SCUOLE CASERTANE…LETTERA AD UNA INSEGNANTE E PER CONOSCENZA AD UNA DIRIGENTE…

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di Francesca Nardi

Cara signora…ma forse lei è ancora una signorina…chissà…Lei insegna… quindi ha raggiunto non soltanto la maggiore età, ha conseguito o conquistato un diploma e presumiamo una laurea ed una, presumiamo ancora, abilitazione all’insegnamento…e poiché ha l’onere-onore di insegnare ad adolescenti che non hanno ancora compiuto 14 anni, dovrebbe essere particolarmente brava, o no?,…e sensibile…e comprensiva… altrimenti, qualcuno potrebbe avanzare l’ipotesi, drammatica per lei e per gli altri, che lei abbia sbagliato mestiere…non crede?…Ma lei è sicuramente brava e non ha complessi né frustrazioni  ed è sicuramente all’altezza del delicato compito affidatole…Premesso che…per andare avanti e svolgere al meglio il proprio dovere in mezzo agli altri e soprattutto nel difficile e complicato mondo della scuola, non sarebbe una cattiva idea se ci calassimo in quella realtà che un tempo, più o meno lontano, è stata la nostra stessa realtà e provassimo a  rivivere fatti e vicende e circostanze, che oggi quotidianamente, si ripropongono e che noi siamo chiamati a gestire…in questo caso che lei, cara insegnante, è chiamata a gestire…e che lei cara dirigente è obbligata a conoscere… Allora… andiamo indietro con la mente…e proviamo un po’ a ricordare…si ricollochi per un momento nel periodo in cui lei aveva 11 anni e frequentava la prima media, che presumiamo lei non abbia frequentato, con tutto il rispetto per gli usi e costumi degli altri Paesi,  in qualche tribù amazzonica,  ma nel nostro Paese…ed immaginiamo che in un bel giorno di inizio primavera, si sia recata a scuola in piena eccitazione, perché per quello stesso giorno era in programma una gita al Museo di una città vicina alla sua… avesse per l’occasione indossato uno dei suoi abitini più belli e chic e non stesse nella pelle, al pensiero di raggiungere le sue amichette di classe… la sua compagna di banco… e pregustasse già da giorni, il piacere di trascorrere una giornata diversa … Immaginiamo tutto quello che rappresenta il preambolo felice ad un evento, il famoso clima della vigilia, la sera del dì di festa, comprende quello che intendiamo, cara insegnante dei giorni nostri?, e lei cara dirigente?, ebbene… continuiamo ad immaginare che lei giunga infine a scuola… a breve arriveranno i pullman…intorno si registra una eccitazione incredibile… e proprio quando lei sta  per infilarsi il giubbino rosa,  che immaginiamo abbia Peppa Pig disegnata sul petto, venga avvisata da qualcuno che lei, proprio lei, tra tutti gli altri, non potrà partecipare alla visita al Museo…Immaginiamo che lei, in quelle vesti,  non si spieghi cosa sia successo ma un grande dolore le trafigga il cuore, come se qualcuno l’avesse colpita all’improvviso…immaginiamo che lei si guardi attorno improvvisamente spaesata, impaurita quasi e le sue amichette le si stringano attorno…immaginiamo che alcune di esse piangano addirittura e chiedano perché…Immaginiamo che lei si colpevolizzi senza neppure sapere perché e per cosa…Immaginiamo inoltre, che lei avesse già vissuto altre mortificazioni in quella stessa scuola…ad esempio… che ai suoi tentativi di partecipazione ad un progetto, una insegnate l’avesse mortificata davanti a tutti,  dicendole che non era all’altezza perché la sua preparazione era da “asilo nido”…Immaginiamo tutto questo ed aggiungiamo a questo, l’impedimento a seguire i suoi compagni al Museo…Lei riesce ad immaginarsi ad 11 anni in quelle vesti?, e lei signora dirigente, riesce?, o per i dirigenti non c’è l’obbligo della memoria? Immaginiamo molte cose, cara insegnante, ma soprattutto immaginiamo un bambino fermo sul marciapiedi mentre il pullman si allontana con i suoi compagni ed immaginiamo una turpe dimensione in cui si agitano dirigenti e insegnanti, che hanno consentito che ciò accadesse e l’unica cosa che proviamo, somiglia pericolosamente al disgusto….  Cara insegnante…provi lei adesso ad immaginarsi mentre si chiede per quale motivo non possa andare al Museo con i suoi compagni di classe, per quale motivo lei debba restare in classe, se invece la sua mamma, in tempo utile, aveva autorizzato la sua uscita da scuola…Lei riesce ad immaginare?, lei riesce a calarsi nel tempo lontano in cui aveva 11 anni?, e nel tempo del dopo in cui ha deciso di insegnare e nel tempo ancora successivo, in cui qualcuno le ha sottoposto la possibilità di ramazzare i cortili, il che rappresenta una nobile attività, ma anche in quel caso è necessaria la passione e la partecipazione altrimenti lo monnezza, continuerà ad accumularsi negli angoli?…  Le emozioni sono irrazionali, istintive, improvvise…la simpatia come l’antipatia nei confronti di qualcuno, possono aggredirci ed impossessarsi di noi, in qualsiasi momento e condizionare le nostre azioni…ma l’istinto deve essere controllato, guidato, moderato o reso inoffensivo dalla ragione, altrimenti entriamo nella schiera degli esseri bruti. Non fate finta di inorridire… La schiera degli esseri bruti esiste…chi ne fa parte fa finta che non sia così… ma esiste…Sembra quasi impossibile pensare che un adulto ragionevole possa provare antipatia per un bambino, eppure succede…sembra impossibile che un adulto non riesca a controllare le proprie antipatie soprattutto nei confronti di un bambino, ma succede…sembra impossibile che tutto ciò possa accadere in una scuola e l’adulto sia incidentalmente un insegnante ed il bambino “antipatico” un alunno…eppure succede…e quando succede nell’ambito scolastico, e l’essere bruto è un insegnante si creano le condizioni ideali per quello che comunemente è chiamato “discrimine”. Noi non vogliamo che nelle scuole di questa città i bambini vengano discriminati…non possiamo permetterlo e non lo permetteremo.

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