a cura di Jenny Longobardi
CASERTA – Una gioia emozionante si è profusa nell’aria domenica 20 gennaio al Teatro Città di Pace di Puccianiello, dopo che gli attori Susy del Giudice e Giulio Cancelli hanno stretto al cuore gli applausi vigorosi ed interminabili di una platea sovrastata dalla forza sconvolgente di Janara e dal sentimento raro e nobile di un giovane militante giacobino. Immersi nella Napoli del 1799, in un’ora circa di grande performance teatrale, Susy Del Giudice e Giulio Cancelli hanno saputo trasformare le tavole del palcoscenico in una dimensione inusitata, sublime, in cui il fascino della rappresentazione dettata dal copione scritto dal drammaturgo Manlio Santanelli, ha lasciato il posto alle sensazioni vive e alle diverse reazioni emotive del pubblico in sala. Il Baciamano, per chi ne ha goduto, si rivela infatti come una sorta di incantesimo per l’anima. D’un tratto l’attore in scena smette i suoi panni ed entra in un connubio sentito con la personalità che sprigiona. Tradizione, storia e devozionismo, sono i tre assi su cui si muovono due personalità contrarie, lontane e differenti, eppure… due vite agli estremi e allo stremo di un’esistenza che ha perso la sua ragion d’essere. E’ il teatro dell’assurdo di Santanelli, che nei dialoghi imbastisce riflessioni perniciose capaci di sfumare in una successione alogica di eventi, legati da un’effimera traccia.
Nell’incontro con Janara c’è tutta l’essenza della donna strumentalizzata dall’uomo come gretta esecutrice delle sue volontà. Una donna sull’orlo di un’esasperazione a cui non vuol dar credito per non soccombere. Le sue urla, i suoi tormenti, le sue paure trovano sollievo solo in una forma apocalittica di solitudine. Janara sente di esistere nei suoi desideri reconditi, quelli che difende perchè non vuole farli conoscere a nessuno. Lei è gelosa di quella speranza di normalità e affonda il suo delirio nei ricordi di bambina, quando qualcuno decise per lei etichettandola proprio come una strega e facendole dimenticare addirittura il suo nome. Su di lei l’ombra di un padre padrone che ha poi lasciato il posto ad un marito carnefice, assassino di ogni sua bellezza e profanatore della sua dignità. Una confessione struggente, vera e quanto mai attuale, materializzata in un monologo intriso di ironia di matrice napoletana e malasorte, il tutto imbastito da un dialetto antico. E’ proprio qui che s’inserisce l’incontro-scontro con un giacobino elegante e dallo sguardo atterrito; un uomo dai modi intriganti ed ideologicamente libero che, ripudiando la lazzara, dopo un primo tentativo di “scarcerazione” accetta il peso del suo destino, quello tracciato dalla fine di un sogno illuminista, dinanzi alle miserie di una civiltà, e che trova compimento nelle mani di un’aguzzina che riesce a provare, oramai troppo tardi, pietà per lui. Lui che crede nella rivoluzione giacobina come in una fede suprema, lui che sente persa a Napoli la causa giacobina e che decide così come un folle di abbandonarsi alla morte ammettendo che sopravvivere ai propri compagni di lotta è un disonore. Lui, che come ultimo desiderio decide di regalare un sogno di libertà alla donna…quel rito complesso e desueto de Il Baciamano. Il dramma sortisce il suo effetto grazie anche alla struttura che il regista Giovanni Esposito da subito ha voluto dare al dramma. “Non è stato facile scegliere di condensare parti comiche con quelle tragiche – ci rivela il regista alla sua prima prova teatrale – ma il mio intento era quello di offrire l’opera integralmente senza tagli e rafforzare con il linguaggio espressivo di Susy e Giulio l’identità dei personaggi”.
Grande successo di pubblico e di critica, dunque, per la prima serata di apertura della rassegna “Magie Vocali” promossa da Gianni Genovese, che dopo i Tableaux Vivants e Il Baciamano, potrebbe ritornare a sorprenderci ancora a teatro…a Caserta.