di Calpurnia
La Notte racconta
Il Buio ascolta
La Luce purifica
Lo vide mentre parcheggiava l’auto nel piazzale dell’Istituto…quell’uomo non gli piaceva…Vittorio pensò al loro incontro al Caffè Santelmo…quando l’aveva visto stropicciarsi le mani sudate…ma chi era Sandro Deledda?…continuava a chiederselo da due giorni… Mentre scendeva dall’auto, vide che, molleggiando sulle Adidas, salutava una collega e rideva…immaginò stesse facendo qualche battuta stupida…lo guardò mentre si tirava indietro i capelli con la mano…sembrava Paolo Crepet…e Vittorio pensò che anche Crepet gli dava fastidio quando faceva quel gesto…che gli sembrava ostentato…
“Ma guarda questo buffone…ma da dove è arrivato costui?, proprio qui lo dovevano mandare”…
Vittorio rimuginava…ed intanto si avviava velocemente verso l’ingresso dell’Istituto, sperando che l’altro non lo avesse visto…ma Sandro lo stava già salutando con la mano…non rideva più…era diventato serio di colpo…sembrava improvvisamente in imbarazzo…
Vittorio fece un breve cenno di risposta ed entrò velocemente…ma non era ancora arrivato in classe che sentì il cicalino del telefono, che lo avvisava di un messaggio in arrivo. Sapeva già di cosa si trattava, ancor prima di guardare il display…prese il cellulare dalla tasca della giacca con stanchezza…lo guardò e vide che aveva indovinato…Sandro Deledda gli aveva inviato un messaggio
“Come ti avevo detto…desidero chiarire alcune cose…vediamoci all’uscita, ok?…ti va bene alle 13?”
Vittorio decise di non rispondere, abbassò la suoneria ed entrò in classe…
La giornata scolastica fu lunghissima per Vittorio, quattro ore diventarono quattro secoli…era nervoso, agitato e gli studenti delle due classi in cui era stato quella mattina, lo avevano avvertito…Aveva un rapporto splendido con i ragazzi ma quel giorno fu particolarmente silenzioso e inavvicinabile. In entrambe le classi assegnò una prova scritta a sorpresa…lasciando tutti esterefatti ed anche preoccupati…Aveva bisogno di pensare e di aggrovigliare ancora di più i suoi pensieri già confusi…Aveva bisogno di farsi del male e di non arrivare a nessuna conclusione…Aveva bisogno di vagare, almeno con la mente, in una prateria deserta…in compagnia del vuoto e del vento ed anche di autocommiserarsi…Poi pensò ai suoi figli…cosa avrebbero detto e cosa avrebbero fatto dopo essere stati informati…perché…inutile continuare a bluffare o a rimandare… prima o poi avrebbero dovuto conoscere la verità… ma quale verità?, e quale sarebbe stato il modo migliore di dire loro la verità…come raccontare a due ragazzi, che una squallida storia aveva avuto il potere di distruggere una famiglia?, …ma soprattutto quali erano le priorità…Stabilire cosa fosse importante non era la cosa più difficile…certo…i figli erano la cosa più importante…difficile era dimostrare che si era all’altezza della loro importanza…Sapeva che non era sufficiente dire: pensiamo ai ragazzi… pensare ai ragazzi significava fare un passo indietro…indietro rispetto alla propria dignità, al proprio orgoglio… al proprio tutto…Ma…allora lui era un burattino?, questa sarebbe stata la fine che gli era destinata?, quella del burattino?, i figli non avrebbero dovuto soffrire, non avrebbero dovuto mai assistere ad eventuali alterchi con la loro mamma, non avrebbero mai dovuto avvertire il suo rancore…perché lui aveva rancore nei confronti di sua moglie, inutile fingere che non fosse così… ma i suoi figli non avrebbero dovuto avvertirlo…perché avevano diritto ad essere sereni, altrimenti non avrebbero potuto accettare nella maniera giusta il nuovo corso della loro vita…quindi, almeno apparentemente, lui avrebbe dovuto dimostrare che il tutto si svolgeva nella maniera più civile…la loro madre si era innamorata di un altro e se ne andava…No!,…certamente questo non lo avrebbero accettato…e allora?…avrebbero dovuto dire loro che non si amavano più ma… si volevano bene e che per il bene di tutti avevano deciso di vivere separati?,…avrebbero dovuto recitare una sceneggiata da film svedese…sua moglie sarebbe stata contenta sicuramente…l’unico a rimetterci la faccia sarebbe stato lui…Vittorio si sentì un idiota…ebbe un moto di ribellione poi…gli venne quasi da ridere pensando a quell’uomo con i capelli sudati… appiccicati alla fronte, che gli diceva che sua moglie gli stava rovinando la vita… e davanti a quel ricordo, la confusione diventò un abisso…
“Professore…professore…ecco…abbiamo consegnato tutti…”
Vittorio si scosse…aveva trascorso tutto il tempo guardando fisso fuori dalla finestra dell’aula…Anche questa lezione era terminata…ora doveva soltanto allontanarsi in fretta… sperando di non incontrare Sandro Deledda…Gli studenti lo guardavano…uno di loro, Davide, un ragazzo alto e biondo, gli si avvicinò..
