DOPO IL RINVIO A GIUDIZIO DI DE FILIPPO, RAZZANO CHIEDE LE DIMISSIONI

0

MADDALONI – In seguito al rinvio a giudizio del sindaco Andrea De Filippo, Giuseppe Razzano – all’opposizione con Città di Idee – spieda in una nota che riportiamo di seguito, le motivazioni per cui il primo cittadino dovrebbe dimettersi.

“Indifferenza, rassegnazione o forse, più mestamente, assuefazione: sono questi i sentimenti dei maddalonesi dopo la notizia del rinvio a giudizio del Sindaco De Filippo con l’aggravante dell’associazione mafiosa. La decisione della Magistratura avrebbe dovuto scuotere le coscienze dei maddalonesi perché getta di nuovo ombre su una città che dovrebbe recuperare se stessa e la propria dignità; ancora una volta, invece, il silenzio è padrone di una città che si caratterizza per l’appartenenza ad una repubblica sui generis”. A dichiararlo è Giuseppe Razzano, fondatore del movimento Città di Idee. “Non sono un giurista, non ho gli strumenti per valutare da un punto di vista tecnico quello che è successo, sono però un cittadino garantista che è convinto dell’innocenza di Andrea De Filippo e lo resterà fino a che una verità processuale dichiari il contrario e tanto fino al terzo grado di giudizio. Sono però, anche una persona che fa politica e che non può prescindere da una valutazione puramente politica su una vicenda che tocca così da vicino Maddaloni. Siamo tutti a conoscenza della drammatica situazione della nostra città e che il Sindaco è chiamato ad assumere decisioni complicate, angoscianti ed impopolari, tutti i giorni. Per svolgere questa delicata funzione e prendere decisioni di tale importanza, c’è necessità di condizioni e letture cristalline, serene. Sulla attività del Sindaco non ci devono essere ombre figlie del pregiudizio. Chi vive una condizione personale come quella attuale del Sindaco De Filippo non ha una tale serenità. Chi deve affrontare un processo difficile come quello in cui è coinvolto il primo cittadino, che deve difendersi da accuse di presunti condizionamenti ambientali, non è nella possibilità oggettiva di amministrare una città. La via migliore per potersi difendere è quella di rassegnare le dimissioni e di dimostrare a tutti l’infondatezza delle accuse mosse nei suoi confronti. Le dimissioni gli consentirebbero di affrontare il processo senza le tensioni legate alla carica e di difendersi da uomo libero. Mi meraviglio che debba essere io a considerare questo passaggio, mi sarei aspettato che l’ala moralizzatrice della maggioranza, quella guidata dal vicesindaco Gigi Bove e dai consiglieri Aniello Amoroso e Salvatore De Rosa, avesse espresso una simile considerazione ed assunto la conseguente posizione politica. Quando ci siamo scontrati nella campagna elettorale del 2017, sono stati i più duri censori rispetto a costumi e comportamenti diventati oggi oggetto dell’inchiesta, salvo poi allearsi con gli stessi personaggi che avevano avversato in nome di quella vittoria da ottenere comunque ed a qualsiasi costo. Una scelta per la vittoria che ha fatto in modo che tanti, anche chi firmò con me la sfiducia a De Filippo, scegliesse di stare con candidati politicamente inaffidabili ed impresentabili, supporters del candidato Sindaco. Una scelta appoggiata e sostenuta dal Partito Democratico che, fino all’ultimo ha tentato di far parte della maxi-coalizione vincente, e che, ancora oggi, nonostante il grande rifiuto, gironzola con fare da cortigiana, nei paraggi politici del primo cittadino in attesa di qualche visibilità. A Maddaloni non serve questo, serve una svolta radicale. Serve azzerare le zavorre, smetterla di affrontare la politica premunendosi di applicare le bende agli occhi e soprattutto bisogna smettere di tacere e diventare, col silenzio, ignavi complici. Chi ha il coraggio di metterci la faccia e di dire quello che pensa con la massima serenità, avrà sempre la forza di confrontarsi a testa alta, chi non ha la forza di farlo è bene che resti a casa perché potrá solo alimentare il degrado della politica e del confronto”.