CASERTA – Riceviamo e pubblichiamo.
“Umanizzare i reparti, questo dovrebbe essere l’obiettivo del Direttore Generale di una struttura come il Sant’ Anna e San Sebastiano di Caserta e questo ruolo lo assolve parte del personale medico, paramedico ed infermieristico, in particolare i volontari dell’AVO che rendono le giornate meno pesanti, confortando con parole gentili i pazienti di tutti i reparti. E i Primari? Alcuni di loro dovrebbero fare un corso accelerato di psicologia perché a volte con i loro comportamenti, riescono soltanto ad istigare i pazienti, specialmente in un reparto dove le persone, colpite da tumori di varia natura, devono essere sottoposte a cure chemioterapiche. Purtroppo ieri un episodio spiacevole ha portato una paziente in attesa per un’iniezione di chemio a perdere la pazienza, a causa di informazioni errate, sull’arrivo dei medicinali che, quasi tutti i giorni devono arrivare da Napoli. Dottor Ferrante ma chi si interessa dell’approvvigionamento di questo farmaco particolare, visto che non è la prima volta che i pazienti vanno via dal reparto alle ore 16.00? Chi opera in questa struttura a diverso titolo, sa bene che lei ha trovato a Caserta, quando è stato nominato Direttore Generale, alcune mele marce che non riesce ad isolare. Forse lei crede che qualcuno abbia delle remore nei suoi confronti, invece le posso garantire che lei al suo fianco ha dei giovani validissimi che sono sempre disponibili ed uno di loro ogni volta che ci incontriamo mi sussurra nell’orecchio: “I miracoli non riusciamo a farli”. Questo le dovrebbe garantire la piena fiducia di chi le invia queste poche righe, ma continui nel suo percorso senza continuare ad avere le benda sugli occhi, e sull’episodio di ieri, le posso garantire che la dottoressa Katia Monaco, che segue la paziente in questione, ha telefonato alla stessa per farla ritornare ed eseguire la puntura di Herceptin. Per fortuna che in questa struttura, vi sono Primari come quello della Senologia, come il dottor Gian Paolo Pitruzzella, che ieri ha calmato la paziente, operata a giugno dallo stesso, e poi insieme alle sue due collaboratrici, le ha offerto anche un dolcetto. Questa per me è l’umanizzazione e l’ospedale di Caserta non ha bisogno di Baroni della Medicina, perché al suo interno ha ottimi infermieri professionali e validi medici, in tutti i reparti, quindi dottor Ferrante, quando può, attraverso la sua struttura e strigli qualcuno che è disponibile solo per le visite di cortesie. I napoletani, i beneventani, i salernitani e gli avellinesi, sono simili ai casertani, siamo tutti campani, quindi chi vuol intendere, intenda”.
da Tacco di Ghino