“Professore?, avete mal di testa, vero?…siete molto pallido…”
“Si…hai ragione…te ne sei accorto eh?, ho un mal di testa terribile…Grazie…adesso vado via…mi riposerò e tra qualche ora starò meglio…Arrivederci ragazzi…a domani”
Stranamente… uscirono uno ad uno in silenzio…per una volta il frastuono non massacrò l’aria e quel gesto di riguardo collettivo, lo commosse…Vittorio si allontanò in fretta…aveva le lacrime che gli bruciavano gli occhi e non voleva che i ragazzi se ne accorgessero… Entrò di volata nella sala dei professori…fortunatamente non c’era nessuno…appoggiò il registro sul tavolo e se ne andò in fretta…
Raggiunse la sua auto, entrò ed ingranò la marcia, come se volesse sfuggire ad un inseguimento e soltanto quando fu sulla strada, si rilassò…
Arrivò a casa che si sentiva esausto…sembrava avesse scalato una montagna…ogni tanto sentiva una vibrazione nella tasca ma non si decideva a tirar fuori il cellulare…
Dalia era in casa…la vide mentre scendeva le scale… lo guardò, lo salutò e si avviò verso la cucina…andò a preparare la tavola…era quasi ora di pranzo…
I ragazzi sarebbero arrivati di lì a poco…Vittorio andò nel suo studio e tirò fuori il cellulare dalla tasca…uno due…c’erano cinque messaggi…erano tutti di Sandro Deledda. Cosa voleva da lui?, cosa voleva che facesse… lui…Mentre guardava l’ultimo messaggio, si sentì chiamare…
“Papa?, papa’?….”
Era Floriana che entrava di corsa…Salutò sua figlia e le chiese il motivo di tanta agitazione…
“Non immagini papà…questa ricerca è fantastica!, questa mattina era il giorno libero della prof e lei è andata all’Archivio e, pensa che ha fatto mettere da parte per noi, alcuni giornali di trenta o quarant’anni fa…non ricordo bene…insomma…giornali che sono conservati nell’edificio, in una stanza che ha le funzioni di una emeroteca…la prof ha detto che lì troveremo tutta la storia di quel delitto passionale di cui ti ho parlato ieri… Oggi andiamo di nuovo all’Archivio, Roberta ed io…poi ti racconto…”
Vittorio guardava Floriana e pensava che forse tutta quella energia vitale, quell’entusiasmo, sarebbero forse stati compromessi dalle loro beghe matrimoniali…dalle loro ansie…dalle loro insoddisfazioni…poi si disse che Floriana avrebbe compreso che la vita non è soltanto bellezza, armonia e spensieratezza…ma anche dolore e mortificazione…forse sarebbe cresciuta più consapevole ma…ma loro avevano il diritto di far crescere tanto in fretta la loro figlia, i loro figli?,…e Vittorio ripiombò nel buio…poi si chiese se sua moglie vivesse lo stesso dramma che lo tormentava…
Attesero il ritorno di Corrado e si misero a tavola…un quadro perfetto…per chi li avesse visti, per chi li avesse inquadrati al di là della finestra all’americana…al di là di quelle brevi tendine preziose ed immacolate…avrebbe detto che quella era una famiglia perfetta…
Dalia si alzò per prima e rigovernò in fretta…aveva il turno di pomeriggio e doveva affrettarsi…
Quando i ragazzi furono usciti dalla cucina, Vittorio si avvicinò a sua moglie…
A bruciapelo la investì sottovoce…
“Come fai ad amare un uomo che ti considera un fastidio…che vuole andare a parlare con la dirigente per pregarla di intervenire…un uomo che ti considera quasi una stalker?, dimmi Dalia…come fai?,…spiegamelo…ma spiegamelo in maniera elementare, affinché io capisca fino in fondo ciò che è incomprensibile…spiegami soprattutto se è da me, che vuoi allontanarti e hai inventato un grande amore o se davvero credi che quell’uomo, quel Sandro Deledda ti ami…”
Quasi senza riflettere aveva detto a Dalia ciò che, per orgoglio, non aveva neppure osato portare a livello conscio e cioè… se per caso, non fosse stato tutto un bluff, la storia del grande amore e se la vera ragione della richiesta di separazione, non fosse altro che il desiderio irrinunciabile di farla finita con lui…Dalia lo detestava?, avrebbe potuto essere quella la ragione?…
Dalia alzò lo sguardo verso di lui…Era stupita, stralunata…ma cosa stava dicendo Vittorio?…
“Non ho trovato alcuna scusa, Vittorio…quella che ti ho detto è la sacrosanta verità…ciò che non capisco è quello che secondo te, lui avrebbe detto di me…”…
“Secondo me…secondo me…Dalia?, io ho parlato con quell’uomo!, ed oggi quell’uomo mi ha inviato cinque messaggi, ai quali, io non ho risposto…Desidera incontrarmi per farmi leggere i tuoi messaggi e convincermi di quello che mi ha raccontato…hai capito Dalia?…Dimmi…hai capito?
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