ASL, LA PAROLA AD UN TESTIMONE DI…INGIUSTIZIA…

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di Francesca Nardi

La serenità dello spirito di chi, ogni giorno lotta per l’emersione sia pure forzata di una particella di verità, deriva dalla constatazione inequivocabile della verità stessa, dalla conferma delle cose vissute ed ignorate per troppo tempo, per convenienza o disinteresse del resto del mondo. L’ostrakon consegnato più di diciotto anni fa al dottore Nazario De Cicco era soltanto “uno” dei numerosi ostrakon, che i signori della Sanità, che si sono alternati nelle varie “ere” politiche ed hanno contribuito a fare dell’Asl e dell’Aorn della nostra provincia, nulla di diverso da un terreno di conquista per gli amici degli amici con vivaio “allegato”, in cui allevare e consegnare a fulgide carriere, i figli, i parenti, i nipoti, i cugini, i compari e le commari dei suddetti amici degli amici…  Oggi la preziosa testimonianza di Pasquale Di Benedetto, che ringraziamo, non soltanto conferma, attraverso il racconto del suo inferno personale, il dramma vissuto dal dottor Nazario De Cicco ma, ancora una volta, sottolinea la povertà d’animo del direttore generale dell’Asl, che nella sua lettera di risposta a De Cicco, ha reso inconfutabile testimonianza del grado di sensibilità e professionalità di chi presiede alla gestione della sanità in questa provincia.

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Pasquale Di Benedetto

“Gent.ma Dr.ssa Francesca Nardi

Ho avuto modo di leggere in data 29 Gennaio c.a., il Suo intervento relativo alle vicissitudini di un Medico dell’Asl di Caserta, che non conosco, assurto alle cronache giornalistiche nazionali per una sua personale vicenda umana e professionale che lo avrebbe visto oggetto di mobbing da circa 18 anni. Veda Dr.ssa Nardi, non avrei mai pensato di intervenire con un mio scritto, non è nel mio stile, però, visto il mio vissuto umano, lavorativo e comportamentale, peraltro forgiato anche da lunghi ferrei anni di vita di collegio, non sono riuscito a non intervenire in coerenza con la mia natura improntata nel perseguire, il più possibile, una correttezza comportamentale e di dedizione agli impegni assunti. Sempre. Premetto che la mia vicenda professionale, e non solo, ha subito per certi versi lo stesso trattamento del Medico di cui al Suo articolo. Vicenda, scaturita, peraltro, in una Sentenza del Giudice del Lavoro a me favorevole. Perciò, testimone privilegiato, quando leggo da parte della Dirigenza dell’Asl, costituita da Medici, che “…avendo esigenza di intercettare i bisogni e di migliorare il benessere percepito negli ambienti di lavoro…”, ebbene, proprio perché testimone privilegiato, non potevo, in virtù di una mia esasperata onestà intellettuale, non avere un sussulto al cospetto di cotanta “infondatezza”. Disattenzione, memoria labile, incoerenza, o diversa visione del concetto di benessere negli ambienti di lavoro? Come Le dicevo, sono abituato all’impegno, alla dedizione, a documentarmi nel mio modestissimo dovere professionale, perciò, documentandomi, leggo a pag. 12 del vigente Atto Aziendale dell’Asl di Caserta, la “bibbia” per antonomasia dell’Ente, l’Art. 20, c. 3 del D.lgs. 33/2013 proprio per quanto previsto in materia di Benessere Organizzativo. In particolare là dove si declama che un ambiente di lavoro è più efficace quando vi sono “…….dipendenti  soddisfatti e un “clima interno” sereno e partecipativo”, nonché “….migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione degli utenti….”. Da qui la fidelizzazione, il senso di appartenenza e la dedizione quotidiana. Ora, veniamo al punto del discorso. Perché la Dirigenza non le comunica quando e in quante altre circostanze si è preoccupata della tutela della “salute mentale e fisica dei lavoratori”? Le ripeto, sono testimone privilegiato. Potranno ammantarsi di autorevoli titoli professionali, ma in quanto a “signorilità e sensibilità umana e manageriale”, Le posso assicurare, da testimone privilegiato, che siamo ben lontani da quella filosofia morale e di costume a cui sono stato forgiato ed educato dai Padri Rosminiani. Non oltre, mi hanno educato a mangiare pane e dignità. Mai prono alle soverchierìe in cambio di qualche prebenda di ogni sorta, sia essa politica, sia essa di natura economica, sia essa di natura clientelare. Mi conforta e mi accompagna la soddisfazione di aver conosciuto, anche all’interno di questa Azienda, ben altri “maestri” di vita e di competenze. Le chiedo umilmente perdono per lo spazio che Le ho indebitamente sottratto. Cordialità.                    Pasquale Di Benedetto”

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