CASAGIOVE – “Per la seconda volta, dopo il consiglio comunale aperto di qualche mese fa, sono tornato a Casagiove per ribadire il mio ‘No’ al biodigestore che dovrebbe sorgere a due passi dalla Reggia di Caserta. Ci tengo a chiarirlo ancora una volta: sono da sempre favorevole agli impianti che garantiscono un ciclo dei rifiuti completo e li ritengo la soluzione all’anarchia ambientale e quindi ai roghi. Per questo la mia posizione non è ideologica, ma ragionata perché un biodigestore a ridosso del centro abitato e del nostro principale attrattore turistico è una bestemmia“.
La definisce proprio così il Consigliere Regionale Gianpiero Zinzi, una bestemmia, quella prospettiva paventata di voler e dover far sorgere un impianto anaerobico (in assenza di ossigeno) in zona Ponteselice. Lo ha riconfermato nella mattinata di ieri, sabato 17 novembre, intervenendo in prima persona come presidente della III Commissione speciale ‘Terra dei fuochi, bonifiche ed ecomafie’ al meeting cittadino ‘No al biodigestore, in piazza’ organizzato dagli esponenti della coalizione “Casagiove nel cuore” in area Fiera, da tempo luogo simbolico di aggregazione sociale e vera agorà per i casagiovesi. Un incontro di impianto politico che per il tema affrontato ha prevaricato nettamente i confini dell’appartenenza partitica. “Dire “NO” al biodigestore – chiarisce il capogruppo D’Angelo – è un impegno che si assume ogni cittadino, in qualità di osservatore civico, preoccupato per le sorti della città e in primis per la salute collettiva”. Leciti gli affanni per la prospettiva turistica, ma non secondarie le problematiche legate ai rischi per l’ambiente e per la salute connesse al biogas, come dimostrato dagli studi condotti in Germania sull’impatto delle centrali di biomasse su base annua delle quantità inquinanti emesse in atmosfera. Occorre ricordare che le biomasse attualmente previste negli impianti di digestione anaerobica e aerobica fanno riferimento alla FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani), ma non sono esclusi i rifiuti provenienti da attività agricole.
Non si sono mostrati indifferenti i cittadini che hanno acceso un proficuo dibattito ponendo domande e ricevendo risposte mirate. Molti hanno palesato le loro perplessità in merito alla validità della soluzione proposta dal Comune di Caserta; perplessità serie motivate anche dai recentissimi fatti di cronaca e alle drammatiche ripercussioni ambientali dei roghi degli impianti di smaltimento nella provincia di Caserta. Si è parlato di sicurezza, di vigilanza, di garanzie e di costi, ma il focus del confronto aperto è stato quello dell’impatto odorigeno secondo il livello di emissione dell’impianto atteso in condizioni di funzionalità.
“Attraverso lo studio condotto e la relazione dei tecnici si ipotizza che l’impianto produca emissioni assolutamente tollerabili per chi ci vive – ha affermato il consigliere regionale Zinzi – ma come si evince dalla mappa di valutazione della dispersione mostrata, un impianto di 40mila tonnellate potrebbe avere una potenzialità odorigena più consistente” (vedi foto). Il pensiero collettivo viene tradotto anche dalla consigliera Rosa Russo presente all’incontro, che ha dichiarato: “Il nostro No alla zona Ponteselice è un No che non scende a compromessi e noi rappresentanti delle istituzioni non possiamo omettere di considerare le conseguenze di una simile operazione. La politica delle previsioni a breve scadenza non è ammissibile in questo caso. In gioco ci sono troppi fattori e troppe variabili che non offrono margine di sicurezza. Ponteselice, anche se ricade in zona ASI, a tutti gli effetti non è un’area dislocata e periferica, e oltremodo confina con i Comuni di Casagiove, Caserta, Recale, Capodrise e San Nicola. Ci si preoccupa della salute, dell’ambiente e non bisogna trascurare neanche l’immagine del nostro territorio che passa dalla Reggia di Caserta, ambasciatrice da sempre della nostra storia”.