– di Andrea Zippa –
Il 26 maggio è in rapido avvicinamento e l’equipaggio che ha retto fino a questo momento il timone dell’Europarlamento, salvo ammutinamenti dell’ultim’ora, sta per sbarcare per far posto sul ponte di comando a personaggi con nuovi volti, nuovi nomi, nuove sembianze ma vecchi “inciuci”, stantie “pastette” e, in alcuni casi, ricchi e variegati curriculum. I primi aspiranti europarlamentari si stanno già palesando e, in questo mare magnum, si nota un vasto ventaglio di figure che va dai soliti noti, i quali, grazie alla magica arte dell’intrallazzo e alle loro abili performance trascorse, hanno permesso alla reputazione del nostro Paese di sprofondare quanto più in basso possibile, alle nuove leve delle politica italiana che, dopo aver dato corpo e anima alla politica di casa nostra, creando innumerevoli danni al sistema, tentano ora la conquista di Bruxelles con lo scopo di ottenere benefici europei e causare disastri internazionali: insomma, un colpo al cerchio ed uno alla botte..
Ora, tra i candidati incandidabili (l’ossimoro è d’obbligo!), è ormai ufficiale la candidatura europea di Berlusconi che, per la sua campagna elettorale, ha riesumato uno slogan muffito e anacronistico con non mai qual è il suo celebre “Fermiamo i comunisti!”; vuoi vedere che, accanto allo zio Silvio d’Italia ma nello schieramento opposto, neanche a dirlo proprio quello dei “comunisti” pronti ad aggredire come bestie selvatiche la preda europea, apparirà sui manifesti elettorali il bel faccione di Stefano Graziano? Un passato politico interessante e un curriculum di tutto rispetto potrebbero essere per lui, se (e solo se!) decidesse di candidarsi, le chiavi giuste per aprire le segrete stanze dei palazzi di Bruxelles. Pertanto noi di Appia Polis abbiamo deciso di mostrare ai nostri affezionati lettori le carte vincenti grazie alle quali Stefano Graziano vincerebbe la sfida europea, ripercorrendo rapidamente la sua carriera politica e non: fidatevi, troverete sicuramente giovamento dalla lettura.
Nato ad Aversa nel settembre di 48 anni fa, Stefano Graziano intraprende giovanissimo la carriera politica: infatti, già intorno ai vent’anni, nel periodo in cui frequentava quella che allora si chiamava Seconda Università degli Studi di Napoli, da cui uscirà con una Laurea in Ingegneria Civile, il nostro entra a far parte del Consiglio di Facoltà, del Consiglio degli Studenti nonché del CdA dell’Ateneo fino ad arrivare al CdA dell’ente regionale per il diritto allo studio della stessa SUN; da qui è naturale il passaggio alla politica vera e propria alla metà degli anni ’90, quando Graziano entra nel movimento giovanile della DC, scegliendo come punto di riferimento per la sua carriera politica, al pari della Picierno (qui le sue sceneggiate), il decano De Mita; a cavallo tra i due millenni, proprio in virtù dei suoi ruoli di potere svolti all’interno dell’ambiente universitario, il nostro diventa consigliere del MIUR. Conquista con la sua intraprendenza le simpatie dell’allora ministro Ortensio Zecchino, e comincia così la sua scalata al potere: nel giro di pochissimi anni il nostro aderisce a vari partiti, spostandosi dalla Sinistra al Centro, finché non viene folgorato da Marco Follini, conosciuto nel periodo di militanza all’interno dell’UdC; proprio insieme al suo nuovo mentore, Graziano arriva a fondare il partito Italia di Mezzo: all’interno di questo schieramento entrerà anche l’ormai ex ministro Zecchino, cui viene addirittura proposto di divenirne presidente. In realtà questo movimento avrà vita brevissima andando a confluire quasi subito nel PD, dalle cui fila, poi Graziano entra in Parlamento nel 2008; tenta la carta della rielezione nel 2013, non riuscendo tuttavia a guadagnare il seggio da deputato: ed è a questo punto che l’allora premier Letta, mosso a pietà da quel triste broncio che tanto stonava sul suo bel faccione, decide di chiamare Graziano accanto a sé come consigliere alla Presidenza del Consiglio per l’attuazione del programma di governo: aggiungi un posto a tavola in Parlamento, specie se devi contribuire alla nutrizione del tuo partito…
