OSPEDALE, IL MEMORIALE DELLA DOMENICA…19

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(f.n.) – Raccogliendo i ricordi e considerando le differenze, sembra impossibile che in questo Ospedale,  abbiano lavorato uomini come il professore Merola, di cui conserviamo una lettera “tecnica”, inviata alla direzione  generale di allora e che non pubblichiamo, per non mortificare la platea “rianimativa” di oggi o forse perché qualcuno avrebbe bisogno dei sottotitoli…sembra assurdo oggi, che donne e come professioniste, come Caterina Trovello abbiano vissuto, donato l’anima e deciso di addormentarsi qui, tra quella che considerava la sua gente, sembra incredibile che un pediatra di valore come Gigi Falco, debba assistere da un punto qualsiasi dell’infinito insondabile universo, al libero pascolare di quei medici “bellilli” che aveva sempre ostacolato, impedendo finché ha potuto,  lo sconcio continuato delle indagini “aggratis” per i loro pazienti privati…Chissà quale è stato il momento in cui l’Ospedale ha iniziato a tacere, a temere, ad eseguire… Chissà quando, come convocati dall’istinto di conservazione, coloro che avrebbero potuto ribellarsi, hanno deciso di soccombere…Chissà cosa preferiscono… che si attribuisca ad indolente menefreghismo il loro yes de facto o a calcolata convenienza o al solito timore di ritorsioni o alla valutazione delle posizioni da assumere, tipica corrente: “a me chi me lo fa fare?, attacco il ciuccio dove vuole il padrone e chi s’è visto s’è visto….?”  Comunque sia… il ciuccio del modo di dire, è stato attaccato esattamente, dove o Rey teneva le mandrie e con le mandrie e l’odore di stallatico relativo, si è confuso…Ed i risultati, nonostante qualcuno si stia facendo venire le “mosse” e sbraiti, come un pargolo capriccioso, al quale si è rotto il giocattolo in mano, sono davvero molto poco edificanti. La direzione sanitaria ha gravi responsabilità nell’andazzo attuale e ci riferiamo alla gestione dell’area chirurgica… Non sarebbe male se la titolare uscisse da un immobilismo, che rischia di diventare una sorta di letargia di comodo, laddove qualcuno non la definisca. addirittura, complicità. Ebbene… se così non fosse e la direzione galleggiasse nella beata ignoranza del tutto, la invitiamo ad un controllo serio, dal lunedì al venerdì, in quel del 3° piano ovviamente, nel padiglione F. La esortiamo a prendere atto della confusione e della cattiva organizzazione che vi regna sovrana…a registrare l’assenza di un percorso dedicato e di privacy per i pazienti oncologici…a guardare e ad indignarsi, se è ancora possibile, per il fatto che vengono sistemati senza alcun criterio di selezione, dovuta al buon senso, donne con tumore alla mammella, pazienti con patologie oncologiche gravi, anziani malati e pazienti che non presentano particolari criticità e che devono sottoporsi ad interventi semplici come l’ernia inguinale o la cataratta, Detto tra noi, non sapremmo se definire il 3° piano, una bancarella del torrone o lasciarci andare a termini esotici e definirlo un suk …Una povera donna che si ricovera al terzo piano, per essere operata di tumore alla mammella e che, ovviamente, vive una situazione di particolare disagio, non soltanto manca totalmente di privacy ma si trova catapultata in una specie di manicomio…dove viene ritualmente quasi soffocata, dai parenti dei ricoverati in visita, che vanno e vengono come e quando vogliono; in quell’isola felice che prepara il corpo e lo spirito ad un momento impegnativo, i pazienti della preospedalizzazione  sostano e si ammucchiano nel passaggio, mentre le barelle con i pazienti che devono raggiungere la sala operatoria, sfrecciano  lungo quel budello pieno zeppo di gente e caotico,  incrociando peraltro e schivando, le barelle che arrivano dalla sala operatoria, trasportando i pazienti operati, che devono raggiungere il reparto… Cara direzione sanitaria, a quanto ci risulta, la sala operatoria, in quanto ad organizzazione, è all’altezza del corridoio…Le infermiere senza cuffie né mascherine svolazzano da una sala all’altra  e pare che lo stesso omni-responsabile entri ed esca dalle sale, in abiti civili e con le scarpe che hanno pestato le vie cittadine…La definizione sintetica è: arroganza e gestione pessima del paziente…ma sul perché gli sia stato consentito nel tempo e continui ad essergli consentito…si dovrebbe ragionare a lungo, se esistesse una coscienza, al di là della spocchia…Inutile adesso…farsi prendere dal nervoso… se proprio non ce la fate a controllarvi, potete sempre prendere un tavor…Hasta el tranquilizante!

1 commento

  1. Cara dottoressa il direttore Ferrante non ha ancora capito o forse lo sa ma non può fare diversamente che la sua rovina,il suo fallimento è la direzione sanitaria. Adesso ha anche in mano la gestione dei concorsi dopo aver distrutto l’organizzazione del presidio. Prima finisce meglio è. Ormai abbiamo subito di tutto

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