a tale disastro: Stat crux dum volvitur orbis!
Un colpo al cuore per il popolo parigino, un dolore testimoniato dal silenzio, rotto solo dalle preghiere e dai singhiozzi di pianto, della folla, riunita sin dalle prime ore del disastro lungo la Senna e in prossimità di ciò che rimane di Notre Dame, quella cattedrale che, con la sua storia plurimillenaria, ha rappresentato tanto per l’identità europea e francese nello specifico, tanto da essere proprietà della Repubblica di Francia e non della Chiesa.
Costruita sul luogo in cui sorgeva in età romana un tempio di Giove su cui fu poi edificata una prima cattedrale dedicata a Santo Stefano, la posa della prima pietra di Notre Dame de Paris risale al 1163 per volontà dell’allora vescovo di Parigi, il teologo Maurice de Sully che intendeva realizzare un monumentale edificio in stile gotico; i lavori, finanziati sia dallo Stato che dalla Chiesa francese, si svolsero in due fasi: l’edificio fu completato entro il 1250 mentre fino alla metà del XIV secolo si ebbero una serie di lavori all’interno e all’esterno, grazie ai quali la chiesa assunse l’aspetto attualmente visibile. Ulteriori lavori si ebbero durante il ‘500 e il ‘600 con interventi rinascimentali e barocchi, tra cui la rimozione delle vetrate policrome e l’intonacatura delle pareti.
Gravissimi danni alla struttura, paragonabili a quelli causati dall’ultimo incendio, si ebbero durante la Rivoluzione Francese quando la chiesa venne trasformata nel tempio della dea Ragione, gli oggetti preziosi vennero depredati e fusi, le statue della Galleria dei Re vennero decapitate e la guglia venne abbattuta. Solo nel 1801, grazie al Concordato firmato da Napoleone Bonaparte e papa Pio VII, l’edificio tornò alla sua funzione originaria ma versando in uno stato vergognoso di degrado e incuria, nell’indifferenza generale. Grazie alla nuova attenzione riportata sull’edificio da Victor Hugo con il suo romanzo Notre-Dame de Paris, scritto con l’intento di ridestare l’opinione pubblica nei riguardi della cattedrale, furono avviati i lavori di restauro per ripristinare lo stile gotico della struttura: fu pertanto scelto uno dei maestri del neogotico per portare avanti il progetto, Viollet-le-Duc, che, oltre ad eliminare tutte le innovazioni rinascimentali e barocche, ripristinando le vetrate policrome e rinforzando gli archi rampanti e i contrafforti, costruì anche una nuova guglia, quella attualmente crollata, e i famosi gargoyles, i doccioni, visibili sulla facciata principale. L’ultimo restauro in ordine di tempo si è avuto nel 2013, in occasione dell’850º anniversario della fondazione della cattedrale.
Notre Dame, in virtù della sua importanza, ha ospitato innumerevoli eventi di rilievo per la storia europea e francese, in particolare: è stata, infatti, scenario della prima Convocazione degli Stati Generali nel 1302 da parte di Filippo il Bello, di innumerevoli matrimoni di regnanti francesi ma anche di funerali di stato come quello di Charles de Gaulle; ha visto Napoleone Bonaparte autoincoronarsi Imperatore alla presenza del papa Pio VII il 2 dicembre 1804, nonché l’esecuzione del canto del Te Deum alla chiusura di varie imprese militari, ultima in ordine di tempo in occasione della fine della Seconda Guerra Mondiale con la vittoria della Francia.
Insomma, un luogo unico di arte e fede, di spiritualità e patriottismo, per cui si è mobilitato tutto il mondo: sono stati già raccolti oltre 600 milioni di euro per permettere il restauro dell’edificio ma l’iter di ricostruzione sarà molto lungo e impiegherà non meno di 10-20 anni, nel rammarico generale di chi sa che non avrà il tempo per riuscire a rivedere Notre Dame nel suo splendore gotico.
Al di là delle consuete polemiche strumentali dei complottisti, che vedono in tutto questo un attacco allo Stato da parte di occulte potenze, e della querelle derivata dalle caustiche vignette della rivista satirica Charlie Hebdo che non ha perso l’occasione per ironizzare anche su questo tragico evento, come già avvenuto in passato per altri eventi catastrofici, resta il grande senso di impotenza e di sconforto: ed è allora che, osservando lo scheletro bruciacchiato ma ancora in piedi di Notre Dame, viene da pensare alla fragilità delle cose umane ma al cuore che ancora palpita forte al di sotto delle travi annerite, alla voce delle campane che vuole tornare a risuonare e ad un popolo che, all’interno delle fiamme non ha perso certo la sua identità e vuole essere ancor più unito, dietro le avversità e i momenti bui che stanno attanagliando la Francia.
Per dirla con le parole di Victor Hugo, la natura unisce qualche volta alle nostre azioni effetti e spettacoli con una specie di prefazione cupa e intelligente, come se volesse farci riflettere.
E, osservando tutto quanto è accaduto e sta accadendo nell’ultimo periodo c’è tanto su cui riflettere…