E fu così che il magico potere dei soldi e delle cariche cancellò il broncio dal volto florido di Graziano! Tuttavia il nostro non è ancora soddisfatto: vuole di più e non gli basta affiancare il premier. Decide così di rinunciare strategicamente a quest’incarico e, dopo essere stato nominato presidente del PD in Campania, nel 2015 tenta il grande salto per entrare nel consiglio regionale campano, candidandosi nel collegio della provincia di Caserta: l’impresa riesce e il nostro, da questo momento in poi, sarà sempre più vicino a Vincenzo De Luca fino a diventarne uno degli uomini di fiducia: sembra addirittura che sia stato proprio lui a garantire un ampio bacino di voti all’attuale governatore campano, favorendo il passaggio degli ex cosentiniani nelle liste di supporto a De Luca. Tra l’altro, maligne voci di corridoio sostengono che il potere di Graziano nel PD campano sarebbe stato tale che proprio lui avrebbe svolto il ruolo di regista per la candidatura a sindaco di Marcianise tra le file del PD di Antonello Velardi, giornalista e redattore capo centrale de “Il Mattino” di Napoli: ciò sembrerebbe anche confermato dal fatto che nel marzo dell’anno scorso, quando Velardi aveva espresso l’intenzione di dimettersi, il più forte appello contro tale decisione venne proprio da Graziano che chiese apertamente al sindaco di Marcianise di ritirare le dimissioni. Comunque, a questo punto, dopo aver raggiunto l’apice della sua carriera, succede il patatrac: Graziano viene indagato ma, nel giro di qualche anno, risolverà tutto e ne uscirà pulito. Inutile dire della gioia e della contentezza del Graziano che, dopo aver sottolineato l’ottimo ruolo svolto dalla magistratura, si scaglia contro il giornalismo italiano: in un’intervista rilasciata a Panorama, infatti, arriva ad affermare che nel nostro Paese la qualità dell’informazione sarebbe pessima, in quanto “giornali e telegiornali hanno dedicato per due settimane i loro titoli principali alla mia vicenda, dipingendomi come un delinquente al servizio della criminalità organizzata. […] Sarebbero bastate delle scuse, ma è troppo tardi. Dopo l’archiviazione sui giornali ci sono, quando ci sono, poche righe nelle pagine interne. Se un medico sbaglia, paga. Certi giornalisti, invece, possono annientare la vita, anzitutto personale e familiare, di uomini indifesi e perbene, senza alcuna conseguenza”; di qui l’intenzione di chiedere danni alle testate che lo hanno attaccato. Insomma, un attacco deliberato alla nostra categoria professionale, rivolto contro uomini che hanno solo svolto il loro dovere di cronaca. Tra l’altro, chi risarcirà i poveri colleghi giornalisti per tutte le panzane politiche, che nel tempo sono stati costretti a digerire per buone?
Spari di bombe carta e scioglimento di ex voto da parte del PD che, a partire dal momento del proscioglimento da ogni accusa del nostro Graziano, ha tentato in ogni modo di riabilitarlo, prima confermandolo come capopartito in Campania, poi nominandolo Presidente della V Commissione Sanità e sicurezza sociale del Consiglio regionale campano; non pago di questi ruoli, Graziano ha tentato anche di entrare in Senato, candidandosi come capolista PD in Campania alle elezioni del 4 marzo 2018, concludendo in un nulla di fatto il suo progetto. Ed è a questo punto che arriva un nuovo compito da parte del partito: poche settimane fa la sede calabrese del PD ha subito un commissariamento in virtù di malumori interni e di ritardi nelle procedure congressuali; in un primo momento era stato scelto come commissario l’ex senatore Stefano Esposito ma, in seguito alla sua rinuncia per motivi personali, indovinate chi è stato insignito di questo ruolo? Ma sì, avete indovinato, è proprio il nostro Stefano Graziano: a suo dire, il suo compito sarà quello di “costruire un percorso politico che consenta di rideterminare la gestione ordinaria del partito in Calabria”, puntando alla riorganizzazione del partito e al rafforzamento in vista delle elezioni regionali del novembre di quest’anno.
Insomma un incarico di grande responsabilità affidato ancora una volta a quest’uomo: chissà perché, tutta questa fiducia che il PD ripone in lui ci porta a credere che fra qualche mese potremmo vederlo seriamente alle prese con la campagna elettorale europea e che questo incarico in Calabria sia solo una copertura momentanea per nascondere le vere intenzioni piddine. Magari siamo malpensanti ma, come diceva qualcuno prima di noi, “a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina!”