di Andrea Zippa
Le elezioni politiche europee sono in rapido avvicinamento e il 26 maggio è ormai all’orizzonte ma, curiosamente, si nota quest’anno un ritardo sulle candidature ufficiali: in effetti non circolano ancora nomi certi degli esponenti politici dei vari partiti che, evidentemente, stanno ancora meditando sui nomi dei papabili; in teoria dovremmo aspettarci di veder scendere in campo quelli che sono considerati i migliori (anche se nello scenario politico attuale questa è una parola grossa), in pratica vedremo sicuramente i soliti noti, scelti sulla base dei soliti giochi di potere e guidati dalle solite motivazioni e dai soliti obbiettivi che ben conosciamo (luxus et luxuria come direbbero i latini) con i soliti ricchi curriculum, sicuramente non solo squisitamente politici.
Di fronte a tanta incertezza, al momento un solo personaggio, immarcescibile, ha ufficialmente confermato la sua candidatura, portandosi già avanti con la campagna elettorale: si tratta del “mega direttore galattico” Silvio Berlusconi, che, nonostante i ripetuti processi e le successive condanne, inarrestabile come non mai, tenta nuovamente l’assalto all’Europarlamento; è quasi certa, inoltre, la candidatura di Stefano Graziano tra le fila PD, di cui vi abbiamo già dato conto qualche settimana fa ripercorrendo la sua sfavillante carriera politica. In un simile contesto è, allora, cominciato il classico toto-nomi, cui partecipiamo anche noi: e chissà che non riusciremo a prendere qualche nome! Noi ci speriamo; e, in ogni caso, l’occasione è utile per ripercorrere e analizzare le vicende dei singoli personaggi che nomineremo.
Oggi ci spostiamo su un fronte di cui finora abbiamo trattato ben poco ma che è il più meritevole di attenzioni in virtù del livello politico e culturale dei suoi membri che, citando un pezzo di storia del cinema, potremmo definire “Profondo Rosso” perché fa veramente spavento (e non in positivo purtroppo!): stiamo parlando ovviamente del Movimento 5 Stelle. Il partito, fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e attualmente al governo, annovera tra i suoi membri importanti rappresentanti dell’intellighenzia italiana ed esponenti di alta cultura del calibro di Virginia Raggi, la sindaca di Roma che deve “chiedere a Beppe” per qualunque cosa riguardante l’amministrazione comunale della Capitale che risiede nelle sue mani, Gianluigi Paragone, giornalista nato in quota Lega Nord, esautorato dal partito addirittura dal capo supremo Umberto Bossi e reinventatosi come parlamentare grillino (non a caso, in tempi non sospetti, fu già accusato dal un deputato PdL di “salire sul carro del vincitore”) ma soprattutto il portavoce del premier Conte, Rocco Casalino, celebre per la partecipazione al primo Grande Fratello dove cercò di manipolare concorrenti e nomination e per le sue accese liti con personaggi di grande spessore intellettuale come Solange e Tina Cipollari. Non è tuttavia di loro che qui vogliamo parlare, bensì di un altro militante grillino, che rappresenta lo zoccolo duro e l’asso nella manica del Movimento; utilizzato nei periodi di maggior necessità per i grillini in virtù della sua particolare telegenia, difficilmente domabile e dalla gaffe facile, tornato in scena dopo un periodo di silenzio a dicembre per poi sparire nuovamente nelle ultime settimane e probabile candidato a Bruxelles, stiamo parlando di Alessandro Di Battista, personaggio di cui vale la pena conoscere la storia.
Il Dibba, come viene comunemente chiamato dagli amici (e non), nasce a Roma il 4 agosto 1978; già in famiglia comincia a respirare aria di politica in quanto il padre Vittorio è stato consigliere comunale del paese natio, Civita Castellana (nel viterbese) tra le fila del Movimento Sociale Italiano, partito di estrema destra: non a caso, lo stesso genitore, alla domanda se fosse di destra, dichiarò: “Sono fascista. È un’altra cosa”. In un primo momento, sebbene crescesse sotto lo sguardo fiero del busto di Mussolini che il padre conservava gelosamente in casa venerandolo, il giovane Alessandro è attratto dalle luci della ribalta e dalle assi del palcoscenico: non a caso, dopo la Maturità Scientifica, si laurea all’Università di Roma Tre in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, lavorando poi come animatore in un villaggio turistico di San Vito Lo Capo, nome in codice “cuore di panna”; tenta addirittura di entrare nel talent defilippiano “Amici” con l’obbiettivo di diventare attore; fu tuttavia scartato e non sappiamo se è un bene o un male non essercelo ritrovato sul grande schermo: sicuramente avrebbe fatto meno danni al popolo italiano!
