FINCHE’ LA BARCA VA’

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di Alessandro Barbieri 

Non so per quale motivo, ma da bambino ero convinto che la canzone della Berti fosse una dedica ai navigatori. 

Poi, superata l’infanzia innocente, ho riascoltato bene le parole ed ho compreso che, al di là delle apparenze, la canzoncina decanta le doti del popolo italiano.

Indolente, sempre sulla scia di chi conduce il piroscafo e senza alcuna idea della meta dove tendere.

Finché la barca va’ lasciala andare.

Così senza pensare, magari alla deriva.

Finché la barca va’ tu non remare.

Così senza sforzi, senza alcuna volontà di voler contribuire con un proprio apporto.

Finché la barca va’ tu stai a guardare.

Cosi senza contestare, lasciando fare a chi conduce la barca, anche se va verso gli scogli.

Da alcune settimane questa canzoncina mi è tornata in mente.

Fotografa bene lo stato catatonico in cui sembra essere caduto il popolo italiano, alle prese con un mondo virtuale in cui sprofondare da un cellullare.

Mentre il governo si diverte a fare stupidi proclami ed abbandonare quaranta persone in mare in balia delle onde, la nostra vita non sembra essere eccessivamente migliorata.

Non vedo per le strade tanta allegria, né folle festanti che inneggiano alla sconfitta della povertà, tanto meno pensionati danzanti.

Vedo un presente scandito da inutili dirette su Facebook, da presunti tuttologi che ci inondano di sciocchezze propinate come verità scientifiche.

Da ultimo ho anche sentito affermare che la terra è piatta, posizionata sotto una cupola messa sulla nostra testa da una sofisticata cospirazione americana.

Quando ci sveglieremo non vorrei che dall’indolenza si passi alla depressione, soprattutto quando ci accorgeremo di essere stati lasciati in balia delle onde da qualcuno a cui non avremmo affidato neanche il nostro peggior nemico.

Ma questa è una storia antica e tipicamente italiana.

Del resto già Dante settecento anni orsono così declamava:

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta…