di Calpurnia
La Notte racconta
Il Buio ascolta
La Luce purifica
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Il suono del campanello ha screziato l’aria….Dalia e Vittorio si guardano…chi sarà a quest’ora?, non aspettano nessuno ed i ragazzi avevano avvisato che sarebbero restati a dormire dalla madre di Dalia…
L’atmosfera tra i due è tesa…fredda e suscettibile di qualsiasi degenerazione…una interruzione qualsiasi, anche banale, potrebbe rappresentare il pretesto giusto per urlare o per tacere…per fuggire un’altra volta o magari per rigenerarsi e tentare di guardare alle ferite della loro vita in maniera diversa…una interruzione qualsiasi…potrebbe non essere niente al di là di una pausa…
Di nuovo una scampanellata…Vittorio si alza e si avvicina alla vetrata, sposta la tenda e guarda fuori…Al di là del cancelletto verde, c’è un uomo di una certa età…uno sconosciuto…alto, sembra distinto…indossa una giacca scura e in quel momento sta abbassando la testa di lato per cercare di vedere se si affaccia qualcuno…
“Chi è?…lo conosci per caso?…
Vittorio si gira verso Dalia, ma lei scuote la testa, guardando a sua volta oltre il vetro…
Vittorio decide di uscire…apre la porta d’ingresso, scende i gradini e si avvia lungo il vialetto, continuando a guardare con curiosità, verso lo sconosciuto che, vedendolo arrivare, accenna un sorriso…Vittorio si avvicina al cancello, con atteggiamento interrogativo e saluta…l’altro alza una mano, la appoggia alla sbarra del cancello e saluta a sua volta.
“Buona sera…mi scusi…ma la famiglia Rinaldi non abita più qui?…Ero di passaggio e volevo salutare questi vecchi amici ma… ho visto che il loro cognome sulla targhetta non c’è…”
Poi si porta una mano alla fronte e scuote leggermente la testa…
“Lei mi deve scusare… non mi sono neppure presentato…Sono Fausto De Divitiis…avvocato Fausto De Divitiis…ho parcheggiato l’auto nella piazza qua vicino, ma…forse ho sbagliato villetta…forse è più avanti…non ricordo…è passato tanto tempo, sa…lei conosce per caso la famiglia Rinaldi?…”
Vittorio guarda l’uomo…che ad un tratto appare disorientato…indossa una bella giacca blu leggera e in mano ha un borsello color cuoio …Apre d’istinto il cancello ed esce sulla strada…sta spiegando all’uomo, che non conosce alcuna famiglia Rinaldi e che purtroppo non può essergli utile, quando questi, lascia cadere il borsello, annaspa improvvisamente nell’aria cercando, un appiglio e rischia di sbattere contro il cancello…Allora gli si avvicina repentinamente e cerca di sorreggerlo…
“Cosa succede?…su …su…cerchi di respirare a fondo…adesso l’aiuto ad appoggiarsi…come va?, come va?”
Vittorio raccoglie il borsello e sorregge l’uomo…
Fausto De Divitiis è pallidissimo, quasi smorto…si afferra al braccio di Vittorio e sembra riprendersi…alza il viso e mormora un “grazie…mi scusi”…appena appena udibile…
Vittorio lo invita ad entrare un momento…forse dovrebbe bere un pò d’acqua, ma l’uomo rifiuta…e scuote la testa…Vittorio insiste…quell’uomo ha bisogno di sedersi…non può permettere che se ne vada in quelle condizioni…sembra davvero sofferente e poi da vicino, sembra ancora più anziano.
Nel frattempo Dalia è uscita di casa e li ha raggiunti…Vittorio la guarda e le chiede di aiutarlo a convincere il signore, ad entrare un momento per riprendersi…
Dalia si avvicina ed appoggia gentilmente la mano sul braccio dell’uomo e lo invita ad entrare…lui alza gli occhi e lentamente si dirigono tutti e tre all’interno… dove fanno accomodare l’uomo che ha detto di chiamarsi Fausto De Divitiis, su una poltrona. Dalia corre in cucina e ritorna con una caraffa d’acqua ed un caffé….L’uomo la guarda riconoscente e la ringrazia e poi rivolgendosi a Vittorio fa un lungo sospiro..
