Una battaglia di civiltà quella che propone una ragazza spastica che combatte contro la cecità della burocrazia. Leggi la sua storia e, se condividi, firma la petizione. “Mi chiamo Anna Maria Carneglia ho 48 anni e sono passati ormai due anni dal momento in cui avevo chiuso nel cassetto uno dei miei più grandi desideri: quello di trovare un modo per aiutare chi vive ogni giorno le stesse difficoltà che provo sulla mia pelle. Due mesi fa ho rotto ogni indugio e ho deciso di lanciare questa petizione.
Vivo a Gaeta e sono spastica. Sono nata da un parto gemellare, al momento della nascita i medici non si erano accorti di me e così la mancanza di ossigeno ha causato mia spasticità. Alle scuole elementari ho imparato a scrivere con le letterine magnetiche, allora non c’erano i computer! Poi sono passata alla macchina da scrivere e infine al computer. Grazie alla tecnologia la vita delle persone con il mio stesso problema è migliorata parecchio. Quello che per molti è una banalità per noi rappresenta un grande ostacolo: la possibilità di firmare.
Quando ho richiesto la mia prima carta d’identità mi sono accorta che non riuscivo a firmare in quello spazio minuscolo. E così ci hanno scritto sopra “INCAPACE A FIRMARE”. Ogni volta che l’aprivo diventavo nervosa e desideravo lasciarla a casa e non farla vedere a nessuno. È così che è nata in me la paura di dover firmare qualcosa. Per qualche anno ho fatto parte di una cooperativa vicino a casa e anche lì dovevo firmare, davanti agli altri… ricordo i sudori freddi e la vergogna nei miei movimenti che aumentava per il mio imbarazzo. Due anni fa ho rinnovato la mia carta d’identità e ho provato a firmare. Il vigile che è venuto a casa diceva: “cerca di farla meglio in modo che si capisca”. Da quel momento ho avuto l’aiuto di mio padre a firmare, perchè non volevo assolutamente quella scritta odiosa. Questo mi ha facilitata fino adesso, ma ora mio padre purtroppo è venuto a mancare.
Ora che sapete quanto può essere difficile firmare per una persona spastica, vi immaginate cosa possa essere aprire una Postepay, per la quale servono ben 5 firme? Ho lasciato perdere. Per quella come per tante altre cose. Ma ci sono cose importanti nella vita che non posso e non è giusto che io eviti solo per una firma. Perché in Italia, al giorno d’oggi, dobbiamo costringere disabili capaci di intendere e di volere a fermarsi davanti a un lavoro, all’acquisto di una casa, o al semplice ritiro della propria pensione?
Io chiedo una legge che autorizzi come firma in tutti i documenti le impronte digitali. Si tratterebbe di una misura che aiuterebbe tutte le persone in difficoltà a non sentirsi sempre dipendenti da qualcuno o qualcosa. Abbattiamo insieme questa barriera burocratica. Per favore, aiutaci a ottenere questa conquista verso la libertà e l’indipendenza condividendo e facendo firmare questa petizione!”