Ad ogni modo, le sue velleità artistiche tramontano quando viene letteralmente strappato al villaggio turistico da uno zio che gestisce un’associazione di volontariato che lo manda per un anno in Sudamerica ed è qui che riceve la sua illuminazione politica, rimanendo affascinato dalla figura di Ernesto “Che” Guevara; spinto dall’emulazione, decide anche lui di entrare in politica, ottenendo un Master alla Sapienza in Tutela Internazionale dei Diritti Umani, viaggiando poi per il mondo come cooperante in varie associazioni fino a candidarsi nelle liste del M5S alle parlamentari del 2012, venendo eletto come deputato. Rimarrà in Parlamento fino al marzo del 2018, quando decide di non ricandidarsi nuovamente pur rimanendo ancora militante di partito.
Sulle orme del suo mito politico e ispirato dal film “I Diari della Motocicletta”, basato sulla storia vera del viaggio sudamericano in moto compiuto dal “Che” e dal suo amico Alberto Granado nel 1951, il nostro Dibba decide di compiere il Costituzione coast to coast, Anno Domini 2016: si tratta di un vero e proprio tour elettorale per opporsi al referendum costituzionale renziano a bordo di una motocicletta; dopo la partenza in agosto da Orbetello, il Dibba, a testimonianza delle sue velleità artistiche mai tramontate, lascia sui social un vero e proprio resoconto dei suoi viaggi con tanto di foto alla Chiara Ferragni, raffigurandosi a letto con in mano un libro, imitando e citando la celebre foto del “Che” che legge un testo di Goethe e, soprattutto, informa il popolo della sua attività fisica mattutina, facendosi immortalare mentre si accinge a compiere delle flessioni poggiandosi su un guard rail: uso improprio di guard rail, aggiungeremo noi!
Il tocco di classe è però compiuto quando il sindaco di Jesolo gli nega l’uso di una piazza per il comizio: a questo punto si nota la grande finezza dei sostenitori del Di Battista che rispondono a questa gravissima offesa insultando e minacciando il primo cittadino con frasi come “Andresti ucciso a colpi di lupara”: quando si dice che la classe non è acqua!
Come già ricordato, Di Battista entra in Parlamento nel 2013, ricoprendo fino al 2015 il ruolo di vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari; forse è proprio in virtù di questo incarico ricoperto che egli si sentirà legittimato, negli anni successivi, ad attaccare come “nemici” svariati Stati esteri: come non ricordare lo stato di impasse nei rapporti con la Francia di Macron causato dal sostegno rivolto da lui e da Di Maio ai gilet gialli cui è seguito anche un incontro alle porte di Parigi? O la dimostrazione della sua lungimiranza, con l’appello al popolo europeo a staccarsi dall’alleanza con gli USA con le parole: “L’Europa avrà un futuro solo se si sgancerà dagli americani, guardiamo oltre gli assetti post Seconda guerra mondiale”?
E, per non farsi mancare nulla, via anche agli attacchi sia contro l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sia contro i leader degli altri partiti, da Berlusconi a Renzi senza dimenticare Salvini. È quest’ultimo, in particolare, il suo nemico giurato, attaccato in più occasioni: già nel 2013 il Dibba diceva di Salvini: “Faccia nuova? Ma di che! È uno che ha sempre vissuto di politica, chissà quanti soldi ci ha rubato!”, tornando poi sull’argomento anche in anni più recenti, invocando la restituzione dei famosi 49 milioni di euro intascati dalla Lega. Peccato che poi la stessa famiglia Di Battista si sia resa protagonista di un episodio simile…
Siete curiosi di sapere di cosa si tratta, cari lettori? Abbiate un po’ di pazienza, lasciamo della suspence e ve ne daremo conto nel secondo appuntamento della storia del Dibba in cui analizzeremo da vicino il periodo che il nostro eroe sta attualmente attraversando, fatto di scandali e querele, scomparse e apparizioni fugaci: una trama degna di uno dei migliori thriller di Stephen King!