“Sa…credo sia stata l’emozione…L’ultima volta che sono stato qui è stato molto tempo fa…e avevo giurato che non sarei più tornato… ma …nella vita non dobbiamo mai essere sicuri di nulla, soprattutto non dobbiamo credere che ciò che diciamo sia così inossidabile da travalicare il tempo e le cose del mondo e rimanere immutato”…
Vittorio e Dalia guardavano immobili l’uomo che sembrava parlare tra sé, guardando la tazza di caffè che stringeva tra le mani a tratti attraversate da un leggero tremito…e guardavano a quello sconosciuto che all’improvviso era calato nella loro vita che stava arenandosi…ascoltavano in silenzio il suo monologo…
Fausto De Divitiis portò alle labbra la tazza e bevve un sorso…poi fece un breve sorrisino …quasi di scherno…
“…Come se le emozioni, i sentimenti e tutto ciò che è irrazionale potesse essere compresso e convogliato a nostro piacimento e secondo la nostra idea di inutile presunta ragionevolezza…come se esistesse un unico percorso…quello della ragione e tutte le alternative e le incognite potessero esservi convogliate”
Poi… come se si accorgesse di avere pensato ad alta voce, guardò Dalia e Vittorio… chiese scusa e fece la mossa di alzarsi…
“Sono stato inopportuno e vi chiedo perdono…”
Fu Dalia ad intervenire e a pregarlo di restare seduto ancora qualche momento…
“Lei aveva da queste parti delle persone care, suppongo…persone che le erano care molto tempo fa…non è così….?”
L’uomo appoggiò la tazza sul tavolino di lato alla poltrona e guardò Dalia e poi Vittorio
“Si…ero sposato con Laura Rinaldi…Lei era nata qui in una di queste villette…che ora sono state restaurate…”
Vittorio pensava che qualsiasi altro al suo posto e nella sua posizione, con l’ansia che lo mangiava vivo e la situazione, tremenda e vischiosa, in cui stavano rischiando di affogare, Dalia e lui, avrebbe tagliato corto e, dopo essersi assicurato che si era completamente ripreso, avrebbe salutato gentilmente ed accompagnato quel distinto signore, alla porta… Invece… sia lui che Dalia, erano consapevolmente scivolati in una dimensione paradossale, che li voleva spettatori ed ascoltatori comprensivi e partecipi di un altro dramma….di una storia estranea…che qualcuno stava rivivendo con enorme sofferenza. Dalia e Vittorio guardavano quel signore elegante e triste…quello sguardo profondo e a tratti sperso…la mano affusolata e tremante sul bracciolo…
“Io conobbi Laura per caso…ero a Bergamo per incontrarmi con un cliente e trascorsi la notte in un albergo del centro, nei pressi del Tribunale. Quella mattina… mentre aspettavo il mio cliente, un imprenditore della provincia di Bergamo, decisi di uscire dall’albergo e fare due passi…la vidi venire verso di me… come se avessimo un appuntamento…aveva un cappottino rosso e la cintura stretta in vita ed una grossa borsa piena di carte…appresi dopo che era praticante in un grande studio legale bergamasco… Lei arrivava velocemente sul marciapiede, i capelli chiari che le saltavano sul collo, mentre ogni due o tre passi, accelerava il passo in una piccola corsa…Io la guardavo, come si guarda alla “bellezza” della natura…consapevole e senza stupore …assorbivo il suo avvicinarsi come lo sguardo accoglie una camelia o l’olfatto il profumo di una fresia…naturalmente…Io ero fermo sul marciapiede ed aspettavo…chissà cosa… e quando lei fu ad un passo da me, le borchie della borsa superstipata scattarono ed una massa di carte si rovesciò sui miei piedi….Ricordo di avere pensato intensamente che le favole esistono…e scioccamente… che quella mattina non avevo spazzolato i mocassini…mi abbassai di colpo per aiutarla e la urtai violentemente sul mento…lei prima gridò e poi scoppiò a ridere tenendosi la mano sul mento dolorante…Io ero imbarazzato per essere stato così maldestro, ma lei continuava a ridere….allora presi coraggio e cercando di darmi un contegno, mi chinai a raccogliere le sue carte…gliele ordinai e l’aiutai a riporle nella borsa….Poi la guardai e cominciai a ridere anch’io…”
La memoria delle cose passate era limpida…scorreva fluida traducendo le immagini di un tempo lontano nello sguardo lucido dell’uomo, ne accompagnava le parole ed i sospiri…ne rifletteva le risate… L’uomo era adagiato nella poltrona…quasi immobile…la sua … una voce narrante che raccontava la storia di un altro…di un amore perduto…
Dalia era piegata in avanti, aveva appoggiato il mento alle mani ed era protesa verso l’uomo…ascoltava con attenzione e voleva sapere…era curiosa, mentre Vittorio sembrava triste…a tratti quasi distratto…
“La nostra storia è cominciata così, con una risata…Nella nostra vita ce ne sono state tante di risate…tanti momenti splendidi…E’ stato un grande amore il nostro…tutto nella nostra vita è stato grande…troppo… anche i sogni sono stati troppo grandi… e le cose… quando sono troppo grandi …perdono il contatto con la realtà…E noi, un giorno ci siamo persi di vista….e senza avvedercene ci siamo incamminati su sentieri diversi…”
L’uomo si ferma…si chiude per un momento…poi, come se stesse rivolgendosi soltanto a Vittorio, ad un compagno di strada occasionale ma simile a lui…che lo avrebbe compreso perché era “un uomo” come lui…continua a parlare con una sorta di rabbia sottile e contenuta…
“Così disse…lei disse così quel giorno…disse che eravamo distanti da tempo e che da tempo non avevamo più nulla da dirci…e poi… guardandomi… fredda e lontana come non l’avevo mai vista mi disse: “Solo tu non ti sei accorto di nulla…scendi da cavallo Fausto…è finita…capisci?…è finita”…
L’uomo non tremava più… Si alzò lentamente…si aggiustò la giacca e guardando Dalia le chiese scusa per la libertà che si era preso…
Dalia gli si avvicinò e con gentilezza gli chiese se voleva un altro caffè…Vittorio invece, invitò l’uomo a sedersi di nuovo e gli chiese come avesse reagito alle parole di sua moglie….
“Si è fatto davvero tardi…mi sono fatto trasportare dai ricordi…Sono passato di qui e rivedendo questa schiera di villette ho pensato alla mia vita e alle cose che con il passare degli anni perdono importanza e a da altre che rimangono incompiute…Passando di qui ho pensato a quelle parole che avrei potuto dire e ho tenuto per me…al rancore sordo che mi ha bruciato la gola e precipitato nel buio… a quando sono ritornato nella casa di sua madre …una villetta come questa…ecco… oggi sembra tutto così lontano….ma… sua madre era così strana ed ostile…
Ma adesso basta…ho abusato del vostro tempo e si è fatto tardi…”
L’uomo si avviò verso la porta… era ormai deciso ad andarsene…Dalia e Vittorio lo seguirono ed arrivati al cancello, si fermarono in silenzio…
Vittorio mise una mano sul braccio dell’uomo e quasi con calore gli disse che aveva fatto bene a fermarsi e se fosse tornato da quelle parti…senza esitazione alcuna, avrebbe dovuto passare a salutarli…
Sembrò loro all’improvviso più vecchio…un viandante sperduto che riprende la via…un pellegrino di se stesso e della sua storia…Dalia e Vittorio lo guardarono allontanarsi oltre la curva…e poi rientrarono in casa…senza scambiare neppure una parola.
Era quasi notte ormai…
Fu Dalia che guardandolo prendere il telecomando della tv gli disse…Domani i ragazzi torneranno…vorrei che non assistessero ai nostri discorsi…
Vittorio posò il telecomando e si sedette….
Fine della quarta puntata